ISTAT: I servizi alle persone senza dimora


Pubblicato il 03.11.2011 in Eventi

Un "censimento" Istat dei servizi erogati in 158 Comuni

Secondo una rilevazione condotta dall’Istat, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (Fiopsd) e la Caritas, sono 727 gli enti e le organizzazioni che nel 2010 in 158 Comuni italiani hanno erogato negli stessi Comuni servizi alle persone senza dimora. Questi enti operano in 1.187 sedi e ognuno eroga, in media, 2,6 servizi, per un totale di 3.125 servizi. Il “censimento” dei servizi agli homeless, presentato oggi a Roma, costituisce la prima parte della rilevazione di cui sta per partire la seconda fase (novembre e dicembre), che comprende anche 5.500 interviste a un campione di persone senza fissa dimora e consentirà una stima approssimativa della loro presenza sul territorio nazionale. 

Rompere il circuito di invisibilità. Dati che, spiega Linda Laura Sabbadini, capodipartimento Istat statistiche sociali e ambientali, “verranno diffusi nel corso del 2012”. “Rompere il circuito di invisibilità di questi soggetti” è per la ricercatrice il principale obiettivo dell’indagine. Quindi una precisazione: “L’utenza non corrisponde al numero delle persone senza fissa dimora che si rivolgono ai servizi: non tutti gli utenti sono infatti senza dimora ed una persona può usufruire di più servizi nel corso dell’anno e venire conteggiata più volte”. Per questo l’Istat preferisce rinviare a dopo la conclusione dell’ultima parte dell’indagine la diffusione dei dati sul numero degli homeless. Un terzo dei servizi, evidenzia ancora Sabbadini, “riguarda bisogni primari (cibo, vestiario, igiene personale), il 17% fornisce un alloggio notturno, mentre il 4% offre accoglienza diurna”. Molto diffusi sul territorio i servizi di segretariato sociale e di presa in carico e accompagnamento (rispettivamente 24% e 21%). Gli enti pubblici erogano direttamente il 14% dei servizi, raggiungendo il 18% dell'utenza. “Se ad essi si aggiungono i servizi erogati da organizzazioni private che godono di finanziamenti pubblici – aggiunge Sabbadini –, si raggiungono i due terzi sia dei servizi sia dell'utenza”. Quanto alla dislocazione territoriale, la ricercatrice rileva che Lombardia e Lazio raggiungono insieme quasi il 40% dell'utenza nazionale rispettivamente con il 20% e il 17%. “A Sud – precisa –, a fronte di minore presenza di servizi ma di maggiore povertà ed emarginazione, si registra invece una forte presenza di organizzazioni ecclesiali che suppliscono alle mancanze”. 

Azioni preventive. Non solo i cosiddetti “barboni”. A tracciare il nuovo e variegato identikit delle persone senza fissa dimora è mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas italiana, che parla di una “molteplicità di volti provenienti anche da situazioni molto lontane dalla strada. ‘Nuovi poveri’ appartenenti al ceto medio, che vivono o hanno vissuto una crisi di tipo economico o relazionale come una ‘frattura’ della propria esistenza e scivolano progressivamente in questa condizione”. Particolarmente preoccupante l’aumento del “disagio femminile che espone le donne a maggiori rischi di degrado e sfruttamento di ogni genere”. “La condizione di homeless – avverte – non arriva all’improvviso; è un graduale consegnarsi all’emarginazione che occorre intercettare”; per questo è necessario “porre in atto azioni preventive” affinché “i poveri non diventino sempre più poveri”. Per mons. Nozza si tratta di “cittadini invisibili” ai nostri “occhi distratti e frettolosi”; persone “vulnerabili” cui viene negata la cittadinanza ma che “interpellano istituzioni, ricercatori, Chiesa, mondo del volontariato”, e alle quali occorre accostarsi con “un approccio multidisciplinare”, attento innanzitutto alla “dimensione relazionale”. Da non trascurare gli aspetti educativi: secondo il direttore Caritas “pur accogliendo l’altro per ciò che è, occorre non limitarsi ad assisterlo, ma accompagnarlo in un percorso di recupero delle proprie capacità vitali, relazionali, emotive e spirituali”. Mons. Nozza insiste infine sull’importanza di “progetti innovativi” rivolti “alla globalità della persona” per costruire, secondo l’esortazione di Benedetto XVI durante la visita all’Ostello della Caritas di Roma nel febbraio 2010, “un futuro degno dell’uomo”. 

Percorsi di reinclusione. “In questo Paese c’è una fascia importante e crescente di persone che hanno diritti solo sulla carta e non riescono a soddisfare con le loro risorse e capacità neppure i propri bisogni primari”, sostiene Paolo Pezzana, presidente Fiopsd che da oltre 30 anni si occupa di grave emarginazione adulta e homeless. Più che interventi “di mero contenimento del fenomeno”, per Pezzana servono “percorsi di reinclusione sociale”. Su questi ultimi “deve essere indirizzato l’investimento delle nostre risorse”. (SIR)

Spesso invece le poche risorse a disposizione finanziano "interventi emergenziali", che favoriscono il cronicizzarsi della condizione di senza dimora: tale condizione è "cronica perchè cronica è la modalità di utilizzo delle risorse schacciate nella prima emergenza". 

Dal presidente Fiopsd la proposta di “fare del campo della grave emarginazione adulta un piccolo ma significativo laboratorio nazionale di welfare” all’interno del quale “sperimentare politiche e pratiche innovative”. “La homelessness non è che la fase più acuta della povertà dal cui rischio nessuno è immune. Intervenendo efficacemente sulla punta dell’iceberg”, conclude, ci sarebbero buone possibilità di “sgretolarlo”. (SIR)

La seconda parte della ricerca. “Per la prima volta in Italia siamo riusciti a dotarci di un quadro conoscitivo sulle persone senza dimora: abbiamo rotto l’invisibilità di questa triste realtà sociale” sostiene il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Nello Musumeci. “Dopo avere censito - prosegue - le organizzazioni pubbliche e private ed i servizi offerti a questa fascia di indigenti, si passerà nelle prossime settimane a stimare le dimensioni del fenomeno. Servono infatti strumenti statistici per adeguare la risposta alla domanda di bisogni che emerge dalla nostra società.” Il sottosegretario sottolinea inoltre come il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali stia finanziando una serie di progetti volti ad offrire assistenza medica e legale ai senza dimora. “A Roma – ha spiegato – abbiamo attivato con Roma Capitale un’unità mobile sanitaria che intercetta le persone senza dimora nei punti più nevralgici della città come la stazione Termini. Inoltre, abbiamo finanziato le attività di consulenza legale delle associazioni Avvocato di Strada e insieme alla comunità di Sant’Egidio abbiamo avviato percorsi di riabilitazione”. Sottolinea infine come "l'intervento del Ministero sarebbe inutile senza le attività delle organizzazioni del terzo settore". 


Autore: Sir e Redazione ONDS

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