La Fiopsd non ci sta. L'organizzazione contesta lo spot che vede protagonisti Fiorello e Mike Bongiorno: ''Chi è in strada non ci finisce per scelta''.
“Ma che bella idea! In questo mondo massmediatico popolato da belli, ricchi e famosi, finalmente hanno spazio e visibilità anche dei clochard. Una scelta pubblicitaria davvero coraggiosa, che neanche il miglior Olivero Toscani! I clochard sono quelle persone che per strada non si presentano granché bene, sono piuttosto sgradevoli, spesso puzzano, ingombrano marciapiedi e sottopassaggi con i loro pacchi di roba raccolta qua e là frugando nell’immondizia. E ora, grazie allo sponsor di una nota compagnia telefonica, possono finalmente avere un loro spazio di visibilità non solo sui giornali ma, udite udite, in televisione e neppure a notte fonda!”. Il commento ironico è della Fiopsd (Federazione Italiana degli organismi per le persone senza dimora) e lo spot pubblicitario in questione è quello della Wind. Protagonisti: Fiorello e Mike Bongiorno.
“Grazie a due famosi testimonial, Fiorello e Mike Bongiorno – continua infatti la Fiopsd -, che per l’occasione ne vestono i panni (finto-stracciati e sporchi) da qualche giorno sta passando agli italiani questa ‘bella’ immagine del barbone, anzi del clochard (moderiamo i termini!); proprio quel tipo di immagine stereotipata contro la quale da anni migliaia di persone cercano di battersi, perché menzognera e irrispettosa della verità del dolore delle persone senza dimora. Davvero un’ottima scelta pubblicitaria, soprattutto per la sensibilità dimostrata per chi in strada ci finisce davvero, per chi lo fa non ‘per scelta’ o per aver sbagliato compagnia telefonica, né, tanto meno, perché pagato per far fare più profitti a un’azienda”.
Continua l’organizzazione: “Ci si dirà che non abbiamo senso di umorismo. Beh, se avere sense of humor significa, in nome del profitto, prendersi la libertà di sbeffeggiare la sofferenza, il disagio, l’emarginazione, strumentalizzando il tutto nel gran tritacarne mediatico, dove il fine giustifica i mezzi (anche quelli più meschini), allora non ne siamo per nulla dotati né vogliamo esserlo. Crediamo di essere decisamente più seri continuando a farci portavoce di tante realtà che ogni giorno incontrano i volti e le storie del disagio, vi si relazionano davvero e cercano di cambiare insieme a loro”.
“Quelle marginali – conclude - sono storie di vite difficili e scomode, ma sempre più frequentemente sono così prossime alla ‘normalità’ (è così facile oggi scivolare dal benessere al disagio e anche più giù, fino all’emarginazione più estrema), che di tutto hanno bisogno tranne che di pubblicità becera o di umorismo di bassa lega. Non crediamo sia un’immagine di povertà da macchietta ciò che può far bene alla società e agli utili di un’azienda che nella diffusione sociale ha la sua forza principale. Speriamo che Wind se ne accorga e ci ripensi, prima che qualcuno, oltre a noi, si arrabbi sul serio. In fondo anche i poveri hanno il telefonino…”.