Fabrizio Torella da anni si occupa di tematiche sociali e ricerche socio economiche per le FSI. Ha redatto rapporti sulla possibile riconversione in chiave socio ambientale del patrimonio ferroviario non più utilizzato e ha coordinato un importante lavoro di ricerca con l’Università di Milano sulla trasformazione delle linee ferroviarie dismesse in greenways. Sui temi sociali rappresenta il Gruppo FS in progetti europei. È copresidente dell’organismo Gare européenne et solidarité, composto da 12 reti ferroviarie europee che hanno sottoscritto la Carta Europea per lo sviluppo delle iniziative sociali nelle stazioni
Le stazioni come luogo di comunicazione sociale ma anche come spazi per la comunità. L’impegno di Ferrovie dello Stato anche in termini immobiliari è molto ampio. Puoi sintetizzare per chi non le conosce, le iniziative più significative?
Le stazioni in qualsiasi parte del mondo sono sempre state un crocevia di affari, affetti, ma anche miserie. Più di ogni altro luogo urbano nelle stazioni e nelle aree limitrofe per svariati motivi si concentra il disagio sociale. Affrontare questo problema per il Gruppo FS significa essenzialmente cercare di migliorare la qualità dei servizi offerti ai nostri clienti e alla cittadinanza, coniugando la sicurezza, il decoro, la qualità dell’offerta ferroviaria con la solidarietà sociale. Ma noi non siamo operatori sociali, siamo ferrovieri e quindi l’interlocuzione che abbiamo avviato in questi ultimi anni è proprio con quei soggetti pubblici e del privato sociale che hanno le responsabilità della gestione delle problematiche sociali, come i Comuni, e il know how adatto per affrontare con professionalità le varie situazioni del disagio. Il nostro interlocutore per quest’ultimo aspetto è il Terzo Settore. Per facilitare le attività di presa in carico delle persone bisognose abbiamo dedicato circa 15.000 metri quadrati di spazi nelle stazioni principali italiane con l’apertura di 15 Help Center, ma anche di centri per l’accoglienza notturna e diurna. Con finanziamenti esclusivamente dei Comuni qui giornalmente operano oltre 800 persone, tra cui molti volontari. Lo scorso anno gli operatori degli Help Center hanno svolto 470.000 interventi. Nel 2013 gli interventi erano stati 220.000 e questo fotografa la situazione di grave disagio non solo delle stazioni italiane ma dell’intero Paese a seguito dell’incremento dei flussi migratori. Ora il nostro impegno si sta appunto orientando a fronteggiare l’emergenza migratoria. Recentemente a Milano Centrale abbiamo dedicato 1.500 metri quadrati nel sottopasso di Via Tonale e in via Sammartini per realizzare d’intesa col Comune e con il terzo settore milanese un hub per gestire al meglio i flussi migratori siriani ed eritrei che dalla fine del 2013 hanno portato in stazione circa 80.000 migranti. A Roma Tiburtina invece d’intesa col Comune, la Croce Rossa, Save the Children, l’UNHCR e il Centro Astalli abbiamo offerto un’area per la realizzazione di una tensostruttura dove accogliere i migranti con posti letto, mensa e ambulatorio medico. La tensostruttura, dove possono trovare riparo circa 200 persone al giorno, è una soluzione provvisoria in attesa che il Comune ristrutturi l’ex ferrotel di fronte alla stazione che abbiamo concesso in comodato d’uso gratuito, dove potranno essere accolti circa 150 migranti in stanze decorose con servi igienici.
Vi sono poi i grandi centri di accoglienza notturna e diurna rivolti in principal modo alle vecchie e nuove povertà. Ricordo a questo proposito a Milano il Rifugio Caritas che prossimamente avrà a fianco anche un nuovo centro diurno, gestito da Caritas Ambrosiana e l’Ostello Caritas Don Luigi Di Liegro a Roma che vedrà il prossimo 18 dicembre la visita del Santo Padre. L’Ostello Don Luigi Di Liegro è stata la prima grande esperienza di riuso sociale del patrimonio ferroviario non utilizzato e risale agli anni Ottanta. Ora è in corso un radicale rinnovo e ampliamento che ne farà un centro d’avanguardia in Europa. Il Santo Padre ha inserito l’Ostello nel percorso giubilare, andare all’Ostello sarà per i pellegrini come varcare una Porta Santa alla stregua delle basiliche romane, a dimostrazione di come il tema delle povertà sia presente e attuale.
La scelta di avviare partnership con altre organizzazioni, come per esempio Enel Cuore, mi sembra particolarmente interessante. In cosa consiste questa collaborazione?
Il sistema di Welfare in Italia sta cambiando rapidamente. La crisi economica, la spending review con le conseguenti minori disponibilità economiche assegnate ai Ministeri e agli Enti Locali su temi centrali come cultura, sanità e assistenza, hanno portato le aziende più sensibili a farsi carico dell’emergenza sociale del Paese in vario modo a seconda delle proprie aree di business. Poi secondo me vale il concetto che un’impresa più è grande e ha natura pubblica più grandi sono le responsabilità verso il Paese che non possono essere esclusivamente circoscritte all’area di produzione proprie dell’impresa. È il tema dell’Impresa Collaborativa su cui è in corso un approfondimento teorico da parte degli economisti. Questa forma di impresa collaborativa noi l’abbiamo applicata nella creazione di valore condiviso per assicurare coesione sociale. Collaborativa con chi? Con le Istituzioni (Ministeri ed Enti Locali tutti), col mondo del Terzo Settore e quindi con l’associazionismo, col mondo accademico e non in ultimo col mondo imprenditoriale più sensibile ai temi sociali. Da questa comunanza di obiettivi è nato un accordo con Enel Cuore che ha permesso di ristrutturare molti dei nostri Help Center, che poi – e aggiungo un’altra collaborazione tra imprese - sono stati arredati gratuitamente da IKEA. Ecco che la risposta alle problematiche sociali nelle stazioni con gli Help Center è stato un cantiere di social innovation e di nuove collaborazioni, impensabili solo pochi anni fa: non solo i Comuni che finanziano le attività, non solo il Terzo settore che gestisce i servizi, ma tre imprese che hanno permesso la realizzazione dei centri: FS dando i locali in comodato gratuito, Enel Cuore che ha finanziato le ristrutturazioni, IKEA che li ha arredati.
Un’altra declinazione del concetto di impresa collaborativa riguarda il riuso sociale/culturale/ambientale di oltre 500 stazioni impresenziate per circa 63.000 mq di spazi che abbiamo dato gratuitamente a comuni e Terzo settore per attività connesse ai servizi per le persone, al turismo sostenibile, alla valorizzazione dei territori. Alcune belle esperienze le abbiamo recentemente evidenziate nella pubblicazione “Stazioni Ferroviarie: come rigenerare un patrimonio”.
Mi piacerebbe infine poter dire tra qualche anno che anche le linee dismesse, circa 2.000 km, ora abbandonate, molte situate in aree di pregio ambientale, paesaggistico, archeologico, si sono trasformate –come stanno facendo in Europa- in percorsi interconnessi di piste ciclopedonali e le stazioni abbandonate lì presenti con i relativi caselli (oltre 2000 immobili) sono state trasformate in Ostelli per i giovani, market di prodotti tipici, officine per la manutenzione di biciclette, centri di partenza per la visita delle tante bellezze storico artistiche e ambientali diffuse sul nostro territorio. Sarebbe un grande impulso all’occupazione, soprattutto giovanile, e all’economia locale, la vera grande occasione per creare “valore condiviso” all’insegna della sostenibilità.
Per concludere, uno sguardo all’Europa. Quali sono gli obiettivi della rete Gare Européenne et Solidarité?
La rete europea sui temi sociali che abbiamo costruito con pazienza nel tempo noi di FS d’intesa con i colleghi francesi di SNCF a partire dai primi anni del Duemila si è ora allargata a 12 reti ferroviarie. Tutte queste reti hanno sottoscritto una Carta Europa per lo sviluppo di iniziative sociali nelle stazioni, che pone degli impegni precisi nella gestione del disagio sociale attraverso modalità “inclusive” e non “espulsive”, coniugando sicurezza e solidarietà. Che non sono antitetiche come sembra, ma le due facce della stessa medaglia: più si affrontano i temi sociali con gli strumenti della presa in carico e dell’accompagnamento e dell’inserimento delle persone, più si svolge un’azione propedeutica a migliorare la sicurezza delle stazioni. E’ questa la filosofia di fondo di questa Carta Europea, che pone poi a tutte le reti delle metodologie di intervento omogenee, tipiche dell’impresa collaborativa che dicevo poc’anzi: lavoro di rete con le Istituzioni nazionali ed europee, con l’associazionismo nazionale ed europeo, con altre imprese impegnate sui temi della CSR. Ricordo che il Gruppo FS è stato un promotore del Manifesto sulla CSR firmato nel giugno scorso a Milano EXPO e condiviso da circa 10.000 imprese europee. Per tornare all’impegno sociale europeo del Gruppo, come FS siamo stati recentemente confermati alla copresidenza di questa rete di 12 ferrovie e ci siamo riuniti pochi giorni fa a Sofia per affrontare i temi dei flussi migratori. Abbiamo condiviso non senza difficoltà una posizione importante: le ferrovie si propongono come soggetti attivi e “collaborativi” verso le istituzioni nazionali ed europee per trovare soluzioni in grado di governare al meglio l’incremento dei flussi migratori almeno nelle aree ferroviarie. Non siamo certo noi a dover trovare o proporre soluzioni di politica internazionale né a decidere gli impegni e gli obblighi di ogni Stato dell’Unione, ma è meglio essere propositivi che soggetti passivi per evitare che le stazioni si trasformino in centri di accoglienza senza regole. Quello che stiamo facendo noi in Italia – sopra brevemente descritto - potrebbe diventare un modello europeo.