Il Banco Alimentare invita le imprese del comparto agro-alimentare a donare una parte dei loro prodotti. Nel 2006 raccolte e distribuite a 8 mila enti quasi 850 tonnellate di cibo. Don Inzoli: ''Questo è lavorare per il bene comune''
Aiutare chi ha fame non è solo una “questione di etichetta”, e lo possono fare tutti, anche le aziende. E’ così, dopo la raccolta andata in scena nei supermercati prima di Natale, il Banco Alimentare si rivolge ora al mondo delle imprese invitandole a contribuire a “Insieme c’è più gusto”, la Colletta dedicata ai produttori del settore agro-alimentare che ritornerà per il terzo anno consecutivo dal 19 al 30 marzo prossimi. Sono state 842 le tonnellate di cibo commerciabile donate nell’analoga iniziativa del marzo 2006: beni andati ad ingrossare l’imponente quantità di alimenti, ben 66mila tonnellate, distribuite - durante l’intero corso dell’anno - dal Banco agli oltre 7700 enti caritativi convenzionati. Una rete che, secondo i dati forniti, ha raggiunto più di un milione e duecento mila persone bisognose.
Cornice istituzionale di massimo rilievo per la presentazione dell’edizione 2007 della Colletta delle Aziende, organizzata dal Banco in collaborazione con la Compagnia delle Opere Agroalimentare: sede prestigiosa (quella di Confindustria) e parterre di rilievo, con il direttore generale dell’associazione degli imprenditori Maurizio Beretta, il presidente di Federalimentare Giandomenico Auricchio e il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro. Con loro don Mauro Inzoli, il presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, cui spetta il compito di ufficializzare l’invito alla donazione nel periodo che precede la Pasqua, fra il 19 al 30 marzo: “Il desiderio di ogni imprenditore agroalimentare è quello di produrre e offrire prodotti genuini e di qualità, e che questi siano presenti alla tavola del maggior numero di persone. Decidendo di collaborare con il Banco Alimentare, quei prodotti sono resi accessibili ad una fascia di consumatori impossibilitati altrimenti ad acquistarli. Questa è la responsabilità sociale di impresa: lavorare avendo a cuore il bene comune, ricordandosi di chi in questo momento si trova più in difficoltà”.
A fronte delle 842 tonnellate raccolte nei dieci giorni della Colletta 2006, nel corso dell’anno appena concluso le aziende italiane hanno donato al Banco, complessivamente, oltre 12mila tonnellate di cibo, alle quali si aggiungono le 8mila della Raccolta alimentare nei supermercati e le oltre 40mila raccolte attraverso la Gea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura dell’Unione Europea, grazie alla quale arrivano nei 17 paesi membri convenzionati rilevanti quantità di pasta, latte Uht, biscotti, zucchero, riso e ortofrutta: una ripartizione attuata tenendo conto della percentuale di povertà relativa di ogni singolo paese europeo.
La volontà di cooperare al progetto è stata sottolineata da tutti gli intervenuti, impegnati per il resto a tracciare un bilancio della situazione economica italiana sul versante specifico dell’agro-alimentare. Il presidente di Federalimentare ha segnalato l’urgenza di investire nella qualità e nella sicurezza alimentare, con la predisposizione di un nuovo Testo Unico che in materia sostituisca quello datato 1962; il direttore generale di Confindustria ha sottolineato i dati Istat di crescita del Prodotto Interno Lordo, confermati dai riscontri sulla produzione industriale che nel consuntivo 2006 registra – ha annunciato – una crescita superiore al 2% annuo; il ministro De Castro, infine, ha assicurato la presenza del governo al fianco del made in Italy in sede europea e internazionale, con l’obiettivo di sfidare l’agguerrita concorrenza straniera sui prodotti italiani, che arriva perfino – ha notato – a incredibili imitazioni: “Abbiamo trovato in Wisconsin una mozzarella presentata come cibo italiano: aveva data di scadenza al 31/12/2007. Una mozzarella che dura un anno ancora non si era vista…”. Per il Banco Alimentare solo una parola: “Anche io, per quanto mi compete, cercherò di fare la mia parte”. Non rimane che attendere.
Redattore Sociale