Indulto: 23.400 beneficiari, 18.500 usciti dal carcere. Un terzo è malato


Pubblicato il 30.08.2006 in News Sociale

I dati del ministero della Giustizia: 5.000 godevano già di alternative alla detenzione, 8.200 gli stranieri, 6.050 tossicodipendenti: quadro meno allarmante del previsto per la continuità terapeutica.

 

Sono 23.426 detenuti (compresi i minori) scarcerati per indulto fino a ieri, 29 agosto: 18.500 erano in carcere, e hanno così alleggerito di quasi un terzo la popolazione carceraria complessiva, che al 31 luglio risultava composta da 60.710 persone. Gli altri 5.000 erano invece soggetti a misura alternativa alla detenzione o in custodia cautelare. Gli stranieri sono 8.252, circa 6.050 i tossicodipendenti e 7.200 i malati affetti da patologie croniche. Il maggior numero di dimissioni si è registrato in Lombardia (3.261), Campania (2.754) e Sicilia (2.574).

Sono alcuni dei dati resi noti ieri sera durante l´incontro che si è svolto presso il Ministero della Salute, convocato alcune settime fa dallo stesso dicastero per rispondere ad alcune questioni cruciali: quale sarà la sorte dei detenuti tossicodipendenti dimessi per indulto? Sarà possibile assicurare loro una continuità di cura e di assistenza? Alla riunione, cui erano invitati i responsabili delle tossicodipendenze di tutte le Regioni, erano presenti Beppe Vaccari, consulente del Ministero della Salute per le tossicodipendenze, e i rappresentanti di sei regioni: Lazio, Marche, Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria.

Entrando nel merito delle questioni relative ai detenuti tossicodipendenti, risulta che su un totale di 6.050 detenuti tossicodipendenti scarcerati per indulto, 3.245 siano in carico presso un Ser.T: un dato che desta preoccupazione, dal momento che se corrispondesse al vero oltre 2.800 resterebbero fuori da questa rete fondamentale di assistenza. A questo proposito, però, la rappresentante dell´Emilia-Romagna ha assicurato che in base alla sua esperienza territoriale la realtà sarebbe molto diversa da quella descritta dalle cifre del ministero della Giustizia, raccolte dai provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria. Di fatto, la maggior parte dei detenuti tossicodipendenti dimessi sarebbero inseriti in una rete di cura e di assistenza sanitaria, garantendo così la continuità terapeutica. Questo sempre se si prende come campione rilevante la situazione descritta dalle sei regioni presenti. Resta comunque il fatto che il quadro abbastanza tranquillo emerso dalla riunione è ancora molto parziale, soprattutto per la totale assenza delle regioni dei sud.

Per quanto riguarda i dati territoriali, è Milano la città in cui è stato dimesso il maggior numero di detenuti tossicodipendenti (895 su 2.477), seguita da Torino (712 su 2.128) e Padova (621 su 1.974). Il 24 agosto risultavano ancora in Istituto 7.132 tossicodipendenti, circa la metà del totale.

Riguardo invece ai 7.200 detenuti dimessi affetti da patologie croniche, la maggior parte di questi soffre di malattie infettiva (2.723) e disturbi psichiatrici (2.399): anche a tutti questi dovrà essere assicurata, in qualche modo, una continuità di cura e di assistenza al di fuori del carcere.

Ma al di là delle questioni sanitarie, è stato sottolineato più volte, ben più spinose risultano essere le problematiche sociali degli ex-detenuti, prime fra tutte casa e lavoro, che richiedono un intervento ad ampio raggio e la costruzione di una rete di supporto: sarà questo il tema all´ordine del giorno per la riunione con le associazioni, in programma per il 5 settembre prossimo presso il Ministero della solidarietà sociale, dopo il primo incontro svoltosi poco prima di Ferragosto. In tale sede saranno esaminate e valutate le risorse disponibili e discussi gli interventi possibili e necessari.

Redattore Sociale


Autore: cl