In Italia aumentano i senzatetto: 100mila, sempre più giovani e anziani


Pubblicato il 10.01.2011 in News Sociale

Non esistono dati certi per i senzatetto in Italia, ma il loro numero è in forte aumento, assicurano gli addetti ai lavori sulla base dei contatti quotidiani. A fare i conti con la crisi sono soprattutto i soggetti a rischio, fra i quali spiccano gli anziani e le famiglie povere con figli piccoli.

Fra 90mila e 100mila senza casa. Secondo i dati della Fiopsd (Federazione italiana organismi per persone senza fissa dimora), che raggruppa una settantina di organizzazioni fra i quali 32 Caritas Diocesane ed amministrazioni comunali come Roma, Torino, Genova, Brescia, Firenze, il numero degli homeless sul territorio nazionale è compreso fra i 90 mila e i 100 mila.
Secondo “Bambini e adolescenti in Italia: un quadro degli ultimi dieci anni” di Telefono Azzurro ed Eurispes, che cita dati Eurostat, in Italia un bambino su quattro è a rischio povertà: un dato che accosta l'Italia a Paesi come Bulgaria e Romania, gli unici in Ue ad avere percentuali più elevate (rispettivamente 33 e 26%, rispetto ad una media europea del 20%). Un problema dovuto anche «all'inadeguatezza delle politiche di sostegno economico alle famiglie».
Negli ultimi tempi, fra le persone che cercano un aiuto in mense, centri di accoglienza e unità di strada ci sono soprattutto gli anziani («in aumento in modo vertiginoso»), quelli cosiddetti «stabilizzati», che hanno una pensione e che magari possiedono una casa popolare ma che non riescono a far fronte all'acquisto dei farmaci, al pagamento del riscaldamento o delle bollette. «Sono persone - hanno spiegato dalla Fiopsd - che non avremmo mai pensato di vedere».
In crescita anche le richieste di sostegno da parte di padri e madri separati pur con lavoro; anche qui le richieste servono a pagare le bollette e il mangiare. È la categoria che di solito, senza interventi pubblici, precipita nel giro di qualche mese. Altra categoria che spicca fra i nuovi clochard, alcune comunità di immigrati fra i quali i cinesi (per lo più a Milano, Torino, Roma) che hanno vissuto finora in microcosmi isolati ma che la crisi per via della perdita del lavoro ha messo in difficoltà facendo perdere loro anche legami familiari.