''Deve essere il primo passo di un percorso per migliorare il monitoraggio delle politiche sociali in Italia''. Cristiano Gori (Irs) commenta il Rapporto di Monitoraggio delle politiche sociali del ministero del Welfare.
È l’auspicio di Cristiano Gori, dell’Istituto per la ricerca sociale, intervenuto giovedì scorso alla presentazione del Rapporto di Monitoraggio stilato dal ministero del Welfare. “È un rapporto metodologicamente rigoroso. Lo si vede nella scelta dei dati, la loro analisi e l’interpretazione. Bisogna darne atto agli Autori: la fatica di essere metodologicamente rigorosi è assai maggiore di quanto spesso si pensi. Non sottovaluterei questo aspetto, considerando che il rigore non sempre è di casa nel dibattito sulle politiche sociali. “Il Rapporto, inoltre, costruisce un visione d’insieme, collocando una varietà di informazioni in un quadro coerente. È uno sforzo meritorio in una materia articolata come le politiche sociali, caratterizzata da numerose tipologie di utenza e una molteplicità di soggetti coinvolti”. Gori passa poi ad illustrare alcune criticità del rapporto, iniziando da ciò che effettivamente contiene. “Contrariamente all’indicazione del titolo, si parla poco delle politiche sociali in Italia. A loro è dedicata solo la seconda parte, mentre la prima definisce e classifica l’oggetto di analisi, e la terza affronta contesto sociale e bisogni”. “La parte dedicata alle politiche sociali, inoltre, è concentrata sulla normativa regionale. Si presentano scarse informazioni su come operano concretamente servizi ed interventi sociali. Si produce così una rappresentazione distorta della realtà: la concreta realtà dei servizi è molto diversa dalle indicazioni della normativa.
Un’ultima criticità tocca lo scopo del rapporto. “Lavori di questo genere – afferma – devono essere strumenti per chi decide e per chi attua le decisioni. Significa fornire conoscenze concrete su come operano i servizi, con quali aspetti positivi e quali difficoltà, e su quali sono le effettive conseguenze dei cambiamenti introdotti. Significa pure essere costruiti in modo tale da venire effettivamente letti ed impiegati da decisori ed amministratori. Queste caratteristiche sono poco presenti nel Rapporto”. Al di là delle critiche, Gori insiste su un aspetto. “Bisogna sottolineare l’importanza di sviluppare l’azione di monitoraggio delle politiche sociali, tradizionalmente assai debole nel nostro paese”. Tale osservazione suggerisce di considerare il Rapporto congiuntamente alle altre iniziative del Ministero per il monitoraggio delle politiche sociali. “È importante che il Rapporto sia stato pensato insieme ad un ampio pacchetto di iniziative per il monitoraggio (Ndr. la seconda parte del Rapporto, l’indagine censuaria su prestazioni, beneficiari e spesa dei servizi sociali erogati dai Comuni, la mappatura dei soggetti pubblici erogatori dei servizi, la ricerca sui sistemi di accreditamento, la ricerca sull’integrazione sociosanitaria). Sono curioso di conoscere i risultati di queste iniziative – saranno resi noti nei prossimi mesi – e spero ci faranno compiere passi in avanti. Giunto al termine della sua analisi, Gori formula due suggerimenti per il futuro. “Primo, costruire un percorso di crescita del monitoraggio delle politiche sociali. Un percorso capace di svilupparsi con continuità nella prossima legislatura, chiunque governi. Il monitoraggio delle politiche sociali, infatti, serve a tutti, quali che siano le priorità politiche. In secondo luogo - conclude il ricercatore dell’Irs – l’attività di monitoraggio deve essere uno strumento effettivamente utile per chi decide e per chi attua le decisioni. Deve fornire conoscenze sulla concreta realtà dei servizi e deve saperle comunicare adeguatamente ai soggetti interessati”.