Nella dura notte di Milano con gli angeli dei clochard
In Italia si moltiplicano gli sforzi delle amministrazioni comunali e del volontariato per aiutare in queste ore i senza dimora. Dormitori al completo e, dove possibile, equipaggi rafforzati per portare cibo e generi di conforto agli irriducibili. La Fiopsd, federazione degli organismi che aiutano i clochard, chiede che i Comuni riservino loro comunque alcuni posti letto. «Non commettiamo l’errore - spiega il presidente Paolo Pezzana - di pensare che restino all’aperto per scelta. Gli italiani sulla strada sono persone con molte difficoltà psichiche e abbandonate dai servizi sociali. Dubito si possa parlare di scelte. Vanno accompagnati e in ogni caso non bisogna smettere di proporgli un ricovero». Per i senza dimora si profila una novità positiva. Esclusi paradossalmente finora dalla social card perché non possono presentare dichiarazioni di reddito, grazie a un decreto allo studio dell’Agenzia delle entrate potrebbero ricevere a breve la carta bancomat caricata con 40 euro al mese per fare la spesa. La neve intanto non dà tregua e per questo la presidenza del Comitato provinciale della Croce Rossa, in occasione del progetto «La Cri per i clochard» ha disposto il rafforzamento delle Unità di strada (furgoni attrezzati per la distribuzione di generi di prima necessità e vestiario), che tutte le notti dell’anno pattugliano le vie delle metropoli, per dare assistenza e conforto ai senza fissa dimora. Le cinque Unità di strada della Croce Rossa della Provincia di Milano in particolare sono state raddoppiate con uomini e mezzi poter meglio svolgere il servizio in queste «notti bianche della sofferenza » e assistere le centinaia di clochard che vivono in strada. Infatti la nevicata in corso raddoppia i tempi di percorrenza dei volontari alla ricerca di quelle persone che rifiutano il ricovero nelle strutture di accoglienza ordinarie e d’emergenza attivate in questi giorni. Qualora le condizioni del tempo non migliorassero, nei prossimi giorni il Comitato provinciale della Croce Rossa è pronto a mobilitare la propria Divisione «Emergenza e Protezione Civile», per supportare ulteriormente il servizio. «Siamo sulle strade - dichiara Alberto Bruno, Presidente del Comitato di Milano della Croce Rossa Italiana - in queste notti, come lo siamo tutte le notti dell’anno, perché chi ha bisogno non esiste solo a Natale».
DA MILANO PAOLO LAMBRUSCHI
Notte artica, un manto di neve avvolge la metropoli lombarda in un’atmosfera d’altri tempi. Strade deserte, tutti a casa a inseguire i sogni della lotteria di Capodanno. Alla stazione di Porta Garibaldi arriva alle 21 il camper dell’unità mobile della Ronda della Carità, 5 volontari con pettorina. Sono 50, divisi in squadre coprono la città dal lunedì al venerdì. Le unità mobili milanesi sono quattro e sono coordinate dal Comune. Stanotte la Ronda aiuta chi deve vincere la lotteria della vita, resistendo alla fame e ai rigori di un inverno passato in solitudine sulla strada o nelle aree dismesse.
Il tam tam della strada segnala Porta Garibaldi come ritrovo per mangiare e scambiare qualche parola. Alla spicciolata escono dalla stazione 40 persone per ricevere latte, panini, pizzette e tè caldo e in questi giorni anche il panettone, doni di un panificio di Cesano Boscone e del Banco alimentare. Sono gli ' irriducibili'. A Milano saranno 200, perlopiù italiani, più un numero imprecisato di immigrati irregolari che abita in alloggi di fortuna e baracche. Non vanno nei ricoveri d’emergenza perché non hanno i documenti ( anche se in questi giorni i controlli non ci sono) o perché rifiutano la comunità e le istituzioni, magari per problemi psichici. Li unisce la fame. « In genere abbiamo una settantina di persone in coda, stasera la nevicata ne ha bloccati parecchi», commenta Maurizio, volontario che coordina il gruppo in contatto con la responsabile dell’associazione, Magda Baietta, la quale segnala al camper le emergenze in tempo reale tramite l’help center comunale.
In fila ci sono rumeni e bulgari, tutti giovani. Due ragazze non hanno più di 18 anni, c’è anche una badante di mezza età. E un misterioso gruppo di quattro cinesi sui 40 che non spiccica una parola di italiano. Mangiano come chi da tempo non vede cibo, a gesti fanno capire che gli servono coperte e sacchi a pelo. Sono ' irriducibili' da poco, forse emarginati dalla loro comunità per qualche colpa o sgarbo.
Sacchi a pelo e coperte pesanti sono la richiesta pressante di queste ore.
« Tutti li perdono, li sporcano - spiega Maurizio , ma spesso raccontano che glieli buttano via i netturbini dell’Amsa » . Forse col gelo l’azienda municipalizzata che pulisce le strade milanesi potrebbe chiudere un occhio, se le condizioni igieniche lo permettono. Prima di Natale, nei carruggi della città vecchia di Genova un clochard cingalese è morto di freddo per questa caccia al sacco a pelo.
Tra gli italiani c’è Franco, 50 anni, accento milanese, robusto e con chioma argentea, vestito solo con due maglioni. Scherza sempre, non si riesce a sapere nulla di lui. Ma se gli chiedi dove dorme diventa serio. « Non mi piacciono i dormitori - puntualizza di notte giro a piedi il centro. Parto da Corso Como, qua dietro e mi sposto in corso Garibaldi, Brera e poi Corso Vittorio Emanuele. Quando non ce la faccio più mi fermo, trovo uno dei miei posti e dormo » .Quali siano, i posti, se lo tiene per sé. Maurizio prima di ripartire si dirige verso l’entrata della metro. Appena sulla destra, prima delle scale che portano ai treni, ' abita' Mohamed, tunisino di mezza età, sguardo perso, circondato da sacchetti colmi di giornali e avvolto in due coperte. I lavoratori della metro e i commercianti lo hanno adottato. Non ama parlare, risponde a monosillabi. Quando Maurizio gli chiede se ha freddo, risponde no con un sospiro. Si riparte, la sosta successiva è via Arnaldo da Brescia, dove sotto i portici del palazzo della Telecom troviamo una piccola comunità multietnica, tre cingalesi e due marocchini. Chiedono coperte e sacchi a pelo perché i netturbini ne hanno fatti sparire alcuni e gli inquilini hanno con cattiveria gettato gli altri oltre la cancellata del palazzo.
Arriva la segnalazione di spostarsi in corso Garibaldi, dove un anziano e una donna hanno bisogno di un letto al caldo. Sotto i portici, davanti ai palazzi che ispiravano Buzzati, dormono il Ciclista e un ecuadoregno. Entrambi sulla cinquantina, dividono il porticato da buoni vicini. Fino a qualche sera fa c’erano due indiani, ma la Ronda li ha convinti ad andare a Seveso da Suor Teresa, che ha ereditato i ricoveri di Fratel Ettore. Il Ciclista, italiano, baffi e barba incolti, è a Milano da un mesetto. Accanto a sé, l’inseparabile bici. Racconta di essere un infiltrato dei carabinieri e indica con precisione dove stanno le persone che la Ronda sta cercando: davanti all’Incoronata. Ma lì troviamo solo il Poeta di corso Garibaldi, accucciato nel sacco a pelo. Salvatore ha 70 anni, in un altro tempo e in un’altra vita aveva moglie e famiglia. « Oggi - dice - campo della mia arte, poesie su pergamena che vendo ai signori del corso » . Accanto a lui, in piedi, Gianni, posteggiatore abusivo. Ha chiamato aiuto perché Salvatore ha la febbre da una settimana. Ma stanotte non vuole più spostarsi, è tardi. La Ronda gli lascia una coperta, domani passeranno a prenderlo. La notte della Milano degli invisibili continua in viale Monterosa, dalla sciura che dorme sotto i cartoni davanti a una banca. E poi al Vigorelli, dai marocchini. Si chiude con le buone notizie: ieri, dopo una riunione con l’assessore Moioli, sono stati reperiti altri 90 posti letto tra il dormitorio pubblico e quello dei Fratelli di San Francesco. E l’amministrazione ha trovato un centinaio di sacchi a pelo.
Quando fa buio le unità mobili partono a caccia degli «irriducibili», i senza tetto che abitano i porticati dividendosi gli spazi da buoni vicini Così incontrano Franco, 50 anni, che scherza sempre ma di sé non dice nulla. O il Poeta, che campa vendendo i suoi versi. O il Ciclista...
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