IL CUORE AL FREDDO


Pubblicato il 08.01.2009 in News Sociale

Nella dura notte di Milano con gli angeli dei clochard

In Italia si moltiplicano gli sforzi delle amministrazioni co­munali e del volontariato per aiutare in queste ore i senza dimora. Dormitori al completo e, dove possibile, equipaggi rafforzati per portare cibo e generi di conforto agli irriduci­bili. La Fiopsd, federazione degli organismi che aiutano i clochard, chiede che i Comuni riservino loro comunque al­cuni posti letto. «Non commettiamo l’errore - spiega il pre­sidente Paolo Pezzana - di pensare che restino all’aperto per scelta. Gli italiani sulla strada sono persone con molte diffi­coltà psichiche e abbandonate dai servizi sociali. Dubito si possa parlare di scelte. Vanno accompagnati e in ogni caso non bisogna smettere di proporgli un ricovero». Per i senza dimora si profila una novità positiva. Esclusi paradossal­mente finora dalla social card perché non possono presen­tare dichiarazioni di reddito, grazie a un decreto allo studio dell’Agenzia delle entrate potrebbero ricevere a breve la car­ta bancomat caricata con 40 euro al mese per fare la spesa. La neve intanto non dà tregua e per questo la presidenza del Comitato provinciale della Croce Rossa, in occasione del progetto «La Cri per i clochard» ha disposto il rafforzamen­to  delle Unità di strada (furgoni attrezzati per la distribuzione di generi di prima necessità e vestiario), che tutte le notti del­l’anno pattugliano le vie delle metropoli, per dare assisten­za e conforto ai senza fissa dimora. Le cinque Unità di stra­da della Croce Rossa della Provincia di Milano in particola­re sono state raddoppiate con uomini e mezzi poter meglio svolgere il servizio in queste «notti bianche della sofferen­za » e assistere le centinaia di clochard che vivono in strada. Infatti la nevicata in corso raddoppia i tempi di percorren­za dei volontari alla ricerca di quelle persone che rifiutano il ricovero nelle strutture di accoglienza ordinarie e d’e­mergenza attivate in questi giorni. Qualora le condizioni del tempo non migliorassero, nei prossimi giorni il Comitato provinciale della Croce Rossa è pronto a mobilitare la pro­pria Divisione «Emergenza e Protezione Civile», per sup­portare ulteriormente il servizio. «Siamo sulle strade - di­chiara Alberto Bruno, Presidente del Comitato di Milano della Croce Rossa Italiana - in queste notti, come lo siamo tutte le notti dell’anno, perché chi ha bisogno non esiste so­lo a Natale».
DA MILANO PAOLO LAMBRUSCHI
Notte artica, un manto di neve avvolge la me­tropoli lombarda in un’atmosfera d’altri tempi. Strade deserte, tutti a casa a insegui­re i sogni della lotteria di Capodanno. Alla stazione di Porta Garibaldi arriva alle 21 il camper dell’unità mobile della Ronda della Carità, 5 volontari con pet­torina. Sono 50, divisi in squadre coprono la città dal lunedì al venerdì. Le unità mobili milanesi sono quattro e sono coordinate dal Comune. Stanotte la Ronda aiuta chi deve vincere la lotteria della vita, re­sistendo alla fame e ai rigori di un inverno passato in solitudine sulla strada o nelle aree dismesse.
Il tam tam della strada segnala Porta Garibaldi co­me ritrovo per mangiare e scambiare qualche parola. Alla spicciolata escono dalla stazione 40 persone per ricevere latte, panini, pizzette e tè caldo e in que­sti giorni anche il panettone, doni di un panificio di Cesano Boscone e del Banco alimentare. Sono gli ' irriducibili'. A Milano saranno 200, perlopiù ita­liani, più un numero imprecisato di immigrati ir­regolari che abita in alloggi di fortuna e baracche. Non vanno nei ricoveri d’emergenza perché non hanno i documenti ( anche se in questi giorni i con­trolli non ci sono) o perché rifiutano la comunità e le istituzioni, magari per problemi psichici. Li uni­sce la fame. « In genere abbiamo una settantina di persone in co­da, stasera la nevicata ne ha bloccati parecchi», com­menta Maurizio, volontario che coordina il gruppo in contatto con la responsabile dell’associazione, Magda Baietta, la quale segnala al camper le emer­genze in tempo reale tramite l’help center comu­nale.
In fila ci sono rumeni e bulgari, tutti giovani. Due ragazze non hanno più di 18 anni, c’è anche una badante di mezza età. E un misterioso gruppo di quattro cinesi sui 40 che non spiccica una parola di italiano. Mangiano come chi da tempo non ve­de cibo, a gesti fanno capire che gli servono co­perte e sacchi a pelo. Sono ' irriducibili' da poco, forse emarginati dalla loro comunità per qualche colpa o sgarbo.
Sacchi a pelo e coperte pesanti sono la richiesta pressante di queste ore.
« Tutti li perdono, li sporcano - spiega Maurizio ­, ma spesso raccontano che glieli buttano via i net­turbini dell’Amsa » . Forse col gelo l’azienda munici­palizzata che pulisce le strade milanesi potrebbe chiudere un occhio, se le condizioni igieniche lo permettono. Prima di Natale, nei carruggi della città vecchia di Genova un clochard cingalese è morto di freddo per questa caccia al sacco a pelo.
Tra gli italiani c’è Franco, 50 anni, accento milane­se, robusto e con chioma argentea, vestito solo con due maglioni. Scherza sempre, non si riesce a sapere nulla di lui. Ma se gli chiedi dove dorme diventa se­rio. « Non mi piacciono i dormitori - puntualizza ­di notte giro a piedi il centro. Parto da Corso Como, qua dietro e mi sposto in corso Garibaldi, Brera e poi Corso Vittorio Emanuele. Quando non ce la faccio più mi fermo, trovo uno dei miei posti e dormo » .Quali siano, i posti, se lo tiene per sé. Maurizio prima di ripartire si dirige verso l’entrata della metro. Appena sulla destra, prima delle scale che portano ai treni, ' abita' Mohamed, tunisino di mezza età, sguardo perso, circondato da sacchetti colmi di giornali e avvolto in due coperte. I lavora­tori della metro e i commercianti lo hanno adotta­to. Non ama parlare, risponde a monosillabi. Quan­do Maurizio gli chiede se ha freddo, risponde no con un sospiro. Si riparte, la sosta successiva è via Ar­naldo da Brescia, dove sotto i portici del palazzo del­la Telecom troviamo una piccola comunità multiet­nica, tre cingalesi e due marocchini. Chiedono co­perte e sacchi a pelo perché i netturbini ne hanno fatti sparire alcuni e gli inquilini hanno con cattiveria gettato gli altri oltre la cancellata del palazzo.
Arriva la segnalazione di spostarsi in corso Garibal­di, dove un anziano e una donna hanno bisogno di un letto al caldo. Sotto i portici, davanti ai palazzi che ispiravano Buzzati, dormono il Ciclista e un e­cuadoregno. Entrambi sulla cinquantina, dividono il porticato da buoni vicini. Fino a qualche sera fa c’erano due indiani, ma la Ronda li ha convinti ad andare a Seveso da Suor Teresa, che ha ereditato i ricoveri di Fratel Ettore. Il Ciclista, italiano, baffi e barba incolti, è a Milano da un mesetto. Accanto a sé, l’inseparabile bici. Racconta di essere un infil­trato dei carabinieri e indica con precisione dove stanno le persone che la Ronda sta cercando: da­vanti all’Incoronata. Ma lì troviamo solo il Poeta di corso Garibaldi, accucciato nel sacco a pelo. Salva­tore ha 70 anni, in un altro tempo e in un’altra vita aveva moglie e famiglia. « Oggi - dice - campo della mia arte, poesie su pergamena che vendo ai signo­ri del corso » . Accanto a lui, in piedi, Gianni, po­steggiatore abusivo. Ha chiamato aiuto perché Sal­vatore ha la febbre da una settimana. Ma stanotte non vuole più spostarsi, è tardi. La Ronda gli lascia una coperta, domani passeranno a prenderlo. La notte della Milano degli invisibili continua in viale Monterosa, dalla sciura che dorme sotto i cartoni davanti a una banca. E poi al Vigorelli, dai maroc­chini. Si chiude con le buone notizie: ieri, dopo u­na riunione con l’assessore Moioli, sono stati repe­riti altri 90 posti letto tra il dormitorio pubblico e quello dei Fratelli di San Francesco. E l’ammini­strazione ha trovato un centinaio di sacchi a pelo.
Quando fa buio le unità mobili partono a caccia degli «irriducibili», i senza tetto che abitano i porticati dividendosi gli spazi da buoni vicini Così incontrano Franco, 50 anni, che scherza sempre ma di sé non dice nulla. O il Poeta, che campa vendendo i suoi versi. O il Ciclista...

 

 

Avvenire


Autore: Paolo Lambruschi