Il Coordinamento migranti accusa l'Ufficio Stranieri di Bologna: ''Razzismo istituzionale''


Pubblicato il 28.09.2006 in News Sociale

Un invito a Prefetto, Questore, cittadini e media a verificare di persona le condizioni dei lavoratori immigrati in fila per ore per ottenere il permesso di soggiorno.

"Razzismo istituzionale”. È l'accusa mossa all’Ufficio Stranieri della Questura di Bologna dal Coordinamento migranti della città, che invita non solo il Prefetto e il Questore, ma anche la stampa e i cittadini, ad andare a vedere con i propri occhi e ad ascoltare di persona ciò che ogni giorno sono costretti a subire i lavoratori immigrati in fila per ottenere il permesso di soggiorno per restare in Italia. L’invito alle istituzioni avviene dopo gli episodi, gli ennesimi, che si sono verificati ieri nell’Ufficio Stranieri del capoluogo emiliano, dove il Coordinamento migranti di Bologna ha trascorso un’intera giornata. “Non è segno di civiltà sentire rispondere, a chi aspetta da due ore per consegnare i documenti, 'se ti lamenti ancora ti faccio entrare per ultimo’. Oppure vedere un ragazzo del Bangladesh che cerca di ottenere informazioni e a cui viene detto ‘ma tu che non sai neanche parlare l’italiano, che cosa ci fai ancora in questo paese?’. Oppure assistere alla scena di una donna pakistana con suo figlio in braccio che insiste perché sono ormai le 10 e il suo appuntamento era alle 9 e deve portare il bambino all’asilo, e in risposta ottenere una frase del tipo ‘se suo figlio perde un giorno d’asilo non è poi così grave’ accompagnata da un’alzata di spalle”, dicono dal Coordinamento migranti.

“Questo si chiama strisciante razzismo istituzionale, che quotidianamente ha luogo nell’indifferenza di chi invece dovrebbe amministrare al meglio quell’ufficio. I lavoratori stranieri già sono costretti a fare file interminabili in mezzo alla strada e pure li insultano - continua il Coordinamento migranti bolognese -. E devono stare zitti, non è come fare la fila alle poste o in banca, perché da quella fila dipende la loro vita, legata a quel pezzo di carta che si chiama permesso di soggiorno”. Per avere risposte “serie e concrete”, e non sentirsi dire dai vertici della Questura che “quello che fa un singolo impiegato non dipende da loro, che fanno tutto il possibile, che mancano fondi e che hanno poco personale”, i lavoratori stranieri appartenenti al Coordinamento di Bologna chiedono un incontro con i responsabili della Questura e della Prefettura, annunciando una manifestazione in piazza Roosevelt, il 7 ottobre, durante la Giornata transnazionale di lotta dei migranti contro la legge Bossi-Fini, per cancellare il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, contro il decreto flussi e i centri di permanenza temporanea.

Redattore Sociale


Autore: mt