Il binario dell’ascolto: esperienze dalla strada


Pubblicato il 26.11.2012 in News Sociale

 

La storia di Wainer Molteni, scrittore di “Io sono nessuno”

Quando capita che vai al Centro di Ascolto di una grande stazione ferroviaria le hai proprio passate tutte: dormire, mangiare, lavarsi diventano cose difficili da fare se non hai una lira e, se anche hai qualcosa in tasca, non sai più come organizzarti perché lo sconforto e l’umiliazione ti hanno sconfitto e prosciugato dal di dentro e quello che è stato il tuo mondo, il tuo quotidiano, la tua città ti fanno paura e vuoi scappare, ti vuoi stordire se non morire.

Oggi purtroppo sono sempre di più quelle persone che mai si sarebbero sognate di finire per strada e che, improvvisamente invisibili, vinta ancora per un giorno l’umiliazione, fanno la fila per un pasto gratis o per un cambio vestiario e una doccia, sgomente ed incredule per il lavoro e lo status sociale che hanno perso, spesso senza gli affetti o la famiglia. Si rendono conto che ormai non ce l’hanno più o non possono farvi, per tristi ragioni, alcun affidamento.

Un treno ti può portare altrove, da chi ti può forse aiutare, oppure, ormai disilluso e deluso, dove nessuno ti conosce, per nessun posto, dove ti vedi sprofondare giorno dopo giorno nell’oblio e nell’impotenza e ti vuoi solo stordire per non soffrire. Un vagone ti può ospitare la notte, su di un binario morto come te, assieme a gente di cui non ti puoi fidare.

Un binario ferroviario può anche essere un binario dell’ascolto e l’incontro con un operatore inaspettatamente, in quel momento, può fare la differenza. 

Le opportunità che la struttura può offrirti, anche se a prima vista esigue e scarne, possono condurre lontano, senza bisogno di prendere quel treno disperato per nessun posto.

È quello che è capitato a Wainer Molteni, invisibile allo scoperto, con il suo libro autobiografico “Io sono nessuno” edito in questi giorni dalle edizioni Baldini Castoldi Dalai.  

Esce dall’ombra per dare speranza con la sua testimonianza in prima persona di un caso che sembra assurdo e paradossale. 

Wainer è oggi una strana risorsa umana, come lo sono del resto un po’ tutte le persone senza dimora: laureatissimo, specializzatissimo, con una grande esperienza, è troppo referenziato per trovare un lavoro qualsiasi. Amareggiato per la situazione comincia a scendere giù un po’ di più ogni giorno nell’impotenza e nell’indifferenza, fino a toccare il fondo di una vita senza scopo e senza mezzi. 

L’incontro con l’operatore gli ha ridato un senso, uno scopo di vita che lo ha portato a mettere radici tra chi, come lui, non ne ha più e ad occuparsi attivamente e, finora in silenzio, dei problemi di chi non ha voce. Non aver niente da perdere gli ha paradossalmente donato quella grinta che aveva perso nella lotta quotidiana per il posto al sole e la voglia di vivere è rinata nella gioia di condividere.

“Clochard alla riscossa” è allora un grido di vittoria, oltre che il nome del movimento che ha fondato per promuovere i diritti dei senza dimora. Oggi Wainer condivide con altri “invisibili” la gestione di un agriturismo vicino Pistoia. 

Il binario dell’ascolto può portare lontano, magari in un luogo vicino alla felicità.


Autore: Renato Berardi