Costa (Opera Nomadi): ''I rom sono gli indiani d'Europa. Dopo 600 anni di persecuzioni e discriminazioni sono costretti a vivere in campi di concentramento''. Proposta alla sinistra: battaglia unica contro Cpt e campi nomadi.
"I rom sono gli indiani d'Europa. Dopo 600 anni di persecuzioni e discriminazioni sono costretti a vivere in campi di concentramento, invece che essere considerati un bene culturale dell'umanità". Non usa mezzi termini Roberto Costa, consigliere nazionale dell'Opera nomadi, per definire la situazione dei 150 mila nomadi che vivono in Italia, e lancia una proposta ai politici di sinistra: abbinare le campagne di sensibilizzazione contro i campi nomadi e i Cpt.
"Sono luoghi di ghettizzazione e di esclusione sociale che ricordano da vicino i lager nazi-fascisti degli anni '30 e '40 - commenta Roberto Costa -, dove non erano segregati solo gli ebrei, ma anche gli omosessuali, gli handicappati, i testimoni di Geova e gli zingari". Gruppi diversi che ora sono a pieno titolo integrati nella società: "Il processo culturale è ormai in atto per tutti questi gruppi, tranne per rom e sinti che ancora oggi sono discriminati perché ritenuti asociali, ladri e criminali". Nel nostro Paese la disoccupazione dei rom arriva al 60%, la dispersione scolastica è del 70% (solo dodici laureati), la speranza di vita alla nascita è sotto i 60 anni, rispetto ai 75 degli italiani, ma l'ostacolo da superare è prima di tutto culturale. "E' necessaria una riconciliazione tra il popolo italiano e le comunità nomadi. Si potrebbe istituire una giornata della Memoria rom, ma sarebbe solo l'inizio: i nomadi sono una minoranza etnica e linguistica. Il loro valore culturale deve essere riconosciuto, come è stato fatto per 30.000 Ladini del Trentino".
La proposta di Roberto Costa comprende anche la creazione di un ufficio governativo per rom e sinti. "In Ungheria e Romania è già attivo, sarebbe uno strumento utile per garantire il coordinamento delle comunità sparse sul territorio". La riflessione sulle condizioni degli 8 milioni di rom europei permette altre considerazioni. "Nel resto d'Europa i nomadi sono stanziali –prosegue-. Il 90% vive in condominio, solo i giostrai abitano nei villaggi sosta attrezzati. Anche in Italia si potrebbe agevolare la presenza dei rom nelle case popolari, stipulando delle convenzioni con Aler, o in casolari ristrutturati, invece che incentivarli a dormire nelle roulotte". I primi campi nomadi in Italia sono stati costituiti alla fine degli anni '70: una soluzione provvisoria per rispondere al problema abitativo dei profughi. "Erano contenitori di umanità, destinati agli interventi di emergenza - spiega Roberto Costa, -, ma dopo 20 anni si sono trasformati in detonatori di criminalità, dove le persone sono segregate".
Redattore Sociale