I clochard di Bari lottano contro il freddo. Parlano gli extracomunitari di Area 51


Pubblicato il 07.02.2012 in News Sociale

Il cuore dei cittadini: pasti caldi e coperte per tutti. Il Comune: aperte anche le palestre di due scuole

C’è un’altra Bari, elegantemente chiamata «clochard» (per dirla giusta: senzatetto), che combatte in questi giorni con il freddo e che quando la si incontra non appare poi così elegante. Sono gli «uomini-randagi» che affollano le stazioni ferroviarie, le piazze e i centri di accoglienza. Un sottobosco parallelo e underground relegato ai margini, ai marciapiedi, ai treni abbandonati. Siamo nel centro d’accoglienza diurno Area 51 della Cooperativa Caps, nella pausa dopo il pranzo. Fuori il cielo di Bari è impietoso: grigio, sofferente e pesante d’acqua. L’ampio salone da pranzo, con le lunghe tavolate, è già tutto rassettato e pronto per il pasto serale.

Nella saletta d’attesa si affollano una ventina di senzatetto. Sono tutti uomini, per la maggiore extracomunitari, stesi sulle panche ad aspettare che finisca di piovere. Sono diffidenti verso chi dimostra interesse per la loro condizione. Ma poi, piano piano, si confidano: è strano che qualcuno sia lì per loro a domandare se hanno freddo. Y. ha 20 anni e viene dal Marocco. Vive in Italia da 9 anni e non ha mai avuto una dimora fissa. Qui a Bari vive in una casa abbandonata che ha occupato con alcuni suoi amici. Si stringe le mani livide e gonfie per il freddo. Un tunisino alle sue spalle si schernisce «Io vivo in albergo a 5 stelle. 55 euro a notte». I suoi amici lo deridono: «No, lui vive sui treni!». «Siamo venuti in Italia a cercare fortuna, ma qui ci siamo ritrovati solo a chiedere l’elemosina e a dormire sui marciapiedi» dice un ragazzone biondo dall’aria slava. Non vogliono essere fotografati e non vogliono nemmeno che si parli di loro perché temono che non si dica la verità.

Tra loro c’è anche qualcuno di Bari. Gianni ha 46 anni e faceva il cuoco. Da 5 giorni frequenta il centro. Racconta di aver perso tutto in poco tempo, una discesa rovinosa di debiti e situazioni familiari che l’hanno relegato per strada. Fa spallucce anche un altro barese, ammettendo di essere lì da 2 settimane. La responsabile del centro diurno, Manila Violante, spiega che il centro (nato nel 1998) si coordina con l’assessorato al Welfare del Comune di Bari, soprattutto per la gestione delle emergenze. Nell’Area 51 ogni giorno vengono serviti circa 100 pasti, assicurato l’uso dei servizi igienici, delle docce e il deposito bagagli. Per la notte i senzatetto sono sistemati nei 3 dormitori della città: il dormitorio comunale (44 posti letto), quello Caritas (circa 40 posti) e la tendopoli della Croce Rossa (120 posti) nata 2 anni fa proprio per un’ emergenza freddo.» La sera in stazione ci pensa la comunità Sant'Egidio a elargire pasti caldi.

«È di sicuro una situazione in aumento» commenta la dottoressa Violante. «Purtroppo il dato più allarmante viene dagli immigrati clandestini che sostano numerosi sul territorio, senza permesso di soggiorno e che necessitano di tutto. I senza dimora di Bari, al contrario, sono pochi. È sufficiente un fallimento familiare, un divorzio o la perdita del lavoro per rimanere senza casa». Al telefono del Pronto intervento sociale, nato apposta per le emergenze, Marcello Signorile (presidente della Cooperativa Caps) spiega che i dormitori abitualmente attivi scoppiano di presenze e che hanno dovuto aprire altre 3 sedi in questi giorni. In giornata hanno raccolto dalla strada due senzatetto e una donna afgana incinta e con un altro figlio al suo fianco.

Per i giorni di freddo più rigido il Comune ha messo a disposizione le palestre di due scuole e in casi estremi il foyeur del Petruzzelli. L’amministrazione comunale, oltre alla somministrazione quotidiana di pasti caldi per due volte al giorno presso la struttura Area 51 in corso Italia, ha rafforzato la distribuzione del pranzo per i cittadini senza fissa dimora presso la palestra dell’istituto scolastico San Francesco, nel quartiere Japigia. La cena, invece, viene distribuita presso le palestre di entrambe le scuole, San Francesco e Giuseppe Mazzini. «Grazie all’intervento tempestivo disposto dal sindaco - ha dichiarato l’assessore al Welfare Ludovico Abbaticchio - siamo riusciti a garantire adeguata assistenza durante la prima notte di gelo. Molte persone senza fissa dimora, cui si sono aggiunti 25 bambini Rom assieme alle loro famiglie, hanno potuto nutrirsi, dormire in un posto dotato di riscaldamento e ricevere le cure necessarie».


Autore: Antonella Sibilia