Creare nuove soluzioni abitative migliorando il tessuto socio-economico del territorio. Offrire non solo un alloggio, ma anche servizi. Sono alcuni degli obiettivi dello Sharing Hotel Residence di Torino, un esempio virtuoso di housing sociale temporaneo, un “condominio solidale” dove trova casa una popolazione eterogenea: da chi si trova in emergenza abitativa alla giovane coppia, dal padre separato al turista, a conferma che il disagio abitativo sta acquisendo forme sempre più diverse e mutevoli nel tempo.
Il progetto
Sharing Hotel Residence è un’innovativa struttura di housing sociale temporaneo realizzata a Torino nel 2011 per rispondere alle esigenze di ospitalità temporanea in città, a costi calmierati, con un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale e all’efficienza energetica.
Il progetto è stato realizzato grazie ad un investimento privato di 14,5 milioni di euro, per il 90% messi a disposizione dalla Fondazione CRT, e affidato alla società Sharing Srl, società costituita da Oltre Venture - primo fondo di Venture Capital Sociale in Italia - e DOC s.c.s - cooperativa sociale leader nella gestione e progettazione di strutture ricettive su tutto il territorio nazionale - nata nel 2011 per sviluppare e gestire progetti di housing sociale residenziale e temporaneo.
La struttura, situata nella periferia nord di Torino (zona Pietra Alta), offre 58 camere ad uso hotel 3 stelle e 122 unità residenziali completamente arredate provviste di cucina ad induzione, wi-fi gratuito e sistema di domotica per il controllo delle utenze. Grazie ad un’offerta commerciale altamente flessibile, Sharing riesce ad evadere le domande abitative più differenziate. Si può infatti pernottare da un giorno soltanto ad un anno intero - limite massimo prorogabile solo per esigenze particolari -, in una stanza o in un appartamento. Esiste la Formula Housing, nelle camere con cucina per soggiorni di almeno 12 mesi; la Formula Campus, elaborata non solo per studenti ma anche per giovani professionisti e ricercatori per soggiorni di minimo 6 mesi; la Formula Residence, per soggiorni superiori a 14 notti; la Formula Hotel, per brevi soggiorni. Un monolocale arredato costa 190 euro al mese; per un appartamento più grande si può spendere fino ad un massimo di 459 euro.
Infine, sono previste formule di accesso a canone calmierato per chi possiede determinati requisiti: persone con reddito inferiore a 12.000 euro l’anno; persone con reddito inferiore ai 20.000 euro se disabili, separati con figli a carico, immigrati con regolare permesso di soggiorno; over 65; studenti; partecipanti a programmi di assistenza rivolti a parenti di persone degenti presso strutture ospedaliere convenzionate; partecipanti a programmi di assistenza sociale. Lo spirito del progetto è, infatti, anche quello di fornire un banco di prova per chi ha necessità di sperimentare l’autonomia abitativa prima di approdare sul mercato privato.
Non solo una casa, ma anche una piccola comunità
Ma l’obiettivo di Sharing non è solo offrire alloggi dove c’è un problema abitativo. Come si deduce dal nome - Sharing - una delle principali caratteristiche dell’hotel è creare una sorta di piccola comunità tra i propri abitanti, attraverso la condivisione di spazi comuni quali sale per attività di formazione, scambio e relax. La possibilità di conciliare la privacy delle stanze o degli appartamenti singoli con la socialità degli spazi condivisi risulta particolarmente apprezzata da chi si trova in una condizione di “solitudine temporanea”, che si tratti di una solitudine forzata - come per chi vive in emergenza abitativa - o dovuta ad una fase di vita - come nel caso di lavoratori e studenti fuori sede.
Oltre che la condivisione di spazi, Sharing propone anche la condivisione di numerosi servizi di promozione sociale, implementando quelle azioni, attorno a cui ruotano social housing e cohousing, finalizzate a rendere gli spazi abitativi delle piccole comunità di individui che si sostengono a vicenda a fronte di risorse limitate. Tra questi servizi troviamo: poliambulatorio con servizi dentistici e di psicoterapia promosso da Oltre Venture; sportello di orientamento al lavoro TOjob promosso da Cooperativa DOC, Centro di Mediazione Culturale; Sportello di Consulenza Legale; attività di Microcredito; Banca del Tempo; attività a carattere socio-culturale; servizio Car Sharing e Bike Sharing; esercizi commerciali (ristorante, sala bar, lavanderia automatica, bio market); caffè letterario; sportello di ascolto con esperto psicologo fornito da Cooperativa Arcipelago; doposcuola per bambini delle elementari grazie alla cooperativa Ulaop. Attorno alla struttura si sta infatti delineando una fitta rete di associazioni.
Impatti positivi per l’intera città
Dopo un’iniziale diffidenza da parte della popolazione, che aveva avviato addirittura una raccolta firme per fermare il progetto, temendo che diventasse un ghetto per tossicodipendenti e carcerati - soprannominandolo “Siring” -, Sharing è diventato un esempio virtuoso, arrivando ad accogliere 6.300 ospiti nel primo anno di apertura, oltre che un punto di riferimento per l’intero quartiere, dal momento che i servizi prima citati sono spesso estesi a tutti gli abitanti.
Inoltre, costituisce per il Comune di Torino una risposta a costo zero all’emergenza abitativa: grazie ad un protocollo d’intesa firmato con il Comune, al quale si riservano 25 appartamenti, nel primo anno ha ospitato 319 persone in condizioni di emergenza abitativa. Ma non sono soltanto “gli ultimi” a rivolgersi alla struttura. La composizione del popolo di Sharing è eterogenea: studenti (60%), lavoratori in trasferta (16%), giovani coppie (6.6%) e turisti. A conferma dell’espansione di quell’area grigia di persone che, pur non essendo in condizioni di emergenza abitativa, incontrano serie difficoltà a trovare sul mercato una sistemazione in grado di soddisfare le proprie esigenze, in questo caso riconducibili principalmente alla temporaneità dell’alloggio.
Ma c’è anche un altro impatto importante. Sharing è parte del progetto di riqualificazione urbana che coinvolge l’intero quartiere, Pietra Alta: una zona popolare alla periferia nord di Torino, che come abbiamo visto sta ricavando diversi benefici dall’iniziativa. Lo stesso edificio è un esempio di recupero: una ex-foresteria delle Poste abbandonata da circa 20 anni che difficilmente, per le sue ingenti dimensioni (10.000 mq), avrebbe trovato una ricollocazione nel mercato immobiliare e probabilmente si sarebbe ridotta ad uno degli innumerevoli edifici in stato di abbandono che coprono il Paese.
Ultimo beneficio da considerare, è l’impatto sull’occupazione. Sono 17 i posti di lavoro offerti dall’hotel, 7 gli assunti che risiedono nel quartiere.