Homeless accolti nelle stazioni, Onds


Pubblicato il 23.04.2010 in Rete Onds

A Roma il seminario di formazione dell'Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni. Il direttore Radicchi: "Non solo interventi di bassa soglia, ma anche per il recupero della persona”. Limiti soprattutto in ambito sanitario


Formare operatori più preparati e condividere le esperienze positive portate avanti a favore dei senza dimora nelle stazioni ferroviarie italiane per fornire servizi migliori e puntare sul recupero della persona. Questo l’obiettivo del IX seminario di formazione Onds, Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane, dal titolo "Marginalità sociale e integrazione dei servizi socio-sanitari nelle stazioni" in corso a Roma presso il nuovo Centro polivalente per persone senza dimora Binario 95, presso la stazione Termini. Un incontro che segue la presentazione, avvenuta ieri, del progetto la Linea Gialla – solidarietà nelle stazioni finanziato dal ministero del Lavoro nell’ambito dell’anno europeo della povertà. Il progetto permetterà all’Osservatorio di strutturare meglio la rete e creare un database in grado di permettere la condivisione delle esperienze dei diversi help center. “Come rete abbiamo diverse professionalità. I centri sparsi in tutt’Italia non sono tutti uguali – ha affermato Alessandro Radicchi, direttore Onds -. Vorremmo professionalizzare al meglio tutti i centri e dare uno standard di conoscenza professionale e culturale condivisa che permetta di fare degli interventi che non siano solo di bassa soglia, come la fornitura di beni primari o il volontariato, ma anche interventi che possano entrare nell’ottica del recupero della persona”.

Le diverse esperienze sul territorio italiano ad oggi hanno messo in evidenza le potenzialità degli interventi, ma anche i limiti soprattutto per quel che riguarda la salute. “La sanità è una parte fondamentale della percezione della vita della persona emarginata – ha aggiunto -. Su questo tema spesso incontriamo problemi oggettivi nella gestione della presa in carico della persona senza dimora”. Quel che manca, quasi sempre, è un coordinamento tra servizi che non richieda ogni volta l’intervento personale degli operatori dei centri per garantire l’assistenza ad una persona senza dimora. Non di rado, ha spiegato  Radicchi, occorre che gli operatori intervengano per assicurare trattamenti sanitari, da quelli ordinari a quelli più urgenti. “Bisogna interrogarsi su come gestire la sanità – ha aggiunto Radicchi - e le situazioni che coinvolgono le persone estremamente povere”. Quindi definire protocolli e colmare i gap con accordi con le strutture locali, come avvenuto a Chivasso, in provincia di Torino, dove l’Help Center lavora a stretto contatto con la struttura semplice Alcologia della Asl. “Mantenendo le diversità di ogni centro – ha spiegato Radicchi - vorremmo tentare di dare una modalità comune di gestione delle problematiche, affiancando a queste degli strumenti, come incontri di formazione, il database che condivide le modalità di intervento e gli interventi e il sito web che comunica che cosa accade nelle varie realtà per condividere gli interventi”.

Sono diverse infatti le esperienze affinate negli anni dai veri centri. Si va dall’esperienza della Caritas di Catania, a quella di On the road di Pescara dove ci si occupa di donne vittime della tratta, o a Genova dove da una mensa sta nascendo anche un centro d’ascolto. “L’osservatorio è un organismo giovane – ha concluso Radicchi -, non più forte di altre reti, però è specifico: stiamo nelle stazioni. Questo ci accomuna, ci identifica e quindi ci permette di offrire un intervento in una determinata direzione perché le stazioni sono luoghi che hanno delle loro specificità”.


Autore: ga