Il paradosso della privazione. Aumenta in Italia il peso della povertà da privazione dei beni essenziali, ma contemporaneamente diminuisce la povertà da privazione di beni non essenziali.
La povertà relativa non diminuisce in Italia. Dai dati ufficiali diffusi dall’Istat risulta al contrario una certa persistenza della povertà relativa, ovvero di quella povertà misurata rispetto a un determinato livello di reddito. La tendenza alla persistenza della povertà e del rischio di cadere sotto la soglia per migliaia di famiglie è confermata anche nel 16° Rapporto Cer-Spi sugli indicatori sociali. Ma nel rapporto si va oltre la constatazione dell’aumento esponenziale delle differenze. I ricercatori del Cer (Centro Europa ricerche) hanno invece analizzato la situazione italiana da vari punti di vista, applicando indicatori e parametri diversificati. È stata analizzata dunque la “privazione di base” (ovvero la non disponibilità di alcune facoltà essenziali, quali la possibilità di riscaldare la casa in modo adeguato, effettuare almeno un periodo di vacanza ogni anno, sostituire i mobili fatiscenti, acquistare vestiti nuovi, mangiare carne, pollo e pesce, uscire con gli amici, pagare le bollette), la privazione “secondaria” (assenza di beni di consumo quali l’automobile, il televisore a colori, il microonde, il videoregistratore, la lavastoviglie e il telefono cellulare), l’assenza di servizi igienici, il deterioramento dell’abitazione, l’esistenza di problemi ambientali.
Ebbene dall’analisi dei ricercatori Cer emerge una situazione a dir poco contraddittoria. Anche in questo caso (come nel caso degli indicatori di benessere, vedi lancio precedente), è stata stilata anche una classifica che mette in diretto paragone la situazione dell’Italia con gli altri paesi. Dalle tavole comparative emergono due dati. Da una parte l’Italia, relativamente alla dimensione della privazione di base viene accumunata ai paesi a reddito più basso (Spagna, Portogallo e Grecia), dall’altra, per quanto riguarda la dimensione della “privazione secondaria” la posizione dell’Italia risulta molto meno negativa. Detto in altre parole: mentre dal punto di vista della privazione primaria l’Italia risulta molto indietro e viene accumunata appunto ai paesi più poveri, per la dimensione del consumo di beni tipo il telefonino o il televisore con la parabola satellitare l’Italia salta ai primi posti, tra i paesi più ricchi. <!-- /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:""; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-font-family:"Times New Roman";} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} --> È il paradosso della privazione. Si mangia magari peggio di quello che si dovrebbe, si rinuncia ad andare in ferie, ma non si rinuncia al telefonino o all’ultimo modello di televisore. Durante il convegno di presentazione del Rapporto Cer, sia il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, sia il presidente del Cer, Giorgio Ruffolo hanno detto che sarebbe comunque interessante scavare ulteriormente in questi dati. Si tratterebbe per esempio di analizzare le ricariche effettive per capire se e come i cellulari vengono utilizzati davvero o al contrario utilizzati come simboli, status simbol.
Redattore Sociale