Subiscono infortuni con frequenza superiore a quella dei lavoratori più anziani: il punto sugli effetti della ‘’626’’ in Toscana, dove si registra un progressivo calo degli infortuni.
Sono i giovani, insieme agli stranieri, l'anello debole della sicurezza sul lavoro. Subiscono infortuni con frequenza superiore a quella dei lavoratori più anziani (il 23% dei giovani, contro il 21% degli adulti) pur avendo lavorato un numero di anni inferiore e avendo quindi avuto minori probabilità di incorrere in eventi infortunistici. Sono meno formati e meno informati dei lavoratori adulti e nutrono meno fiducia nelle misure di sicurezza. Lo rivela una indagine svolta dall'Irpet su incarico della Regione Toscana, direzione per il diritto alla salute, e della direzione regionale Inail, presentata domani a Prato nel corso di un convegno intitolato "Salute e sicurezza sul lavoro in Toscana: il caso di Prato" (ore 9.30-13 presso il salone comunale). Sono stati intervistati 200 testimoni qualificati, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e lavoratori di varie età per mettere a fuoco non solo i dati oggettivi di pericolosità delle condizioni di lavoro, ma soprattutto la "percezione" e la rappresentazione che il singolo lavoratore ha dei rischi, per verificare quanto la legge 626 abbia modificato effettivamente i comportamenti, i valori e le culture delle persone. Tutto ciò a partire da un dato non negativo, ossia il progressivo calo degli infortuni in Toscana nel corso degli anni (si è passati da 79.574 del 2001 a 73.168 del 2005), ma anche dalla necessità di non abbassare la guardia soprattutto in considerazione della tragedia continua delle morti sul lavoro, anch'esse in calo ma comunque sempre rilevanti ed inaccettabili: una ogni 6 giorni in media.
"Rischi vecchi e nuovi continuano ad imperversare nei luoghi di lavoro - afferma l'assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi - e questo ci deve spingere a non lasciare nulla di intentato per mettere fine a questa catena negativa. Ancora una volta con questa indagine scopriamo gli anelli deboli: i giovani, gli stranieri, e ci rendiamo conto dell'importanza di insistere sulle problematiche della formazione e dell'informazione, e di esigere ad ogni livello il massimo e sostanziale rispetto dei criteri di sicurezza". Anche il distretto pratese vede un calo progressivo degli infortuni (da circa 5000 nel 2001 a meno di 3000 nel 2005) ma se si considera solo il settore tessile Prato conta circa 29 infortuni ogni 1000 addetti, contro una media nazionale di 21. Qui, affermano gli esperti Irpet, è la micro-dimensione dell'impresa che fa la differenza in negativo. E così la crisi attraversata dal settore, che ha avuto tra i suoi effetti un pericoloso allentamento intorno al tema della sicurezza. Tra i giovani intervistati il 58% dichiara di non avere paura di subire infortuni (tra gli adulti il 38%), solo il 50% ritiene che attenersi alle norme di sicurezza protegga dagli infortuni (tra gli adulti il 96%), e il 65,4% conosce l'esistenza dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (tra gli adulti il 92%). A Prato vengono presentati anche i risultati della indagine su "Stress e lavoro", che ha indagato i rischi per la salute fisica e psichica di coloro che hanno subito cambiamenti nella condizione di lavoro a causa di crisi e precarizzazione dell'occupazione.
Redattore Sociale