Gioco d'azzardo, l'appello alla politica contro la "fabbrica delle illusioni"


Pubblicato il 14.02.2013 in News Sociale

 

Un appello ai partiti e ai candidati alle elezioni, affinché assumano l'impegno per regolamentare la diffusione del gioco d'azzardo nel nostro Paese. La campagna Mettiamoci in gioco, che si batte contro i rischi del gambling. Un documento nel quale si chiede di dare ai sindaci un reale potere di controllo sul territorio. La multa di 1 milione e mezzo al primo cittadino di Verbania che tentò di arginare il fenomeno


Un appello ai partiti e ai candidati alle elezioni, affinché assumano pubblicamente l'impegno, nella prossima legislatura, a regolamentare la diffusione del gioco d'azzardo nel nostro Paese, è stato rivolto dai promotori della campagna Mettiamoci in gioco, che si batte contro i rischi del gambling.
La campagna - promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD, FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Shaker-Pensieri senza dimora, UISP - ha presentato un documento nel quale si chiede di dare ai sindaci un reale potere di controllo sul fenomeno nel loro territorio.
Il paradosso del sindaco multato. Paradossale il caso del sindaco di Verbania, che aveva vietato l'apertura delle slot machine di mattina, per limitarne l'uso da parte dei giovanissimi, e che è stato condannato dal Tar al pagamento di una multa da un milione e mezzo di euro (dopo il ricorso di una società produttrice di queste macchine); di ridurre l'alta variabilità attuale nella tassazione sui diversi giochi incrementando le entrate per lo stato, rimaste stabili pur in presenza di un volume d'affari crescente; di portare a termine le procedure per l'inserimento del gioco d'azzardo patologico (la ludopatia) nei Livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti dal servizio sanitario nazionale.
Le altre richieste. Vincolare l'1% del fatturato annuo dei giochi d'azzardo al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza, cura e ricerca relative al gioco d'azzardo patologico; di dare seguito a quanto stabilito nel decreto Balduzzi sulla regolamentazione della pubblicità che riguarda il gioco d'azzardo, vietando gli spot che assicurano illusorie "vincite facili"; di vincolare l'esercizio delle concessioni al rispetto del codice di autoregolamentazione pubblicitaria adottato dalla Federazione Sistema Gioco Italia, stabilendo al contempo una Authority di controllo indipendente; di stabilire una moratoria sull'introduzione di nuovi giochi fino a quando non saranno noti i risultati delle ricerche promosse da enti terzi sui rischi e i benefici delle attuali politiche in materia; di adottare un registro unico nazionale delle persone che chiedono l'autoesclusione dai siti di gioco d'azzardo.
"I politici ci mettano la faccia". "Mettiamoci in gioco" chiede ai candidati alle elezioni politiche di "metterci la faccia", superando il far-west attuale in cui a perdere sono i cittadini allettati dall'illusione del "colpo che cambia la vita" e che finiscono invece per subire danni psicologici, sociali ed economici sempre più rilevanti.
I giocatori in condizione patologica o ad alto rischio di dipendenza sono stimati in 800mila, e sono in rapido aumento sia i costi per il sistema sanitario, sia il ricorso all'usura (il 40% delle vittime di usura si rivolge a uno strozzino per debiti di gioco) e le infiltrazioni mafiose nella gestione dei giochi, sia le separazioni e i divorzi causati da situazioni di dipendenza.
L'"attrazione fatale". Moltissimi i nuovi giochi d'azzardo varati dai governi in questi anni (lo ha ricordato nella conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa Matteo Iori, presidente del CONAGGA (Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo): nel 1997 il governo Prodi introdusse la doppia giocata di lotto e Superenalotto e le sale scommesse, nel 1999 il governo D'Alema fece nascere le sale Bingo, nel 2003 col governo Berlusconi arrivarono le slot machine, nel 2005 sempre con Berlusconi vennero introdotte la terza giocata del Lotto e le scommesse Big Match, nel 2006 il governo Berlusconi introdusse i nuovi corner e punti gioco per le scommesse, tra il 2007 e il 2008 col ritorno del governo Prodi vennero promossi i giochi che 'raggiungono l'utentè (sms, telefonici, digitale terrestre) e venne reso legale il gioco d'azzardo online (seppure solo in forma di torneo).
I nuovi "gratta e vinci" di Berlusconi. Un nuovo governo Berlusconi nel 2009 introdusse nuovi gratta e vinci, nuovi giochi numerici come Win for Life e sancì la nascita delle videoLottery (dette Vlt, apparecchi simili alle slot machine ma con premi molto più alti e soprattutto con la possibilità di spendere molto più denaro); nel 2011 istituì il gioco del Bingo a distanza, l'apertura di ben mille sale da gioco per tornei di poker dal vivo, l'aumento del numero delle VideoLottery fino al 14%, l'apertura di 7mila nuovi punti vendita di scommesse ippiche e sportive, ampliò l'offerta di giochi numerici, introdusse un nuovo gioco promosso in ambito europeo, poi un concorso aggiuntivo mensile del SuperEnalotto, e infine sancì le modalità di funzionamento dei "giochi di sorte legati al consumo", una specie di azzardo pensato per coloro che vanno a fare la spesa, a cui verrebbe proposto di non ritirare il resto ma di giocarselo. Il governo Monti, nel 2012, mise in 'stand by' quest'ultimo gioco.
Gli italiani spendono in giochi 85 miliardi di euro. La spesa in Italia per il gioco d'azzardo è passata dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000, ai 18 del 2002, ai 24,8 raccolti nel 2004, ai 28 del 2005, ai 35,2 miliardi di euro nel 2006, ai 42 del 2007, ai 47,5 miliardi del 2008, ai 54,4 del 2009, ai 61,4 del 2010, ai 79,9 miliardi di euro del 2011, a un'ulteriore crescita per il 2012 che ad oggi si stima essere intorno agli 85 miliardi di euro. Di fatto, sui 79,9 miliardi di euro giocati nel 2011, 61,5 sono tornati in qualche modo ai giocatori, mentre i 18,4 miliardi sono quelli che tutti gli italiani hanno definitivamente perso al gioco d'azzardo; un po' meno della metà di questa somma è andata allo Stato, la restante parte alla filiera dell'industria del gioco d'azzardo. Con 18,4 miliardi di euro persi al gioco nel solo 2011, l'Italia detiene il 4,4% del mercato mondiale di perdite, pur avendo solo l'1% della popolazione mondiale.
Quando il casinò a Lampedusa sembrava una buona idea. E l'"attrazione fatale" tra politica e giochi d'azzardo spinse Gianfranco Micciché, ex vice ministro per l'Economia nel governo Berlusconi, a sostenere che "il gioco non è pericoloso se è legale". Anche un altro ex vice ministro dell'Economia, Vincenzo Visco dell'Ulivo, nelle linee guida 2007-2009 della politica fiscale parlò chiaramente di "sviluppare e consolidare l'industria del gioco". L'allora premier Silvio Berlusconi, il 30 marzo 2011, in visita a Lampedusa, disse di essere favorevole all'apertura di un casinò sull'isola, mentre il sindaco di Roma Alemanno, nel 2008, caldeggiò l'apertura di una casa da gioco nella Capitale. Eppure che il gioco d'azzardo non può essere visto solo come un'opportunità per "fare cassa", ma va inquadrato all'interno di un fenomeno che può generare dipendenza compulsiva, è sancito nell'articolo 5 della stessa legge Balduzzi.


Autore: EMANUELA STELLA
Fonte: La Repubblica