Fragilità psicologiche e sociali e consumo problematico


Pubblicato il 06.07.2006 in News Sociale

Un ragazzo su 10 tra i 13-24 anni dichiara almeno un episodio negli ultimi 3 mesi di binge drinking (almeno 5 bevande alcoliche in 2 ore lontano dai pasti).

Tra i giovani di 13-24 anni, il 10% dichiara almeno un episodio negli ultimi 3 mesi di binge drinking (il consumo di almeno 5 bevande alcoliche nel giro di 2 ore lontano dai pasti): il 15% dei maschi contro il 6% delle ragazze; ma per il 5% si tratta di un’esperienza ripetuta almeno 3 volte. I dati sono stati illustrati questa mattina presso il Centro Congressi “Roma Eventi - Piazza di Spagna” in occasione del convegno “Alcool e società, un rapporto in evoluzione”, promosso dall’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcool.

Rimangono sotto osservazione alcune “nicchie problematiche” che fanno abuso regolare di sostanze alcoliche, “nicchie spesso legate a fragilità di carattere individuale, psicologico e sociale che possono sfociare in atteggiamenti di alcolizzazione patologica. Vere e proprie forme di devianza dal modello mediterraneo che agisce in funzione protettiva nei confronti della maggioranza dei giovani italiani”, osserva la ricerca. Circa il 29% dei giovani tra i 13 e i 24 anni ricordano almeno un episodio di ubriachezza nella loro vita (già il 13% nella classe 13-15 anni e, a crescere, 29% tra i 16 e 19 anni e 42% fra i 20 ed i 24). Le bevande associate all’eccesso sono soprattutto vino e superalcolici, con un’incidenza minore di birra, aperitivi e digestivi.

I consumi medi giornalieri nei giovani non si distaccano molto dalla media del campione degli adulti (circa 3 unità alcoliche al giorno). Rispetto agli adulti tra i ragazzi però è assai minoritario il consumo di vino ai pasti e i consumi sono concentrati in luoghi e tempi specifici. I giovani cominciano a bere presto ma spesso in situazioni protette, in famiglia, come avviene nelle altre culture del Sud Europa. In media l’età del primo incontro con l’alcool è di 14 anni per vino e birra e di 16 per le bevande a più alta gradazione. Tra i giovani 13-24 anni i consumatori regolari sono il 67,3% del totale. L’area del consumo occasionale si riduce per il vino e rimane stabile per gli altri tipi di bevande. Prevale la birra (57,3%), seguono il vino insieme agli aperitivi e digestivi (36,0%), i superalcolici (23,6%). I consumi medi giornalieri nei giovani non si distaccano molto dalla media del campione (circa 3 unità alcoliche). Tra i ragazzi però è assai minoritario il consumo di vino ai pasti e i consumi sono concentrati in luoghi e tempi specifici. Nei sottogruppi giovanili si riscontrano delle differenze: tra i 13 ed i 15 anni le unità alcoliche medie giornaliere sono 0,1, tra i 16 ed i 19 anni 2,3, tra i 20 ed i 24 anni salgono a 3,2. Oltre ¾ dei giovani intervistati dichiara che la prima occasione di incontro con l’alcool è avvenuto in media a 14 anni, per vino e birra, e a 16 per le bevande a più alta gradazione. “Il rito di iniziazione e l’evolvere di una prima consapevolezza associata al consumo di alcolici, mostra che i giovani sviluppano una relazione in primo luogo familiare con gli alcolici: il vino è conosciuto nell’ambito della tavola domestica, mentre la birra è la bevanda di iniziazione legata a occasioni di emancipazione con i coetanei. La casa, la pizzeria, il ristorante e la discoteca sono i luoghi deputati al consumo di alcolici”, riferisce la ricerca Doxa.

Nella fascia tra i 13 e i 24 anni crescono in percentuale i consumatori occasionali (che bevono in media una volta ogni tre mesi) e quelli che riportano episodi reiterati di ubriachezza (più di una volta ogni tre mesi). In questa fascia d’età i consumatori regolari sono il 67,2% del totale. L’area del consumo occasionale si riduce per il vino e rimane stabile per gli altri tipi di bevande. Prevale la birra (57,3%), seguono il vino (36%), i superalcolici (34%) aperitivi e digestivi (16,89%). Il consumo eccedentario giovanile è una nicchia stabile, che oscilla dal 2% nel periodo 1991-1994, a quasi il 4% nel 1997, al 3% nel 2000, risalendo al 5% nel 2005. Questa tendenza persiste nella fascia tra i 25 e i 34 anni, in cui si registra la maggiore percentuale di coloro che si sono ubriacati oltre 3 volte in 3 mesi (1,4%). In seguito le carriere di consumo tendono a rientrare all’interno di modelli mediterranei più responsabili e virtuosi.

Inoltra – riferisce l’Osservatorio – “comincia a riscontrarsi un effetto di rientro naturale dagli eccessi giovanili che lascia ben sperare per il futuro, tracciando delle ‘carriere di consumo’ di alcool molto più virtuose: in Italia, i 40enni che negli anni dell’adolescenza hanno vissuto episodi di abuso di alcolici, con l’approdo alla maturità assumono infatti un comportamento più responsabile nei confronti del bere”. Risulta decisamente confortante l’analisi delle cosiddette “carriere di consumo”, cioè dell’evoluzione dei comportamenti individuali nei confronti dell’alcool nel corso della vita.

“Gli italiani, nel rispetto dei canoni della cultura alimentare e alcologica mediterranea - spiega Enrico Tempesta, presidente del Laboratorio scientifico dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcool - con l’approdo alla maturità rinunciano con sempre maggiore frequenza agli abusi di alcolici, per scegliere un consumo più moderato, ben inserito negli attuali stili di vita mediterranei. Va detto però che l’accesso all’alcool si fa sempre più precoce - anche se in ambiente familiare protetto, togliendo così  fascino a quella trasgressività cercata tipicamente dagli adolescenti - ma persistono nicchie di abuso giovanile purtroppo sempre più precoce, accanto alle nicchie di alcune categorie di adulti, che vanno monitorate con attenzione perché risultano in crescita”.

 


Autore: Lab
Fonte: Redattore Sociale