Finanziaria 2008


Pubblicato il 02.10.2007 in News Sociale

Parla mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana: ‘’Si rischia di andare avanti per categorie separate, senza avere un quadro completo di una nuova urgente politica sociale’’.
 
“Il bonus per gli incapienti? È una scelta importante che ha fatto il governo, ma si tratta solo di un positivo segnale culturale. Sul piano concreto, infatti, il bonus di 150 euro a persona e per di più ‘una tantum’ non appare come una vera misura concreta di contrasto alla povertà”. Questo il primo giudizio a caldo di monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana che insieme alla Fondazione Zancan sta per presentare il Settimo Rapporto sulle povertà  (l’appuntamento è a Roma per il 15 ottobre prossimo). Secondo don Nozza, le misure contro l’esclusione sociale introdotte nella finanziaria per il 2008 si basano su “alcune idee buone, ma mancano di un collante, di un disegno complessivo”. Buone proposte e buone idee, insomma, che non sono inserite – almeno per ora – in una progettazione completa e complessiva.

 

Con il bonus per gli incapienti, pensato cioè per tutte quelle persone che hanno una dichiarazione dei redditi nulla, si introduce un principio importante, ma il governo non ha voluto (o non ha potuto) mettere sul piatto le risorse necessarie. “Per questo – spiega ancora don Nozza – la misura assume solo un carattere di messaggio culturale”. Dal punto di vista concreto, ovvero dal punto di vista dei poveri, questa misura rischia di apparire come una sorta di “pacco dono”. Altro discorso, invece, per il piano straordinario sull’edilizia residenziale pubblica. Anche se il piano si muove ancora nella logica dell’emergenza e della straordinarietà ovvero non è inserito in una logica di programmazione, il rilancio dell’edilizia pubblica ha tinte positive. Giudizio positivo dalla Caritas anche per l’individuazione di “zone franche” nelle città dove cominciare a intervenire concretamente contro l’esclusione sociale.

 

Il piano del governo, dunque, ha due limiti di fondo che poi potrebbero tradursi in due rischi. Il primo, sempre secondo don Nozza, riguarda appunto la mancanza di un disegno complessivo. “È come se si fossero costruiti i raggi di una ruota di bicicletta, ma che ora manchi il perno su cui farli girare”. Il secondo rischio è quello della settorialità. “Si rischia di andare avanti per categorie separate (l’intervento sui minori, i poveri incapienti, ecc.) senza avere un quadro completo di una nuova urgente politica sociale che combatta davvero la povertà e l’esclusione sociale”.
 

 

Redattore Sociale


Autore: pan