Ferrero: ''Dalla società civile e dagli enti locali una critica corale alla Bossi-Fini''


Pubblicato il 22.01.2007 in News Sociale

Il ministro traccia un primo bilancio del ''Viaggio nell'Italia dell'immigrazione''. E annuncia: ''Entro febbraio formuleremo le proposte di modifica''. Sull'incontro con le associazioni: ''Sono pronto ad ascoltare e imparare''

 

Dall'incontro con Milano il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero si aspetta molto. "La Lombardia è una delle regioni più vivaci, spero non si smentisca. Io sono pronto ad ascoltare e imparare". Alla vigilia della Conferenza Regionale sull'immigrazione, che si terrà lunedì pomeriggio a Milano (vedi lancio nel notiziario di oggi; ndr), il Ministro Paolo Ferrero traccia un bilancio del suo viaggio in Italia con l'agenzia Redattore sociale.  
"Quando si viaggia sulle auto blu si rischia di perdere il contatto con la realtà: fare queste assemblee, invece, mi ha permesso di incontrare le associazioni e gli enti che si occupano di immigrazioni. Mi ha colpito la coralità della società civile e degli enti locali nel tipo di critiche alla normativa attuale e nell'indicare la direzione di marcia da seguire. Tradotto: che si discuta in Piemonte o in Campania, il tipo di rilievi che vengono mossi sono molto simili. E che l'interlocutore sia Confindustria, la Caritas o le organizzazioni sindacali, le critiche e le proposte hanno forti margini di vicinanza".

Quali priorità sono emerse in questo mese di incontri con i diversi soggetti?
Rispetto all'ambito legislativo, ci sono le modifiche delle regole che riguardano gli ingressi: il fallimento piu clamoroso della Legge Bossi Fini sta nel fatto di aver impedito l'incontro legale tra domanda e offerta di lavoro. Il secondo punto riguarda i tempi dei permessi di soggiorno che scadono troppo rapidamente, ma anche le modalità di rinnovo che rendono la vita delle persone un percorso ad ostacoli, oltre che intasare gli uffici. Si apre poi la questione del Welfare che riguarda gli immigrati e tutte le politiche di inclusione, a partire dalle questione della lingua, fino ad arrivare al problema della casa e dei servizi. Infine dalle assemblee è emerso il problema delle misure di repressione nei confronti degli immigrati, Cpt compresi. Ma su questo ultimo punto, come è noto, ci sono già proposte di modifica.  
Dopo sette mesi di governo del centrosinistra, la Legge Bossi Fini non è stata ancora toccata. A che punto è il dibattito all'interno della Maggioranza?
Nel Governo c'é il pieno accordo per il superamento dell'attuale legislazione in materia di immigrazione. Stiamo discutendo con il Ministro degli Interni ed entro febbraio formuleremo le proposte di modifica. 
È possibile ipotizzare un ritorno alle sponsorizzazioni previste dalle Legge Turco-Napolitano per controllare e favorire gli ingressi di stranieri nel nostro Paese?
Certo, questo potrebbe essere uno degli elementi da cui partire.  Occorre però capire come muoversi tra sponsor individuali e collettivi. E poi c'é la possibilità di introdurre anche i permessi di soggiorno per studio o lavoro.

Anche il meccanismo di rinnovo sembra non funzionare. Lo dimostrano le lunghe code davanti alla Questura o il difficile reperimento della modulistica agli Uffici postali.
Sono d'accordo con chi chiede un trasferimento di competenze alle Amministrazioni locali. La convenzione con le Poste non riguarda il ministero della Solidarietà sociale, ma è stata stipulata del ministero degli Interni ed è una delle eredità del precedente Governo. Per quanto ci riguarda, stiamo chiedendo che si passi al più presto la responsabilità ai Comuni. 
Secondo l'ultimo Rapporto sull'immigrazione presentato dalla Caritas, tra il 2007 e il 2013 saranno 135mila le domande di pensionamento presentate da stranieri. Molti di loro avranno diritto alla Pensione minima. Quali saranno gli effetti sul bilancio dello Stato?
Non prevedo effetti negativi. Certo, a patto che si regolarizzi il loro lavoro: in questo modo anche l'immigrato paga tasse e contributi, partecipando all'equilibrio dei conti. Il vero nemico del Welfare non è l'immigrato, ma sono l'evasione e l'elusione fiscale. Chi arriva qui a vent'anni e inizia a lavorare, contribuisce al benessere del Paese e determina un saldo attivo. In fondo, per lui lo Stato non ha speso un euro, mentre mandare a scuola un bambino ha un costo.   

A Milano, incontrerà diverse associazioni che proprio in questi giorni si stanno confrontando sull'emergenza nomadi. In che modo il Governo intende affiancare le amministrazioni comunali? L'Opera nomadi nazionale ha chiesto la creazione di un Ufficio interministeriale che si occupi di questo problema. 
Questa è una delle strade percorribili. Lunedì sarò a Milano e potrò avere un confronto con chi da tempo si occupa di questi temi, a cominciare da don  Virginio Colmegna. Con loro vorrei verificare delle possibili soluzioni. Il modello di Milano potrebbe essere esportabile su scala nazionale. 
Questo viaggio per l'Italia le ha permesso di incontrare molte realtà, spesso di disagio e esclusione sociale. Cosa l'ha colpita di più a livello umano?
Forse, i ghetti presenti in alcune città, come Padova, Brescia, Modena. Vorrei impegnarmi in modo particolare per superare queste situazioni: sono realtà veramente intollerabili per un Paese civile. 
I propositi non mancano, ma ci sono i finanziamenti per realizzare tutto ciò?
La Finanziaria ha previsto un fondo di 50 milioni di euro per progetti di inclusione sociale: forse non saranno sufficienti, ma sono già un punto di partenza. E' la prima volta dopo tanti anni che si arriva ad avere un investimento diretto a favore dell'inclusione e non della repressione.

Redattore Sociale


Autore: eps