Raccontano una storia. Anzi no, ne raccontano tante, prendendole dalla strada e dalle situazioni di disagio, facendole scrivere spesso dai diretti interessati. Sono igiornali strada, periodici redatti e distribuiti da senzatetto e “nuovi poveri”. Ogni mese in Italia ne circolano circa cinquantamila copie.
Si tratta di un particolare connubio tra informazione e assistenza, rientra nel cosiddetto giornalismo sociale ed è il mezzo attraverso il quale i senzatetto di città grandi e piccole trovano lo spazio per raccontare le loro storie, descrivere e osservare la società dal loro punto di vista, riconquistare un ambito di attività perduto.
Ogni venditore diretto, a cui è affidata la distribuzione del giornale quando non avviene attraverso le edicole e i punti vendita, ricava in media 50 euro a settimana da questa attività. Non si tratta però di un’entrata fissa: i giornali sono, nella maggior parte dei casi, free press e chi lo riceve può solo fare un’offerta volontaria. Di questa offerta, il distributore restituisce una piccola parte alla redazione per tenere il resto come suo guadagno personale.
Le redazioni dei giornali di strada sparse per l’Italia (MAPPA) sono diciassette: ci lavorano giornalisti professionisti e non, volontari, senzatetto (anche stranieri) e molti giovani. Sono legate a organizzazioni no profit, onlus, cooperative sociali e Caritas diocesane, sono finanziate o autosufficienti. Spesso sono il prolungamento e l’evoluzione di centri d’accoglienza notturni e di unità di strada per l’assistenza ai senza fissa dimora. Tutti i giornali hanno siti internet, blog, pagine Facebook e Twitter.
I GIORNALI DI STRADA IN ITALIA
Il primo giornale di strada nasce nel 1993 a Bologna, si chiama Piazza Grande e coinvolge gli ospiti del dormitorio pubblico notturno Beltrame. “È una forma di riscatto sociale – spiega il direttore Tancredi Leonardo – per i senzatetto come Attilio, che possono disporre di un mezzo per le loro storie e il loro punto di vista . Possono unire comunicazione e reddito, stampiamo cinquemila copie, abbiamo cinquanta venditori e almeno trecento abbonati (con soluzioni dai 15 ai 100 euro, ndr)”.
Il costo di produzione del singolo giornale è 75 centesimi: i venditori comprano le copie che vogliono a questo prezzo e le distribuiscono in strada cercando di ricavarne il massimo. La redazione è formata da un numero di volontari che va da cinque a dieci e “io stesso mi ci sono trovato dentro per caso: sono un giornalista pubblicista e decisi di seguire un laboratorio di giornalismo sociale della città organizzato da Piazza Grande. Da allora non l’ho più lasciato”, ha concluso Tancredi.
“Raccontiamo le storie delle persone nelle terre di mezzo della società”: Terre di mezzo nasce a Milano nel 1994 e vende ottomila copie al prezzo di copertina di 3 euro. Di questi, la metà va agli 80 venditori, l’altra metà rientra alla redazione che si autosostiene.
I distributori sono principalmente senegalesi; una parte è, invece, dell’Europa dell’est: questo testimonia la principale vocazione del giornale per i temi dell’immigrazione.
Nello stesso anno nasce anche Fuori Binario, giornale di strada di Firenze che stampa quattromila copie a numero e che esce in forma mensile e bimestrale a seconda della velocità con cui viene diffuso.
Scarp de’ Tenis (nome che riprende il titolo di una canzone di Enzo Jannacci) nasce nel 1996 a Milano e oggi ha undici redazioni sparse in tutta Italia per un totale di ventimila copie mensili. Il costo di copertina è 3 euro, di cui uno va al venditore e gli altri due tornano alla redazione.
Ai venditori sono anche riservati spazi di scrittura nella pagine del giornale: poesie e storie che vengono retribuite e che restituiscono loro la dimensione del lavoro: “A questo mira il giornale, a trasformare l’elemosina in lavoro – spiega Angela De Rubeis, responsabile della redazione di Rimini- il prezzo di copertina rende il giornale un vero e proprio prodotto editoriale e il venditore un vero e proprio esercente”. Alle spalle del giornale c’è la Caritas Ambrosiana e il direttore centrale è Paolo Brivio.
Nell 2005 a Foggia viene fondato Foglio di Via: l’associazione “Fratelli della Stazione” offre ai senzatetto della città la possibilità di “ritrovare la dignità attraverso il lavoro”, come spiega il direttore Emiliano Moccia. “Stampiamo cinquemila copie, abbiamo quattro distributori fissi e molti di passaggio che guadagnano 40 euro ogni cinquecento copie distribuite: cerchiamo di sopperire alla mancanza di strutture pubbliche”.
Mentre a Padova “il Brontolo” si trasforma in “Pensieri Senza Tetto” (400 copie), il 2006 segna la nascita di Shaker a Roma: “Il nome deriva dall’idea di uno dei redattori, quella di un miscuglio, ‘un’insalata’ di sentimenti”, spiega Alessandro Radicchi, direttore con un passato da matematico: “Stampiamo tremila copiee abbiamo dato vita ad una web tv il cui palinsesto è in espansione”.
Il mensile ha un costo di novantamila euro l’anno e il giornale, in quanto free press, riesce a coprire solo metà della spesa soprattutto grazie agli abbonati, ai simpatizzanti, alla fondazione Roma e alla fondazione Vodafone. I volontari appartengono alla cooperativa sociale Europe Consulting Onlus e al centro diurno Binario 95.
“La stampa nutre i lettori di ciò che vogliono sentire e magari si parla dei senzatetto solo quando muoiono in un sottopassaggio – conclude Radicchi e aggiunge, parlando del welfare italiano, “ai volontari tocca la carità, alle istituzioni tocca risolvere i problemi”.