Ettore dei poveri oggi in scena a Milano


Pubblicato il 03.05.2013 in News Sociale

 

Lo spettacolo mette in scena una giornata insieme a fratel Ettore Boschini, narrata da un gruppo di ex clochard attraverso le marionette della compagnia Carlo Colla & Figli di Milano

 

 

La vita avventurosa ed estrema di fratel Ettore è stata raccontata con servizi televisivi, libri biografici, articoli di giornale, ma mai in teatro. A colmare il vuoto ci hanno pensato gli stessi ospiti delle sue comunità, ovvero gli ex-disperati che hanno conosciuto e amato il “frate degli ultimi”. Con l’aiuto di Emanuele Fant (regista e drammaturgo) e con la consulenza della compagnia Carlo Colla & Figli (antica dinastia di marionettisti), due anni fa è iniziato l’allestimento di un teatro delle marionette all’interno della casa-madre dell’Opera Fratel Ettore, Casa Betania delle Beatitudini di Seveso (MB). Grazie al lavoro quotidiano con alcuni degli ospiti della struttura, si è arrivati a produrre un vero e proprio spettacolo che ha debuttato con successo al Meeting di Rimini 2012.

Ventiquattro ore insieme a Fratel Ettore, tentando di inseguirlo tra i “blitz” nei cunicoli sotterranei della Stazione Centrale, in cerca di tossici, prostitute, alcolisti; passando dal Rifugio del Cuore Immacolato di Maria, due immense volte sotto ai binari trasformate in chiesa–dormitorio; correndo su pullmini scassati, istoriati di immagini sacre e scritte edificanti; visitando il cantiere di Casa Betania, la grande residenza dei poveri in perenne costruzione; incontrando la Provvidenza, sempre in azione, ma anche l’eterno rivale; e poi gli amici, gli aiutanti, i detrattori…

Uno spettacolo non compreso tutto nel rettangolo del boccascena. Il “castelletto” (così si chiama la struttura di un teatro di marionette) è lasciato ben visibile, con le corde e i meccanismi non nascosti. In questo modo si svelano in parte, nella penombra, anche gli speciali manovratori: i poveri stessi. La scelta non ha lo scopo di provocare compassione, o indulgenza verso eventuali errori: serve a esplicitare la continuità tra fratel Ettore e la sua Opera così come è oggi, ad allargare il palcoscenico fino a comprendere lo spettacolare quotidiano che si vive nelle sue comunità. L’allestimento dichiara questa volontà anche nell’uso dei materiali: il teatrino è schermato da pannelli di plexiglass che sono stati una tettoia del Rifugio, le ruote del piccolo pullman in compensato sono state smontate da vecchie sedie a rotelle in uso agli ospiti, i fondali non sono altro che vecchie foto prese dal cassetto del frate e ingrandite, e così via, in un continuo gioco di rimandi.

“Non è uno spettacolo, è un gesto. Ha la forza fisica di una presenza e come accade per l'arte vera, attraverso artifici poveri e geniali giunge a offrire una gran ricchezza di sensi e di significato. Un piccolo grande prodigio che ci porta nel cuore e tra le pieghe di una storia che è eccezionale ma al tempo stesso ci porta a guardare chi siamo sempre, ogni giorno. È il gesto di una comunità, reso grande dalla disponibilità e dalla umiltà dei singoli di servirlo. E questo è l'evento artistico più forte”.


Autore: Davide Rondoni, poeta