I dati della Caritas che assiste nuclei in stato di indigenza oltre a 200 homeless. Le cause: crisi, aumento delle tasse, perdita del lavoro, disoccupazione. Tra gennaio 2011 e luglio 2012 sono state oltre mille le persone aiutate
Novecento famiglie catanesi rischiano da un momento all’altro di perdere la casa a causa dello sfratto esecutivo. È questo il quadro drammatico della città etnea che vanta il quarto posto in Italia per emergenza abitativa. A dirlo è la Caritas di Catania che assiste molti nuclei familiari caduti in stato di indigenza oltre a circa 200 homeless che frequentano centri diurni e notturni. Le cause dell’indigenza sono da ricercare nella crisi economica, nell’aumento delle tasse, nella perdita del lavoro, nella disoccupazione.
I senza dimora che dormono per la strada sono circa 30. A questi si aggiungono tutti coloro che sono accolti nei vari dormitori. C’è il dormitorio maschile della Caritas di via Plebiscito che accoglie 25 persone, il nuovo dormitorio “Dusmet” aperto tre mesi fa con 30 posti letto per far fronte all’emergenza freddo, dato in comodato d’uso dall’ospedale Vittorio Emanuele fino al mese di giugno. Poi c’è il centro di accoglienza di secondo livello h 24 “La locanda del Samaritano” che segue 45 persone di cui 16 donne e alcuni nuclei familiari bisognosi che seguono dei percorsi di inserimento sociale. Infine il dormitorio “Il Faro” in convenzione con il comune con altri 25 posti.
Secondo gli ultimi dati che vanno dal primo gennaio 2011 al 7 luglio 2012, si sono rivolte alla Caritas diocesana oltre 1000 persone, di cui 615 hanno iniziato un percorso nell’ambito del progetto “Vite in salita: Azioni contro le povertà”: il 55,45 per cento sono donne, mentre gli uomini sono il 44,08 per cento. Il 22,22 per cento delle persone manifesta problematiche legate all’abitazione. Sono persone che non riescono a pagare il canone d’affitto mensile, o famiglie che hanno subito uno sfratto e che non riescono a trovare ed affittare un nuovo alloggio perché manca loro la disponibilità economica di pagare la cauzione, che spesso si agire intorno ai 1000 euro come media. Inoltre, alcuni di loro, nonostante siano proprietari dell’immobile, rischiano di veder vanificati i loro sacrifici, perché le banche hanno pignorato la loro abitazione e perché, a seguito della perdita del lavoro, non sono più riusciti a pagare le rate del mutuo contratto proprio per acquistare l’immobile stesso.
Il 73,78 per cento delle persone hanno intrapreso un percorso progettuale di fuoriuscita da una situazione di bisogno e sono di nazionalità italiana, mentre il restante 26,22 per cento proviene da altri paesi quali Romania, Tunisia, Austria, Colombia, Mauritius, Polonia, Senegal. Il 36,01 per cento è disoccupato, ovvero almeno e non riesce a trovare alcuna occupazione. Nel 50,19 per cento dei casi, lavorano sporadicamente e in maniera irregolare. I pensionati rappresentano il 2,68 per cento, e sono percettori di pensione sociale, spesso insufficiente per sostenere le spese familiari. È da sottolineare la difficoltà, sia per gli uomini che per le donne, di trovare lavori “low skill”, ovvero quei lavori per i quali non sono richieste competenze particolari, lavori che fino a qualche mese fa era facile reperire, e che permettevano a molti di loro di poter guadagnare quel poco per sostenere le piccole spese quotidiane. Del gruppo dei disoccupati fanno parte anche persone che hanno visto riconosciuta un’invalidità, e che, nonostante per legge abbiano diritto all’iscrizione delle liste speciali di collocamento, proprio per le loro condizioni di salute non riescono a trovare un’occupazione.
75 persone sono state accolte presso un centro di accoglienza diurna e notturna, con i quali si è avviato un percorso graduale di fuoriuscita da una situazione di grave emarginazione, che nel 35 per cento dei casi è giunto ad una piena autonomia, avendo trovato occupazione e di conseguenza un alloggio privato. Nel periodo invernale, nei giorni in cui c’era l’emergenza freddo, le strutture hanno accolto fino ad un massimo di 80 posti a notte. 108 interventi in sostegno del diritto alla casa; 28 interventi volti a migliorare la condizione abitativa, al fine di rendere più dignitoso l’ambiente familiare; 192 interventi per acquisto libri e materiale scolastico, tasse scolastiche, supporto allo studio, corsi di formazione; 230 interventi a sostegno del budget familiare, attraverso il pagamento di utenze; 633 interventi a sostegno del budget familiare, attraverso voucher per acquisto di vitto; 172 interventi per facilitare il diritto alla salute: acquisto farmaci, visite mediche, cure odontoiatriche, acquisto di occhiali da vista. (set)