Wainer Molteni, fondatore del primo sindacato dei senza fissa dimora 'Clochard alla riscossa', all'Adnkronos: ''Noi italiani 'invisibili' vogliamo votare per essere rappresentati''.Ex responsabile del personale di una catena di supermercati, fallita nel 2004 per bancarotta fraudolenta, ha vissuto 8 anni per strada
Un popolo di 'invisibili', una folla di 'signor nessuno' senza identità. Sono i clochard che 'abitano' le strade del nostro Paese: almeno 43mila per l'Istat, molti di più nella realtà. La città come casa, le stazioni per camera da letto, le biblioteche come salotto. La metà, oltre 20mila, è cittadino italiano ma non ha più un documento che lo attesti, non ha una casa, un lavoro, l'accesso alle cure sanitarie. E alle prossime lezioni non potrà votare.
"Eppure noi, in estreme condizioni di bisogno, dovremmo essere rappresentati e tutelati da chi governa. Siamo italiani ma non ci spettano i fondamentali diritti costituzionali, voto compreso. La politica esca dai Palazzi e scenda in strada a guardare la realta'", dice all'Adnkronos Wainer Molteni, fondatore del primo sindacato dei senza fissa dimora 'Clochard alla riscossa'.
"Quando vieni sfrattato da casa, ti viene congelata la residenza, ti scadono i documenti - spiega Molteni - se non puoi rinnovarli, diventi un 'nessuno', senza più diritti: niente voto, niente assistenza sanitaria, nessun contratto di lavoro e paradossalmente neanche la possibilità di entrare nelle liste dell'assistenza sociale nazionale. E' un cane che si morde la coda", sottolinea Molteni, 40 anni, una laurea alla Statale di Milano, ex responsabile del personale di una catena di supermercati, fallita nel 2004 per bancarotta fraudolenta.
Molteni la strada l'ha vissuta per 8 anni perché, non avendo una famiglia alle spalle, pian piano sono finiti i soldi, ha perso la casa, gli sono scaduti i documenti. Quindi il 'trasloco' nella galleria San Cristoforo di Milano. Ma poi il riscatto, con la fondazione di 'Clochard alla riscossa', l'impegno in difesa dei senzatetto, nonche' l'apertura della fattoria di Serravalle Pistoiese, una piccola azienda agricola con alcune camere per gli ospiti e una pizzeria interna, 70mila metri di terreno, con oltre 500 ulivi, 300 piante da frutto, degli animali e la produzione di marmellate e olio, tutti progetti basati sull'auto-sostegno.
Dunque, sono sempre più numerosi gli italiani che vivono da barboni nelle nostre città. "Se fino a qualche anno fa i clochard erano per il 70-80% immigrati - spiega Molteni - oggi la percentuale è pareggiata, con il 50% di connazionali fra i clochard. E ciò perché, a causa della crisi economica, gli stranieri vengono meno e tanti italiani diventano poveri". I nuovi poveri.
Senzatetto non più 'borderline', bensì gente normale che a un certo punto della vita si ritrova costretta a vivere in strada, "altro che scelta di vita!", ammonisce Molteni.
"Basta con lo stereotipo anni '70, del clochard per scelta, di quello con lo zaino, il sacco a pelo e la chitarra sulle spalle o l'ubriacone che aspetta l'elemosina. Oggi - spiega Molteni - non è assolutamente così, i senzatetto sono persone, sempre più giovani, che si ritrovano loro malgrado tagliate fuori dal mondo del lavoro, plurilaureati o manager, gente con grandi capacità che una volta veniva riconosciute con super stipendi e oggi è in fila alla mensa dei poveri".
Per questo "noi oggi combattiamo contro la politica che non si accorge del paese reale, siamo la voce critica dell'associazionismo e con il nostro sindacato ci battiamo per il riconoscimento del diritto a esistere", aggiunge. "Non ci vuole molto. Basterebbe darci la possibilità di riavere i nostri documenti d'identità o poter essere in lista per l'assegnazione di una casa, e basti pensare che solo a Milano ci sono 4500 appartamenti di edilizia popolare vuoti. Come ce l'ho fatta io, tante persone potrebbero togliersi dalla strada e ricominciare a vivere".
Perciò "alla politica dico: 'scendete dai palazzi, venite per strada a guardare il mondo reale che non conoscete, e provate a mettervi nei panni di chi vive ai margini. Aprite gli occhi - conclude - perché questo Paese, così com'è, non può andare avanti!".