Due milioni di colf per un sistema sociale ''fai da te''


Pubblicato il 02.04.2007 in News Sociale

Inchiesta de Il Sole 24 Ore evidenzia la portata del fenomeno: 700 euro al mese di retribuzione media per un esercito di collaboratrici (80% straniere); 11 miliardi di euro di spesa per le famiglie, artefici di un modello virtuoso ma rischioso
 
Nelle case degli italiani vivono e lavorano due milioni di collaboratrici familiari. E' Il Sole 24 Ore a renderlo noto, attraverso un"inchiesta che ha messo in luce il fenomeno delle colf e l’incidenza sia sul sistema del welfare che sui conti economici delle famiglie.

Secondo il giornale, delle due milioni di colf solo 745 mila sono iscritte all’Inps. In più, l’80% è costituito da straniere e proviene nell’ordine da Romania, Ucraina, Albania e Filippine. Oltre 11 miliardi di euro la spesa complessiva delle famiglie italiane, per una retribuzione media mensile di circa 700 euro a collaboratrice familiare (anche se nel centro-nord si arriva fino a mille euro).

Scendendo ancor più nel dettaglio, secondo l’inchiesta del giornale ammonta a 8 miliardi di euro il reddito sommerso del settore, vale a dire retribuzioni che sfuggono a fisco e Inps, mentre è di 7 miliardi di euro il risparmio delle famiglie, ottenuto affidando gli anziani alle "badanti” piuttosto che alle case di riposo.

Altri numeri interessanti: il 60% delle lavoratrici ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, mentre il 12% è nella classe di età tra i 26 e i 30 anni. Oltre la metà delle straniere, e sposata, vive in Italia e mantiene la famiglia all’estero.

L’inchiesta offre lo spunto anche per una serie di valutazioni. La prima è effettuata da Giuliano Cazzola, secondo cui “l’originale modello italiano tiene insieme, sia pure con notevoli problemi, tre sinergie virtuose: il mantenimento dell’anziano disabile nel contesto familiare, l’integrazione degli immigrati, l’occupazione femminile(…). Lo stesso avviene se si tratta di bambini(…). Ovviamente queste collaboratrici familiari non sono adibite solo al lavoro di cura. Molte svolgono le classiche mansioni da colf: un’attività che non è stata del tutto abbandonata dalle donne italiane (come è accaduto invece per l’assistenza agli anziani). La comune esperienza dimostra che, nel settore, è molto diffusa l’evasione fiscale e contributiva: ancora più se si tratta di lavoratrici italiane (spesso già pensionate o titolari di assegno al nucleo) in quanto le straniere sono interessate ad avere almeno un rapporto regolare (spesso denunciato per un numero di ore inferiore a quello effettivamente prestato) allo scopo di ottenere il permesso di soggiorno”. Dietro tanti numeri e tendenze comunque, come evidenzia il titolo dell’articolo, rimangono “le sinergie virtuose del modello italiano”.

Un modello “fai-da-te”, come viene evidenziato in un’altra parte dell’inchiesta. Intervistato, infatti, Pierangelo Spano del Centro ricerche dell’Università Bocconi afferma: “Le badanti sono una componente rilevante del nostro sistema sociale, ma si tratta di un elemento che sfugge a logiche di pianificazione, monitoraggio e controllo”.

Quella adottata in Italia, comunque, sembra al Sole 24 Ore “una risposta spontanea ed efficiente al problema dell’assistenza degli anziani. “Spontanea perché nel 57,7% dei casi la badante viene contattata attraverso il network personale di parenti e conoscenti e solo nel 15,5% dei casi si arriva a lei attraverso un’agenzia di badanti o un servizio messo a disposizione da enti pubblici. Ed efficiente, perché le famiglie in questo modo riescono a risparmiare rispetto al costo del ricovero in istituti e strutture di cura”.

Ma Spano avverte: “Quella adottata in Italia è una soluzione non ottimale, anche se le famiglie, le badanti e il sistema pubblico possono avere convenienza a perpetuarla. In particolare è fondamentale individuare percorsi per accrescere la professionalità delle badanti, perché negli ultimi tempi si è abbassato il livello dell’assistenza”.
 

 

Redattore Sociale