Circa 16mila le persone accolte nel 2006 dai centri d'ascolto delle Caritas diocesane. Tra gli italiani l'11% ha più di 65 anni, un terzo vive da solo contro il 10% degli stranieri.
"Incontriamo gli ultimi della fila, certamente senza la pretesa di dare una fotografia esaustiva delle povertà nella nostra regione”, ha detto questa mattina don Emanuele Morelli delegato regionale Caritas toscana, presentando a Firenze il dossier sulle povertà accolte nel 2006 dai centri d’ascolto delle Caritas toscane che partecipano al progetto Mirod (messa in rete osservatori diocesani). Un dossier che raccoglie dunque percorsi di fragilità, portando avanti “una provocazione al cambiamento, ad inventare percorsi capaci di far stare l’altro in piedi con le proprie forze – ha precisato don Morelli – ed una proposta per costruire politiche capaci di contrastare i fenomeni di disagio. E’ una sfida nei confronti della società civile ma anche delle comunità ecclesiali: i poveri sono al margine anche nelle chiese, la sfida è affinchè la povertà non rimanga sulla soglie delle comunità ecclesiali”. I sessanta centri d’ascolto che aderiscono all’osservatorio nel 2006 hanno accolto 16.227 persone (circa 800 persone in più rispetto al 2005), di cui il 21,9% italiani (contro il 19% del 2005) e il 78,1% stranieri.
“E’ costante la crescita nella presenza degli italiani – ha evidenziato Stefano Simoni, coordinatore del progetto Mirod, che ha presentato il dossier – e va sottolineata anche la crescita della presenza femminile, 54,7% sul totale delle presenze contro il 52,7% del 2005”, una presenza che tra gli immigrati prevale su quella maschile. Se la fascia di età prevalente tra le 16mila persone è quella che va dai 25 ai 44 anni – “quella cioè delle persone in piena età attiva – ha precisato Simoni – quindi meno considerate dalle politiche sociali rivolte prevalentemente a minori e anziani –si conferma comunque la maggiore anzianità delle presenze italiane e le presenze più giovani tra le persone straniere. Tra gli italiani l’11% ha più di 65 anni e comunque, in generale, si registra anche un tendenziale invecchiamento della popolazione ascoltata. La panoramica sullo stato civile evidenzia che ben 2/3 degli italiani vivono una situazione di vulnerabilità, sono cioè celibi o nubili, oppure vedovi o separati/divorziati.
Risulta coniugato solo il 23,2% degli italiani contro il 51,2% degli stranieri, “ma è anche vero che circa il 45% degli stranieri vive qui senza il coniuge”. Tra i maschi è forte la presenza dei celibi, mentre oltre il 20% delle donne è vedova o separata-divorziata. Andando a vedere il tipo di convivenza emerge dal dossier che un 1/3 degli italiani (il 33%) vive da solo contro il 10% degli stranieri, intendendo dunque non solo la rottura di un legame familiare ma proprio una condizione di effettiva solitudine, che in particolare coinvolge il 30,9% delle donne italiane contro il 69,1% degli uomini italiani. Coerentemente vivono in un nucleo familiare il 68% delle donne contro il 32% degli uomini. Vivono invece senza alloggio il 14% degli italiani (contro il 7% degli stranieri), in alloggi di fortuna il 12%, in equilibrio tra italiani e non, in alloggi popolari il 10% degli italiani (0,6% stranieri). il 30% degli stranieri vive in affitto insieme ad amici o familiari, mentre l’8,2% di loro - badanti, collaboratori domestici – vive con il datore di lavoro.
Redattore Sociale