Diritti globali, ''si torna indietro''. Il giudizio negativo del non profit


Pubblicato il 18.06.2007 in News Sociale

Appello alla classe politica che ''ha ceduto del tutto la sovranità all’economia e ai poteri che contano''. Segio: ''La guerra, che è madre di tutte le povertà, non è né al centro delle politiche né delle notizie''.
 
Milletrecentosessantacinque pagine per consegnare alla classe dirigente e ai mass media una fotografia dell'Italia reale. Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, Cnca, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente, hanno presentato oggi a Roma la quinta edizione del "Rapporto sui diritti globali”, curato dall"Associazione SocietàINformazione e edito da Ediesse. Tredici capitoli affrontano il tema dei diritti spaziando dall’economia alle politiche sui redditi, dal mercato del lavoro alla precarietà, dalla sicurezza sul lavoro al welfare, dalla guerra all’ambiente e altro ancora. Schede tematiche, glossari, dati statistici e riferimenti bibliografici e web arricchiscono una pubblicazione “fondamentale per i media e per i politici”, dice il presidente dell’Arci, Paolo Beni.

“Dal nostro libro emerge un giudizio negativo sullo stato dei diritti globali – dice Sergio Segio, coordinatore della ricerca – su cui misuriamo un ritorno indietro. La guerra, che è madre di tutte le povertà, non è né al centro delle politiche né delle notizie, eppure i 30 conflitti dimenticati attualmente in corso, hanno mietuto oltre 5 milioni e mezzo di vittime, in maggioranza civili”. Segio ha citato l’aumento della povertà in Italia e ha ricordato come questo fenomeno interessi sempre di più i giovani e come sia legato al diffondersi del precariato nel lavoro, all’aumento del costo delle case e degli affitti e al lavoro nero. Sul tema del sociale si è espresso anche Mariano Bottaccio, del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), che ha invocato “un patto sociale”, a partire dalla definizione dei livelli minimi di assistenza previsti dalla legge 328/00 e passando attraverso l’implementazione del Fondo nazionale per la non autosufficienza e lo strumento del reddito minimo di inserimento. Un patto sociale “che rompa il paradigma securitario con cui il sociale è affrontato e spezzi il ciclo di paure generate dalla sempre più diffusa insicurezza”. Sulla stessa corda l’intervento di Paolo Beni, Arci: “Il senso di insicurezza lascia spazio alla cultura dell’egoismo sociale. Servono misure immediate”.

Beni si appella quindi alla classe politica che “ormai ha ceduto del tutto la sovranità all’economia e ai poteri che contano, seguendo un’idea di sviluppo che dimostra con questo rapporto la sua insostenibilità”. E la classe dirigente è al centro anche dell’intervento di Marigia Maulucci responsabilità delle politiche macroeconomiche per la Cgil, che ha partecipato alla presentazione del Rapporto. “C’è una grande domanda di politica – ha detto -, di una politica che lavori per l’interesse generale per davvero, e non facendo finta, scegliendo un gruppo economico sotto il quale collocare le proprie bandiere. La politica deve oggi tornare a dettare le regole”. Della stessa sfida scrive Guglielmo Epifani nella Prefazione: “è solo il vincere questa sfida che può permettere al nostro paese di dare un contributo importante sullo scacchiere internazionale: sia per un’Europa più democratica sia per un assetto degli organismi sovra-nazionali funzionali al multilateralismo e all’affermazione di politiche di pace e progresso per tutti i popoli”.
 

 

Redattore Sociale


Autore: gdg