Dichiarare illegale la povertà entro il 2018: al via le campagne in Italia


Pubblicato il 20.09.2013 in News Sociale

 

Finanza giusta, beni comuni come diritti inalienabili e cittadinanza attiva e inclusiva: dono i temi al centro delle tre campagne che fanno parte dell’iniziativa internazionale “Banning Poverty 2018”. Una trentina le associazioni italiane che ne fanno parte

 

Regolamentazione della finanza, tutela dei beni comuni e promozione di una cittadinanza attiva, sono i  tre temi prioritari dell’iniziativa internazionale “Banning Poverty 2018”, (“Dichiariamo Illegale la Povertà” - Dip) che è stata presentata oggi a Roma. L’iniziativa, che coinvolge una trentina di associazioni in Italia, da Bari a Verona, è ottenere entro il 2018 – data che segna i 70 anni dalla dichiarazione universale dei diritti umani - una risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu con la quale gli Stati membri si impegnano a “mettere fuori legge i fattori strutturali dell’impoverimento del mondo”, invece di limitarsi a “intervenire sulle manifestazioni insopportabili della miseria economica”. L'iniziativa sarà attuata in un numero limitato di paesi (oltre all'Italia, dal 2014 in Belgio, Quèbec, Argentina, Filippine e Malesia) tra il 2013 e il 2017. 

Diverse sono le proposte, riguardanti principalmente il cambiamento del sistema economico globale, che i promotori hanno descritto nel documento di lancio “Liberare la società dall’impoverimento“, che può essere  richiesto alla segreteria della campagna attraverso il suo sito e che hanno articolato in tre diverse campagne: “Mettiamo fuori legge la finanza predatrice”, “Diamo forza ad un’economia dei beni comuni” e “Costruiamo le comunità dei cittadini”.

Tra le proposte dell’iniziativa, che sono state affrontati nell’incontro di oggi, c’è la messa fuori legge del caporalato. Secondo l’economista Riccardo Petrella i poveri dovrebbero essere definiti “impoveriti”, in quanto la loro condizione è il frutto di una società sbagliata che “mercifica il lavoro e l’umano”. Massimo esempio ne è per Petrella il caporalato: “False cooperative, soprattutto nel sud Italia ma non solo, praticano questo sistema: Pur essendo nate per tutelare i lavoratori, li sfruttano”. 

“O la borsa o la vita”, ovvero impedire che siano quotate in borsa società che si occupano di beni essenziali come acqua, il cibo, l’energia, la salute e l’istruzione, è l’obiettivo della Dip, di cui ha parlato l’economista Bruno Amoroso, secondo cui bisogna vietare la speculazione sui beni da cui dipende la vita. L'iniziativa intende sostenere le cause dei movimenti che si sono già sviluppati in Europa contro la mercificazione del vivente, come la campagna internazionale "No Patents on Seeds". Chiudere i Cie (Centri di Identificazione e Espulsione), è l’obiettivo di cui ha parlato l’economista Patrizia Sentinelli, in quanto equipara l’essere migrante a essere delinquente e nega la possibilità di una società realmente “inclusiva”. 

I promotori intendono creare una rete di Comuni e Enti locali che deliberino a favore degli obiettivi della campagna, oltre a portare avanti l'attività di sensibilizzazione attraverso il sito Banningpoverty. (lj)


Fonte: Redattore Sociale