L´antropologa Matilde Callari Galli, curatrice della ricerca: "Soggetti sempre più vulnerabili"
«Siamo andati a cercare i dati grigi, quelli che segnalano nuovi bisogni, nuove criticità, ma che non sempre vengono intercettati». Matilde Callari Galli, antropologa e presidente dell´Istituzione per l´inclusione sociale ha coordinato i lavori da cui è uscita la ricerca della Fondazione Gramsci.
Professoressa, in uno studio sulla povertà ci s´immagina che si vada all´Antoniano o alla Caritas per farsene un quadro. Voi invece avete interpellato anche il mondo economico, i sindacati, i servizi comunali, perché ?
«Siamo partiti da un dato: è cambiata la scena, cioè il contesto urbano. Il pendolarismo, l´inurbamento, le nuove edilizie, le immigrazioni: fenomeni che hanno reso più vulnerabile il territorio e più vulnerabili i soggetti sociali, privati di una rete di rapporti che ora non esistono più. Non ho nessuna nostalgia per la sezione di partito o la parrocchia se non per la loro capacità di creare legami di vicinanza, di solidarietà, anche in una città come Bologna, con una tradizione vivissima invece di questi elementi».
Crisi economica e sfilacciamento sociale, sono questi gli elementi che vi fanno parlare di nuove povertà ?
«Sono i numeri che lo dicono e ancora prima di questa crisi. Quando calano i servizi di cura, quando sempre più ragazzi sono espulsi dal sistema scolastico e rischiano anche di entrare in circuiti illegali,
quando aumentano le richieste di case popolari e gli sfratti hanno una crescita esponenziale, dobbiamo finalmente dirlo che la situazione è drammatica. Sono tutti sensori che misurano la temperatura del bisogno in città e anche Bologna ha la febbre alta. E va costantemente monitorata. Possiamo parlare anche qui di working poor, di chi pur lavorando può avere davanti ugualmente un futuro di povertà».
E la città, la politica, come può reagire a questo fenomeno ?
«Paradossalmente davanti ad un nuovo fenomeno, c´è bisogno di idee nuove. Innanzitutto conoscere davvero quali sono le categorie a rischio. Poi servirebbe ad esempio trovare nuovi valori per suscitare rapporti. Conoscersi e riconoscersi nuovamente dentro relazioni che attualmente sono scomparse».
Autore: LUCA SANCINI
Fonte:
La Repubblica Bologna