L’ex insegnante, i migranti e chi è stato rifiutato dalla famiglia. Sono alcune delle 29 persone ospitate in una palestra per l'emergenza freddo a Palermo. Aldo Melilli: “Anche se il percorso è lungo iniziano a sentirsi accolti più che assistiti”
PALERMO – Maurizio, Giovanni, Tania sono i nomi di alcune persone tra quelle che sono state finora accolte nella struttura dedicata a chi non ha una casa per fronteggiare l’emergenza freddo. Si tratta di alcuni locali di una palestra, che non erano fruibili agli studenti da cinque anni, e che il comune ha chiesto temporaneamente in prestito all’istituto comprensivo M. Amari – Roncalli – Ferrara, in attesa di completare le fasi per l’apertura di un’altra struttura più grande. Nonostante ieri fosse stato formalmente l’ultimo giorno della concessione in prestito della palestra tutto lascia pensare che tra l’istituto scolastico e il comune ci sia l’intenzione, anche se ancora non ufficializzata, di proseguire il servizio. Tra le persone accolte ci sono i casi più vari: c’è l’ex insegnante buttato fuori dalla famiglia, c’è chi ha una disabilità forse psichica, ci sono i giovanissimi migranti africani insieme a quelli italiani e pure gli storici anziani senzatetto che vagano ogni giorno per le strade della città in cerca di qualcosa.
Nello storico quartiere di piazza Magione, poco distante dalla stazione centrale, è tutto buio e a brillare ci sono solo le luci della palestra dove da due settimane, sono stati ospitati per la notte 29 senza dimora. Sono passate da poco le 20 ed ad accogliermi nell’atrio esterno all’edificio, oltre ai volontari, ci sono anche due ragazzi ghanesi, un poco brilli, che sorridenti si presentano subito: Agostino da 5 anni in Italia che viene da Vicenza e Filippo, da 13 anni nel nostro Paese che ha vissuto a Mantova e adesso è da tre mesi per la strada. Superato l’ampio cortile centrale si entra subito nel grande stanzone della palestra dove in maniera circolare sono sistemati per il momento 28 letti che non sono assegnati sempre alle stesse persone. Degli ospiti la metà è di nazionalità straniera, prevalentemente africana. Ci sono pure tre donne italiane di cui una molto giovane che sembra non stare molto bene perchè piange ed è molto agitata.
C’è Maurizio, un ex insegnante di un centro professionale, separato, che è stato buttato fuori dalla famiglia e prima viveva in macchina: laureato in giurisprudenza, parla con un linguaggio abbastanza forbito. “Mantengo la mia ex moglie, ho due figli di cui una laureata – racconta -. Sono invalido al 100% e sono qua perché dopo avere litigato con la mia famiglia ho scelto di allontanarmi”. Giovanni ha 32 anni e dalla luminosità dei suoi occhi si intuisce che vuole parlare. È palermitano ma viene da Milano dove viveva con la madre che è morta per una malattia. Dopo avere vissuto con la nonna adesso è rimasto solo e spera al più presto di trovare un lavoro come dice lui ‘onesto’. “Ho dormito per una settima in un vagone abbandonato – racconta - ed è stato durissimo non solo per il freddo ma anche per i continui controlli della polizia anche se non ho mai rubato. Qui mi sono ambientato subito e mi trovo bene. Vorrei tanto una lavoro per rifarmi una vita”.
Incontriamo pure Tania, 46 anni, con pochissimi denti, che ci fa vedere al cellulare la foto del suo nipotino che vive a Venezia. Tania ha tre figli di cui due vivono in casa famiglia, i suoi occhi sono tristi e parla poco lasciando intendere che ha qualche disagio. Per lei c’è, infatti, il disagio psicologico di essere stata rifiutata dalla famiglia. “Voglio sottolineare che non vivevo prima di adesso per la strada ma da alcuni parenti che adesso non mi hanno più voluta”. Accanto a lei c’è Giovanni di 39 anni, biondo con gli occhi azzurri, anche lui dall’equilibrio piuttosto fragile, che racconta di essere arrivato da Mantova dopo avere litigato con il cognato che lo ha buttato fuori casa. “Sono da 4 mesi a Palermo e mi trovo bene – dice -. In questo posto si sta meglio che dentro la stazione centrale dove c’è troppo freddo, confusione e sporcizia. Spero di trovare un lavoro”. Nel gruppo degli anziani storici senzatetto c’è Mimmo di 60 anni da sempre con gravi problemi di alcol. “Stasera ho deciso di venire qua e spero che ci sia un posto anche per me perché oggi sono molto stanco e non ce la faccio più - dice in dialetto siciliano -. Per ora sono seduto in una sedia e non mi sembra vero”.
La struttura di accoglienza notturna, aperta dalle 20 fino alle 8 del giorno successivo, dispone di un ambiente molto grande dove per il momento sono stati inseriti 28 posti letto ma che potrebbero aumentare a secondo della necessità. La palestra è munita anche di tre wc, sei lavabi e sei docce con acqua calda. A chi trascorre la notte presto verrà dato anche un kit igienico–personale. A trascorrere la notte con i clochard sono a turno due volontari appartenenti al gruppo di associazioni che si occupa di questa emergenza. Le realtà sociali coinvolte a vario livello sono per il momento: l’organizzazione per la protezione civile ‘leAli’, l’associazione ‘La danza delle ombre’, la comunità di S.Egidio, la Caritas, il centro S.Chiara, un gruppo di frati minori francescani e l’associazione Ius Vitae”. “Fino a questo momento siamo riusciti a non fare mancare l’indispensabile – dice Aldo Melilli dell’associazione “leAli”-. Le persone ospitate sanno che si tratta di una struttura provvisoria. Ci siamo battuti affinché ognuno di loro avesse un letto con coperta e cuscino e non un sacco a pelo. Abbiamo iniziato con 25 posti letto che adesso sono diventati 29, se ci sarà necessità possiamo arrivare anche a 50”. “Anche se il percorso è lungo percepiamo che stanno iniziando a sentirsi più che assistiti accolti – continua -. Alcuni sappiamo che sono seguiti durante il giorno da altre associazioni. Si spera che per loro ci sia un futuro diverso”.