Da poveri si vive male e meno


Pubblicato il 14.02.2006 in News Sociale

“L’aspettativa di vita di una persona nata in un quartiere disagiato? È inferiore di 10 anni rispetto a quella di chi viene alla luce in un quartiere benestante”

Lo afferma Luigi Toma, dirigente medico presso la Struttura di medicina delle migrazioni dell’ospedale San Gallicano. Per far fronte a queste problematiche, che spesso colpiscono gli immigrati quali fascia debole della popolazione, la Regione Lazio ha individuato nell’Istituto il centro di riferimento per la formazione di mediatori culturali. “La povertà non riguarda, come dimostrano i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, solo i paesi meno sviluppati, ma anche le nostre stesse città europee. È necessario quindi, per ovviare a questo fenomeno di globalizzazione della povertà, una stretta collaborazione tra servizi pubblici e privati sociali per individuare progetti d’intervento comune”, ha auspicato Toma, intervenendo nei giorni scorsi al convegno sul tema “Povertà, salute e sviluppo in una società globalizzata” svoltosi nel corso della manifestazione “Sanit” presso la Fiera di Roma.

Anche Enrico Materia dell’Agenzia di Sanità pubblica della Regione Lazio ha evidenzato come il fenomeno della povertà sia strettamente interconnesso al livello di ricchezza e di sviluppo di una società. Quindi la figura del mediatore linguistico-culturale assume importanza per chi, dopo aver abbandonato il suo paese di origine, si trova a far fronte a nuove problematiche sentendosi il più delle volte disorientato. Presso il San Gallicano diversi mediatori operano presso lo “Sportello sociale” dove l’immigrato viene assistito non solo come paziente, da personale medico-sanitario, ma anche come persona.

Inoltre l’Istituto San Gallicano, come ha illustrato durante il convegno il direttore scientifico Mauro Picardo, ha attivato nei paesi in via di sviluppo diversi progetti, ad esempio l’organizzazione di un congresso internazionale di dermatologia in programma per il prossimo autunno nel Tigray, zona interposta tra i confini etiopici e quelli eritrei. Proprio in Etiopia, inoltre, in collaborazione con l’Istituto internazionale di scienze mediche, antropologiche e sociali (Iismas), l’ospedale romano svolge attività di sostegno sanitario, mediante l’Ospedale civile di Makallè, e di formazione, in accordo con l’università di Adis Abeba, di personale medico nel settore dermatologico.


Autore: lab
Fonte: Redattore Sociale