Crisi. Immigrati e famiglie cercano aiuto agli "Help center" di Ferrovie dello Stato


Pubblicato il 24.07.2013 in Rete Onds

La crisi non allenta la sua morsa e i poveri sono dunque sempre più numerosi. Dalle statistiche riportate dall’Osservatorio nazionale sul disagio e sulla solidarietà (Onds), nelle stazioni italiane risulta che nel 2012, 26 mila persone abbiano chiesto aiuto presso i 14 "Help center" attivi nelle Grandi stazioni italiane. Al microfono di Daniel Ienciu, il direttore nazionale dell’Onds della Stazione Termini di Roma, Alessandro Radicchi, racconta la missione dell’Onds 

R. – Parlare oggi di povertà in genere lo si fa solamente nei momenti in cui quella povertà diventa poi un dramma. Noi lo vediamo in modo particolare nelle stazioni, con l’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà. Un progetto realizzato dalle Ferrovie dello Stato italiane, assieme all’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), la Cooperativa "Europe Consulting" ed altri 15 partner sul territorio nazionale, organizzazioni del terzo settore impegnate nell’assistenza alle persone bisognose. Ma anche istituzioni, quindi Comuni, che si mettono in sinergia con il modello dell’Osservatorio e cercano di proporre una soluzione per persone che hanno problemi di povertà nelle stazioni. 

D. – In cosa consiste l’aiuto che date a queste persone? Riuscite a far fronte con le risorse che avete a disposizione alla loro domanda di aiuto?

R. – Le risorse del sociale sono crollate drasticamente e noi nell’ultimo anno e mezzo, due anni, abbiamo visto un continuo chiudere di organismi che si occupano di persone senza dimora. Chiaramente, soprattutto nel caso di lavoro con persone professioniste e non solo – anche con volontari – questo vuol dire che si creano veri e propri buchi di assistenza nelle città. Come accennavo prima, l’assistenza a un persona senza dimora non è solamente portargli un panino e una coperta, ma è molto di più. Fortunatamente – in particolare in Italia – noi siamo un Paese buono e ricco di spirito. In questo momento in particolare, devo dire che abbiamo un “faro” che ci giuda – indipendentemente che le organizzazioni siano cattoliche o meno – esempi come quelli che dà Papa Francesco, quale quello di andare a Lampedusa e testimoniare, fare un gesto politico così importante sicuramente a noi dà speranza. Una speranza che poi ovviamente speriamo si trasformi in supporto economico e quindi orienti le politiche a capire che questi problemi devono essere presi come il fondamento per far crescere il nostro Paese.

D. – Avendo la possibilità di lanciare un grido di aiuto, a chi lo rivolgerebbe?

R. – Oltre ovviamente a rivolgerlo ai governanti, bisognerebbe pensare a soluzioni intelligenti per poter aiutare lo sviluppo del welfare – questo è l’aiuto più generale che io posso dare alla politica – perché i finanziamenti ci sono e ci sono anche tante belle idee. Credo che bisognerebbe “ascoltare la strada” e sentire i poveri che cosa hanno da dire.

D. – Ci racconta il volto delle persone, dei poveri con cui avete a che fare?

R. – Sono principalmente stranieri, in particolare nelle stazioni ferroviarie: abbiamo registrato che nelle stazioni c’è il 74% di stranieri, sono migranti che scelgono di andar via dal loro Paese per trovare una vita migliore o di scappare dal loro Paese e giungono nelle stazioni. In genere, abbiamo immigrati giovani – dai 18 ai 30-40 anni – e italiani più anziani, in particolare – ritorniamo qui al discorso della crisi – quelle persone che hanno perso il lavoro, hanno avuto un dramma in famiglia, non sono ancora arrivati all’età della pensione e non riescono a trovare un altro lavoro.

D. – Ci sono anche famiglie?

R. – Ci sono diverse famiglie, che ovviamente si cerca di tutelare in maniera maggiore, soprattutto famiglie con bambini piccoli. In particolare, abbiamo anche diverse famiglie di persone immigrate che giungono nel nostro Paese.

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