Così funziona il ''Reddito di promozione sociale''. Nove comuni contro la povertà


Pubblicato il 04.06.2007 in News Sociale

Hanno dai 21 ai 50 anni, sono poveri e senza tutela: disoccupati over 40, donne sole con figli, giovani senza titolo di studio e malati psichici. Progetto di 9 comuni della cintura est di Milano per favorirne l'inserimento lavorativo.
 
Sono i nuovi poveri e non ci sono leggi che li tutelano: disoccupati over 40, donne sole con figli, giovani senza titolo di studio, persone con problemi psicologici. È soprattutto di loro che dal 2004 si è occupato il progetto "Reddito di promozione sociale", promosso da nove comuni della cintura est di Milano (Cassina de' Pecchi, Cernusco sul Naviglio, Bussero, Gorgonzola, Pessano con Bornago, Carugate, Bellinzago Lombardo, Gessate e Cambiago; ndr). In tre anni gli operatori del consorzio Cs&l Consorzio Sociale, che gestiscono il progetto, hanno seguito 80 persone: 42 erano "poveri non tutelati", dai 21 ai 50 anni, per i quali non esistono leggi che li aiutino a trovare un lavoro. "Per chi è invalido c'è il collocamento obbligatorio -spiega Silvia Mattavelli, coordinatrice del progetto-. Per la donna sola con figli, per chi perde il lavoro dopo i 40 anni o per chi ha problemi psicologici non certificati non c'è nulla che possa aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro, pur essendo persone svantaggiate". Oltre che dei "poveri non tutelati", il Progetto si è occupato di giovani con problemi di tossicodipendenza o alcolismo, di malati mentali e di disabili.


Delle 80 persone seguite, 22 hanno trovato un lavoro, 37 stanno facendo tirocini e 21, che erano in situazioni molto difficili, sono stati presi in carico dai servizi sociali dei singoli comuni. "Sono persone non in grado per ora di lavorare - aggiunge Silvia Mattavelli -. In questi casi è necessario prima garantire un sostegno e cure appropriate e poi iniziare un percorso per l'inserimento lavorativo". Per chi invece un lavoro poteva farlo, si sono aperte le porte delle imprese della zona. "Solo in due casi l'impiego è stato offerto da una cooperativa sociale - sottolinea Silvia Mattavelli -. Negli altri casi sono state aziende profit: segno che anche le persone svantaggiate possono essere competitive se aiutate". Il metodo usato per gli inserimenti lavorativi è quello di "imparare a lavorare lavorando": ognuno ha seguito infatti tirocini di formazione in aziende diverse da quelle che poi li hanno assunti. "Esistono diversi generi di tirocini -spiega Silvia Mattaveli-. Per alcuni giovani senza titoli di studio, per esempio, abbiamo dovuto pensare a tirocini che li educassero al rispetto degli orari, a tenere buoni rapporti con i colleghi di lavoro, a rispettare gli ordini. In situazioni come queste, bisogna individuare l'azienda o la cooperativa sociale adatta, che sappia avere questa attenzione educativa nei confronti del ragazzo".


Il progetto finora è costato circa 100 mila euro all'anno, poco più di 10 mila euro per comune. "Il numero dei 'poveri non tutelati' sta aumentando - sottolinea Silvia Mattavelli -. Occorrono progetti come il nostro e nuove leggi che li tutelino. Altrimenti finiranno per pesare sulle amministrazioni comunali con costi molto elevati".

I risultati del progetto "Reddito di promozione sociale" saranno presentati domani, alla Spazio Intergenerazionale di Gorgonzola (via Oberdan, 83; ndr), durante il convegno "Lavoro in vetta. Tre anni di integrazione socio-lavorativa", organizzato da Cs&l. Per informazioni: [email protected]
 

 

Redattore Sociale