Centri di salute mentale potenziati e sempre aperti. L'Unasam lancia la sfida


Pubblicato il 05.01.2007 in News Sociale

Parla la presidente, Gisella Trincas. I problemi psichiatrici? ''Più che di un aumento si tratta di una sorta di allarme terroristico, che crea disagio''. E l'uso di farmaci è aumentato del 280% tra i ragazzi e del 75% tra gli adulti.

Il 9 gennaio si terrà a Roma, nella Sala della Protomoteca, un incontro seminariale dal titolo “La salute mentale: questioni inderogabili” organizzato dall'Unasam (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale) al quale sono stati invitati a prendere parte, tra i tanti ospiti, anche il ministro della Salute Livia Turco, il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero, il ministro delle Politiche per la Famiglia Rosy Bindi  e il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Il Seminario ha lo scopo di mettere al centro del confronto istituzionale il punto di vista dei familiari sulle luci e tante ombre della Psichiatria Italiana. Ne abbiamo parlato con Gisella Trincas, presidente nazionale dell'Unasam.

Dottoressa Trincas, il titolo del seminario fa riferimento alle “questioni inderogabili” sulla salute mentale. Quali sono i problemi che non possono più attendere?

In Italia siamo fortemente in ritardo rispetto a una compiuta attuazione della legge di riforma psichiatrica, nonostante i venti anni di battaglie condotte dalle associazioni. La nostra richiesta al forum verterà sul potenziamento dei servizi territoriali per l’effettiva presa in carico globale dei pazienti, con interventi domiciliari e sostegno alle famiglie e l’istituzione di percorsi di ripresa e di riabilitazione nel proprio territorio di appartenenza. Chiediamo che i centri di salute mentale restino attivi 24 ore su 24, sette giorni su sette: solo così il servizio sarebbe in grado di gestire le emergenze ma anche di costruire percorsi reali che portino la persona alla ripresa totale.

Bisogna provare a intervenire, anche con la collaborazione di Aziende sanitarie, comuni e associazioni per sanare tutte le difficoltà, ma soprattutto bisogna assolutamente bloccare ogni tipo di intervento manicomiale.

Perché, ancora oggi esistono interventi di questo tipo?

In diverse parti del nostro Paese: porte chiuse, sistemi di contenzione, elettroshock. Sono sistemi che devono essere in qualsiasi modo banditi. Le persone che hanno una sofferenza mentale devono svolgere il loro percorso in una condizione di normalità, essere presi in cura in luoghi alternativi alla famiglia e come tali devono essere inseriti in contesti di vita reale, con porte aperte che permettano il contatto con l’esterno, non legati con le catene. Non possono essere più concepite e utilizzate pratiche come la contenzione: sono necessarie altre modalità di intervento. Questo è il parere non solo delle associazioni e dei familiari di persone con disagio mentale, ma anche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Poco fa accennava all’elettroshock. Qualche mese fa dalle pagine un quotidiano sardo è nata una polemica a riguardo di questo tipo di intervento. Alcuni medici, come lo psichiatra greco Athanasios Koukoupolos e lo psichiatra italiano Leonardo Tondo, ritengono che questo sia un metodo non solo efficace, ma anche decisamente migliore e meno dannoso di molte terapie farmacologiche attualmente usate…

Sono assolutamente contraria all’uso dell’elettroshock, così come è dello stesso avviso l’attuale Governo. E’ anche questa una pratica manicomiale, bandita ormai da molto tempo in molti paesi. Anche io ritengo che sia meno dannosa di alcuni trattamenti farmacologici pesanti che possono arrecare danni ancora peggiori alle persone con disagio mentale. Ma, come familiari di persone malate e come associazione, abbiamo centinaia di testimonianze di persone alle quali l’elettroshock ha fatto male, cui ha arrecato danni ancora peggiori. D’altronde non c’è ancora un’evidenza scientifica sulle cause della malattia mentale: tra le varie cause che gli studiosi ancora oggi adducono, c’è il fattore ambientale. Se è veramente così, allora non possono essere sicuramente delle scariche elettriche a cambiare il vissuto di una persona o ad alleviare le sue sofferenze. L’elettroshock è un residuo di barbarie da eliminare.

Di recente si è svolto a Cagliari un convegno internazionale sulla psichiatria. Alcuni scienziati hanno sostenuto che esistono delle cause genetiche alla base di alcune malattie, quali la depressione, il bipolarismo e l’autismo, ma anche come la bulimia e l’anoressia.  Cosa ne pensa?

Ci vorrebbero delle evidenze scientifiche che ancora non ci sono. Se devo pensare alle mia esperienza, il vissuto gioca un ruolo fondamentale. Proprio per questo, a maggior ragione, riguardo alla salute mentale sono necessarie molte energie, molte risorse, ma soprattutto gli sforzi e l’impegno di ciascuna parte.

Cosa pensa della polemica attuale sulla prescrizione di psicofarmaci negli adolescenti  e bambini? Per alcuni medici è un delitto, per altri è un delitto non darli quando i pazienti sono gravi…

Sono assolutamente contraria, soprattutto perché anche nel nostro Paese c’è stato un utilizzo esponenziale di psicofarmaci prescritti ai ragazzini, pari addirittura al 280 per cento. Questo è il frutto del nostro sistema sociale, per il quale abbiamo sempre fretta: è più veloce e semplice prescrivere una pillola che interrogarsi sulle possibili e molteplici cause di una malattia. Anche tra gli adulti, l’uso dei psicofarmaci è cresciuto dal 2000 al 2003 del 75 per cento. Eppure in alcuni casi essi sono inibitori di altre funzioni – come quella sessuale - e molti pazienti preferiscono non assumerli, perché negano un’esistenza normale alle persone con disagio mentale. Dobbiamo trovare altre vie, senza con questo demonizzare i farmaci che talvolta sono molto importanti.

Qual è la situazione riguardo all’assistenza nel nostro paese?

Finalmente si sta mettendo in piedi un sistema territoriale capillare, ma è importante capire a questo punto come funziona il sistema e quali parte del territorio restano scoperte: molti dei servizi attivati, come i Centri di salute mentale operano attualmente come ambulatori, mentre dovrebbero rimanere aperti sulle 24 ore.

E le famiglie, come vivono oggi il problema del disagio mentale?

Ci sono ancora dei grossi problemi a livello nazionale perché i familiari sono coloro che devono sopportare un carico assistenziale di proporzioni eccessive. Il forum vuole essere anche un confronto su questo punto di vista, un momento di condivisione di problemi e di proposte sul processo di cambiamento da attuare su tutto il territorio italiano.

Qualcuno dice che i problemi mentali sono sempre in aumento e che la situazione è davvero preoccupante.

Più che di un aumento reale, mi pare che si tratti di una sorta di allarme terroristico che crea spavento in particolare nei giovani. Se mi giro intorno vedo persone che hanno difficoltà a mantenere rapporti sociali dentro certi binari. Ma non è tipico della nostra epoca; questi problemi sono sempre esistiti. Non dobbiamo enfatizzare troppo situazioni di conflitto di per sé normali ed etichettarle come “il male di vivere”. Penso invece che sia nostro compito e di tutta la società risolvere altri problemi, come quello della disoccupazione: non avere certezza di un futuro, ad esempio, è a sua volta causa di disagio.

Ma nell’immaginario collettico chi soffre di disagio mentale viene ancora considerato un  “matto”?

Purtroppo c’è ancora un grosso problema culturale da portare avanti.. Nell’immaginario collettivo alle persone affette da malattia mentale è associata ancora un’immagine molto forte, i malati vengono considerati diversi da noi. Ci vuole l’impegno di tutti per abbattere queste barriere. Certo, se ancora qualcuno pensa che sia solo un problema genetico, allora il discorso si complica: continua a perpetuarsi l’idea -  purtroppo diffusa – che esitano intere “famiglie di matti”. E invece esiste un incredibile mondo di sogni, di passioni, di vita e di racconti delle persone malate che dimostrano come, anche dalla malattia mentale, si possa venirne fuori e guarire.

 

Redattore Sociale


Autore: Valentina Careddu