C'è in gioco la povertà: un'occasione per riflettere sul disagio e l'emarginazione sociale


Pubblicato il 30.03.2011 in News Sociale

Diritti, inclusione sociale e formazione in primo piano nel progetto “C'è in gioco la povertà”, che ha ufficialmente terminato le attività martedì 29 marzo, con una conferenza stampa. Realizzato dall’Associazione Avvocato di strada Onlus con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali e della Fio.PSD, Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora, il progetto ha visto la realizzazione di numerose giornate pubbliche di formazione, informazione e sensibilizzazione aperti a tutta la cittadinanza di varie città italiane.

“L'anno europeo 2010 contro la povertà e l'esclusione sociale – ha sottolineato Paolo Pezzana, Presidente della Fio.PSD – non ha cambiato le cose per i poveri in Europa, ma sicuramente è stata un'occasione preziosa per intercettare i piccoli segnali di cambiamento”. Secondo il presidente Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora, ci sono due segnali importanti da valutare nello scenario italiano: uno viene dall'importante e concreta proposta di introduzione di un reddito minimo per le persone in stato di povertà assoluta attraverso la riforma della social card. Il secondo segnale viene da una recentissima delibera del consiglio comunale di Milano con una convergenza bipartisan, con la quale si emenda il bilancio previsionale 2011 introducendo uno stanziamento ulteriore di risorse per 250 mila euro, finalizzati alla realizzazione di posti di seconda accoglienza per le persone senza dimora. “Se continuiamo a crederci e a mettere al centro la rete costruita in quasi trent'anni di attività - ha concluso Pezzana – non è detto che tutto sia perduto”.

Gli eventi realizzati nell'ambito del progetto “C'è in gioco la povertà” hanno incluso, infatti, momenti a carattere informativo generale, fruibili da tutta la cittadinanza e momenti di formazione frontale e “laboratoriale” più specificatamente rivolti agli addetti ai lavori.

E di reinserimento sociale e di garanzie alle fasce più deboli della società ne ha parlato anche Claudio Cecchini, assessore alle Politiche sociali e della famiglia della Provincia di Roma. “In un momento così critico per la nostra società – afferma l'assessore – ci rendiamo conto che i casi di bisogno e le situazioni di fragilità, nel nostro Paese, non diminuiscono. Da parte nostra, fatichiamo a mantenere i servizi attivi. I fondi per le politiche sociali negli ultimi anni si sono ridotti del 68,3 %, c'è stato un vero e proprio taglio orizzontale. Sul sistema locale la pressione è in aumento. È in corso una destrutturazione del sistema: c'è un ritorno pauroso all'assistenzialismo. Ritorna in auge un approccio di tipo caritatevole verso i più deboli e si abbandona quello che era stato faticosamente raggiunto negli anni passati: un'istituzione che salvaguardia i diritti e la centralità della persona”.

Alla conferenza stampa di chiusura del progetto “C'è in gioco la povertà” è seguito un workshop, fatto di riflessioni e dibattito sul tema dell'esclusione sociale e dell'homelessness, con il racconto di esperienze dirette degli enti che lavorano quotidianamente con le persone senza dimora.

La dott.ssa Cristina Berliri dirigente della Divisione II – Politiche per l’inclusione e la promozione della coesione sociale – del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – ha ribadito le linee guida che il Ministero intende seguire in questo settore. “Innanzitutto – afferma Berliri – stiamo progettando una ridefinizione dello strumento social card e l'idea di coinvolgere direttamente gli enti no profit affinché il bonus possa raggiungere un target più ampio; in secondo luogo incentivare il mercato del lavoro femminile, per far sì che nelle famiglie possa entrare un secondo reddito, che sicuramente fa la differenza”.

E una testimonianza importante viene anche dal mondo delle stazioni, microcosmi cittadini in cui il disagio trova molto spesso dimora. “L'inclusione sociale – afferma Amedeo Piva, responsabile Politiche Sociali delle Ferrovie dello Stato – resta incompiuta fintanto che non si mette in atto un'inclusione lavorativa. Le stazioni sono il termometro locale di ciò che avviene nelle città. Lo scorso anno, negli Help Center della rete dell'Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà nelle stazioni sono state prese in carico 13.252 persone, che si sono rivolti agli sportelli nelle stazioni per chiedere un orientamento e, di questi, il 35 % solleva il problema dell'occupazione”. “Da questa esigenza – ha concluso Piva – partirà prossimamente il progetto internazionale 'Work in Station', che vede direttamente coinvolte le Ferrovie dello Stato e gli enti no profit che lavorano con le persone senza dimora”.


Autore: Valentina Di Fato
Fonte: Shaker

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