Cambiata radicalmente la tipologia dei migranti trattenuti nel Cpt di Bologna


Pubblicato il 28.08.2006 in News Sociale

Ora la maggioranza proviene dal carcere. I riscontri di Katia Zanotti, della Commissione Affari sociali della Camera.

Il Cpt, finché esiste, non può essere abbandonato a se stesso. Èl'appello che lancia l'onorevole Katia Zanotti, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Affari sociali alla Camera, dopo avere visitato il Centro di permanenza temporanea di Bologna per verificarne la situazione in seguito all’episodio della morte di un migrante per overdose nei primi giorni di agosto. “È cambiata radicalmente, almeno a Bologna in questo momento, la tipologia dei migranti trattenuti -  spiega la parlamentare dei Ds – : non sono più, infatti, in maggioranza clandestini non identificati o privi del permesso di soggiorno. In altre visite incontravo prevalentemente, e purtroppo, badanti o lavoratori in nero presi direttamente sul posto di lavoro e con la tuta ancora addosso. Invece, fra gli uomini presenti ora, 60 in tutto, la maggioranza proviene dal carcere, molti sono tossicodipendenti e alcuni di questi con forte dipendenza da farmaci. In particolare, sono 24 i trattenuti tossicodipendenti che dentro il Cpt sono sotto terapia psicotropa”. Questo, spiega Katia Zanotti, “determina una situazione a forte rischio per le dinamiche interne che si producono anche nel rapporto con gli operatori a cui capita, e non infrequentemente, di subire comportamenti molto aggressivi”.

“Nel corso della visita e attraverso un colloquio con i medici, che sono 11 e che si alternano nelle 24 ore, ho potuto appurare il reale stato di gravità della situazione e la forte preoccupazione degli operatori – prosegue la deputata bolognese. - In buona sostanza é possibile che la droga continui ad arrivare all’interno del Cpt e che i rischi di overdose siano ancora oggi tutt’altro che remoti. Da dove arriva, chi e come la porta dentro? Il ragazzo morto i primi di agosto non sembra classificabile come episodio isolato”. Katia Zanotti ha spiegato inoltre che all’interno del Cpt di Bologna, con l’intervento di “Sos donna”, si sta facendo un lavoro di informazione, dedicato alle migranti, sul percorso di fuoriuscita dalla tratta della prostituzione. La parlamentare chiede infine che venga aperto l’accesso ai Cpt, ora riservato ai soli parlamentari, anche alle istituzioni locali e alla stampa. “E’ auspicabile – aggiunge - che il Governo, che ha messo al lavoro una Commissione che sta svolgendo sopralluoghi in tutti i Cpt d’Italia, fra i primi atti assuma quello di aprire le porte dei Cpt. Rendere trasparente questo luogo significherebbe innanzitutto toglierlo da quella agghiacciante riservatezza in cui vive e quindi permettere alle istituzioni locali, al di là e oltre le loro competenze, che per legge sono inesistenti, di assumersi un impegno. Perché i Cpt, così come sono, rimangono luoghi di non diritto, di negazione delle libertà personali per una irregolarità amministrativa e uno dei principali strumenti di attuazione delle politiche repressive nei confronti dei migranti”.

 

Redattore Sociale


Autore: en