"Avvocato di strada". Intervista al presidente dell’associazione che tutela le persone senza dimora


Pubblicato il 06.10.2012 in News Sociale

 

Intervista all'Avvocato Antonio Mumolo, fondatore e presidente dell'associazione "Avvocato di strada". A cura di Luchino Galli, blogger e mediattivista.  Avvocato Mumolo, quando nasce l’Associazione “Avvocato di strada” e quali finalità persegue?

Il progetto "Avvocato di strada" è nato nel 2001 all'interno dell'Associazione bolognese Piazza Grande, di cui sono socio fondatore, e che dal 1994 con vari progetti sostiene le persone che vivono in strada in situazioni di forte marginalità sociale. Piazza Grande ha fondato il primo giornale di strada italiano, scritto, redatto e venduto da persone senza dimora, ha creato due Cooperative Sociali, “La Strada” di Piazza Grande che si occupa di inserimento lavorativo e gestisce dormitori comunali e bagni pubblici, e "Fare Mondi" una cooperativa che realizza sgomberi e traslochi, e l'Associazione teatrale di Promozione sociale "Fraternal Compagnia" che fa recitare insieme senza dimora e persone che non provengono dal disagio. Principio guida che permea di sé tutte le iniziative di Piazza Grande è la convinzione che solo attraverso l’autorganizzazione e la ricerca di nuove strategie di intervento sociale volte a superare la propria condizione di utenti-oggetti, le persone possono diventare soggetti attivi, propositivi e capaci di gestire risposte innovative di superamento del proprio disagio socio-economico. All'interno di Piazza Grande ci eravamo resi conto che in poco tempo chi vive in strada finisce per accumulare varie problematiche legali che di fatto ne possono ostacolare il ritorno ad una vita comune. L'obiettivo di Avvocato di strada era proprio quello di riuscire ad offrire una tutela legale gratuita e professionale a tutti i senza tetto che altrimenti non avrebbero potuto far valere i propri diritti. Dopo essere partiti nel 2001, nel 2007 abbiamo fondato l'Associazione nazionale Avvocato di strada, che oggi è diffusa in tutto il territorio nazionale.

Chi si rivolge agli sportelli locali di tutela legale aperti dall’Associazione “Avvocato di strada” in trenta città italiane? E per quali motivi?

Ai nostri sportelli si presentano ogni giorno persone che vivono in strada, uomini e donne, giovani o anziani, italiani o stranieri che hanno problemi di vario genere. Ci sono persone che si rivolgono a noi perché sono state multate perché dormivano su una panchina o perché hanno preso un foglio di via e sarebbero obbligati a lasciare la città dove si trovano. Altri si rivolgono a noi perché hanno subito aggressioni o sono stati derubati, perché hanno problematiche legate alla patria potestà e ai figli minori. Poi ci sono tanti altri che si rivolgono a noi per uno dei problemi principali da noi affrontati: quello della residenza anagrafica. Chi vive in strada perde presto la residenza, e con essa viene privato di tanti diritti fondamentali: non può più votare, non può più ricevere una pensione neanche se ne ha diritto, non può aprire una partita IVA, e non ha diritto alle cure sanitarie continuative. In Italia la residenza anagrafica è talmente importante che la legge obbliga i Comuni a darla a tutte le persone che vivono in un dato territorio. I Comuni, però, troppo spesso preferiscono negare la residenza a chi vive in strada, e allora interveniamo noi.

Nel corso degli anni, come è cambiato l’utente dell’Associazione “Avvocato di strada”?

Fino a pochi anni fa le persone che finivano in strada avevano in genere altre problematiche oltre alla povertà. Si trattava di persone che avevano problemi di dipendenza da alcool o droghe, che avevano malattie particolari o disturbi psichici. Nel corso degli anni ci siamo resi conto che sono diventate sempre di più le persone che prima di finire in strada avevano un lavoro, una famiglia e non avevano avuto mai esperienze di esclusione. Oggi basta una malattia, un matrimonio che si rompe, un licenziamento: se non c'è una rete di amici o di familiari pronta a sostenerci, per tutti si possono spalancare le porte della strada.

Avvocato Mumolo, l’ordinamento giuridico italiano come tutela la persona senza dimora?

Purtroppo le persone deboli sono anche le meno tutelate. In Italia chi ha un reddito inferiore ai 10400 euro annui avrebbe diritto al gratuito patrocinio, ovvero ad un avvocato che verrà pagato dallo Stato. I senza tetto naturalmente hanno un reddito inferiore ai 10400 euro e ne avrebbero diritto, ma per fare la domanda devono avere una residenza anagrafica e devono presentare i documenti relativi alla propria problematica legale. Molto spesso i senza tetto non dispongono nemmeno dei propri documenti di identità e per questo di fatto non hanno quasi mai la possibilità di chiedere il gratuito patrocinio. A quel punto rimaniamo solo noi, che siamo nati proprio perché ci siamo resi conto di questa lacuna.

Le persone senza dimora aumentano giorno dopo giorno; sono l’espressione di un malessere sociale dilagante acuito da una crisi economica di cui non si intravede la fine; le politiche di contenimento salariale, la flessibilità lavorativa degenerata in precarietà, la disoccupazione adulta e giovanile ormai endemica e strutturale, la mancanza di adeguateforme di protezione sociale quanto hanno propiziato una simile deriva?

La crisi economica certamente sta influendo moltissimo il numero dei nuovi poveri, e la precarietà lavorativa è una spada di Damocle per tutti. In Italia purtroppo non possiamo disporre di un Welfare come quello dei paesi del nord Europa, dove se si perde il lavoro si può contare su un reddito di disoccupazione, si viene formati e si viene avviati ad un nuovo lavoro. Da noi se si perde il lavoro si rischia di rimanere disoccupati per anni, senza nessun aiuto che non sia di tipo puramente assistenziale. Tutte queste dinamiche, inoltre, a mio modo di vedere sono acuite dall'allentamento dei legami familiari e amicali e dalla parcellizzazione della nostra società.

Italia, Grecia e Ungheria sono i soli Stati membri dell’Unione europea a non aver ancora istituito il reddito minimo garantito; lo stesso Parlamento europeo, con Risoluzione del 20 ottobre 2010, afferma il ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e per la promozione di una società inclusiva in Europa, chiedendo agli Stati membri che ne sono privi “di prevedere l’introduzione di regimi di reddito minimo garantiti per prevenire la povertà e favorire l'inclusione sociale”.

Qual è la Sua posizione in merito, in qualità di fondatore e presidente dell’Associazione “Avvocato di strada”?

Come anticipavo nella risposta precedente, credo che la mancanza di un Welfare adeguato rappresenti un enorme problema per la tenuta della nostra società. Il reddito minimo, insieme ad altri strumenti quali la formazione costante e una flessibilità lavorativa che non pesi solo sulle persone, sarebbe una grande conquista. Su questi temi abbiamo bisogno di cambiare in fretta, e la politica non può aspettare ancora troppo.

La povertà estrema è ovunque intorno a noi, nelle nostre città, nei nostri quartieri, nelle strade che percorriamo ogni giorno. A Suo avviso, come è possibile far crescere nel nostro Paese una cultura della solidarietà che contrasti efficacemente l’emarginazione e l’esclusione sociale in cui sono precipitate molte persone e famiglie?

I modelli culturali imperanti ci vorrebbero tutti belli, biondi e ricchi e la povertà viene considerata una colpa di cui ci si dovrebbe vergognare. Purtroppo siamo arrivati a questa situazione con un processo lungo anni, che sarà difficile invertire. Per combattere gli effetti negativi di questa cultura abbiamo bisogno di giusti interventi e di ripartire dal piano dell'educazione civica. Il magistrato antimafia Antonino Caponnetto diceva che la coscienza civile si forma all'asilo e non quando è troppo tardi. Nel nostro piccolo, come Associazione Avvocato di strada, cerchiamo di approfittare di ogni occasione per andare nelle scuole e raccontare ai ragazzi quello che facciamo, perché si può finire in strada e quanto è importante sapere aiutare gli altri!

Avvocato Mumolo, ci parla de “La Notte dei senza dimora” 2012, iniziativa che l’Associazione “Avvocato di strada” contribuisce a coordinare?

Ogni anno il 17 ottobre si celebra la Giornata mondiale della lotta alla miseria, e la data ha un significato particolare per tutte le organizzazioni che si occupano di persone senza fissa dimora e di esclusione sociale. In tutte le città del mondo si tengono iniziative e manifestazioni che rendono maggiormente visibili problemi che generalmente vengono nascosti dietro un velo di ipocrisia e di assistenzialismo. La consuetudine di festeggiare questa giornata nasce il 17 ottobre 1987, quando davanti a 100 mila persone, padre Joseph Wresinski inaugurò una lapide in commemorazione di tutte le vittime della miseria: a Parigi, sul «sagrato delle libertà e dei diritti dell’uomo», al Trocadero. La tradizione è stata poi successivamente riconosciuta ufficialmente anche dalle Nazioni Unite, nel 1992.

Anche nel nostro paese la ricorrenza si festeggia da molti anni, e ogni anno le associazioni si trovano nelle piazze delle principali città italiane per iniziative varie. In alcune città si organizzano convegni, cene o spettacoli di piazza, e in molti casi i volontari si fermano a dormire in strada per tutta la notte, per denunciare e rendere più visibile la situazione delle migliaia di persone che ogni notte sono costrette a dormire all'aperto perché non hanno una casa o un posto in dormitorio.

Come tutti gli anni il prossimo 17 ottobre anche noi saremo presenti in diverse città per incontrare cittadini, distribuire materiali e portare la nostra solidarietà a chi vive in strada.


Fonte: Mai Più Disoccupati