Aumentano i senza dimora a Napoli, cresce la solidarietà


Pubblicato il 17.04.2013 in News Sociale


Benedetta Ferone di Sant’Egidio: “In strada finiscono sempre più giovani”. Sono 1.500 i senza dimora a Napoli e provincia. In maggioranza stranieri, quasi tutti uomini. 

 

 

Il report annuale della Comunità di Sant’Egidio rivela un aumento esponenziale del disagio sociale: i nuovi poveri, quelli che non sono più in grado di garantirsi un pasto e un tetto sotto cui stare, sono il 120 percento in più rispetto a soli quattro anni fa.

Benedetta Ferone, referente di Sant’Egidio per i senza dimora: “Servizi insufficienti, ma cresce la solidarietà. Sono nati tanti gruppi informali di aiuto, occorre metterli in rete”.

L’identikit classico che descrive i clochard come persone multiproblematiche, affette da problemi psichici e da varie forme di dipendenza non è più adeguato a descrivere il fenomeno. Tra chi dorme in strada oggi ci sono tantissimi giovani, con un’età tra i 18 e i 34 anni, il cui problema principale è la disoccupazione, cioè la mancanza o la perdita di lavoro. L’86 percento dei nuovi poveri sono stranieri, e il 92 percento sono uomini. Ma anche anziani soli, donne con figli, divorziati. “Una problematica in rapido cambiamento. Per comprenderla e trovare soluzioni per arginarla è importante che si faccia rete tra istituzioni, enti caritatevoli, e gruppi informali. E’ quanto stiamo cercando di realizzare con il Coordinamento delle associazioni per senza dimora che è arrivato a comprendere 25 realtà di aiuto”, spiega la Ferone.

Anche quest’anno Sant’Egidio con la sponsorizzazione del Csv,  ha pubblicato  la Michelin dei poveri, una guida nel mondo dei servizi per poveri e senza dimora. Una mappa che elenca gli indirizzi utili di  mense,  gruppi che distribuiscono la cena o la colazione (alle rotonde), centri di accoglienza, docce e guardaroba, ambulatori, i tanti centri ascolto, soprattutto quelli delle Caritas parrocchiali, le  comunità di recupero per le dipendenze e i servizi pubblici sanitari, per un totale di oltre 500 luoghi di accesso a servizi e diritti. Centotrenta pagine distribuite gratuitamente a operatori, clochard e a chi ne faccia richiesta scrivendo a [email protected], oppure chiamando lo 0815801905. 

“La criticità maggiore”, spiega la Ferone, “resta quella dei dormitori pubblici. Solo 300 posti a fronte di una richiesta tripla solo per la città di Napoli. Fondamentale, per quanto sottovalutato, è, invece, il lavoro dei camper e delle unità di strada, servizi di prossimità istituzionali o informali che fungono da sentinelle: intercettano le storie, forniscono la prima assistenza, accompagnano ai servizi, aiutano nelle cure. L’aumento dei volontari è un dato molto positivo, su questo fronte, ma non può deresponsabilizzare i servizi pubblici che restano insostituibili e vanno implementati”. Il Coordinamento chiede, in tal senso, l’apertura di luoghi di accoglienza diversificati: a bassa soglia, per malati, per nuclei familiari; servizi di prossimità per malati psichici e persone con dipendenza da alcol e droga; reale attuazione e implementazione della residenza anagrafica, come accesso ai diritti. “Perdere la casa e il lavoro, significa perdere l’identità”, continua la Ferone, “E con l’identità si perdono da un lato i legami familiari e affettivi, dall’altro l’accesso ai diritti a cominciare dall’accesso alla sanità. Bisogna restituire dignità a queste persone e rompere il muro di isolamento che li circonda”. LR