Appello dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati


Pubblicato il 15.09.2005 in News Sociale

Appello di Unhcr e Wfp ai donatori affinché si mobilitino per ridurre la scarsità di finanziamenti. Il rischio è che si riducano le razioni di sopravvivenza dei rifugiati di tutto il continente africano.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e il Direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (World Food Programme, Wfp) hanno rivolto un appello ai donatori affinché si mobilitino generosamente per ridurre la scarsità di finanziamenti che costringe le agenzie a ridurre le razioni di sopravvivenza dei rifugiati di tutto il continente africano.
Unhcr e Wfp collaborano strettamente per fornire a due milioni di rifugiati nei paesi in via di sviluppo razioni alimentari di vitale importanza. Il Wfp ha bisogno di 219 milioni di dollari per portare avanti le proprie attività in favore dei rifugiati fino alla fine del 2005. Anche l'Unhcr - incaricato di fornire protezione, assistenza, aiuti alimentari complementari e beni non alimentari - è alle prese con una generale scarsità di finanziamenti, che alla fine del mese di giugno veniva stimata in 181,5 milioni di dollari.

"I rifugiati che si trovano nei campi profughi e in insediamenti in località remote sono particolarmente esposti alla fame e alla malnutrizione e, per la loro alimentazione ed altri beni di prima necessità, fanno affidamento sulla generosità del paese che li ospita e della comunità internazionale", ha dichiarato il Direttore Esecutivo del Wfp, James Morris.
E l'Alto Commissario Onu per i Rifugiati, António Guterres, ha aggiunto: “Quando il cibo diventa scarso, i rifugiati spesso ricorrono a misure estreme per sfamare se stessi e le proprie famiglie. Siamo particolarmente preoccupati per le condizioni di salute dei rifugiati, per la violenza domestica e per il fatto che talvolta i rifugiati si vedono costretti a ricorrere al lavoro irregolare o addirittura alla prostituzione per portare a casa del cibo".

Negli ultimi mesi, il Wfp è stato costretto a ridurre le razioni alimentari di centinaia di migliaia di rifugiati in Africa, soprattutto in Africa occidentale e nella regione dei Grandi Laghi. Queste misure si sono tradotte in severe difficoltà e sofferenza per i rifugiati, considerando che hanno riguardato anche i programmi di alimentazione supplementare destinati ai bambini e alle donne incinte o nel periodo di allattamento.
Durante gli ultimi undici mesi, il Wfp è stato in grado di fornire ai 400mila rifugiati nei campi della Tanzania solo due terzi delle 2.100 chilocalorie giornalmente necessarie. “Nonostante al momento la situazione sia leggermente migliorata – afferma il Wfp -, per scongiurare nuove riduzioni è necessario che pervengano con rapidità nuovi contributi. Nel Ciad meridionale, la carenza di fondi ha fatto sì che ai rifugiati provenienti dalla Repubblica Centrafricana fossero fornite razioni alimentari incomplete e in modo irregolare. La scarsità di cibo per i rifugiati ha inoltre l'effetto di porre una pressione ancora maggiore sulle risorse delle comunità locali che ospitano i rifugiati. Con i rifugiati che continuano ad arrivare, anche in Ciad meridionale sono urgentemente necessari maggiori finanziamenti”.

Continua la nota di Unhcr e Wfp: “Il rimpatrio verso la Liberia procede su ritmi più bassi di quanto ci si attendeva e di conseguenza si fa limitata la prospettiva di una rilevante riduzione del numero di persone nei campi nel breve periodo. Pertanto dallo scorso mese di maggio, ai 44mila rifugiati liberiani che si trovano ancora in otto campi della limitrofa Sierra Leone vengono fornite razioni alimentari ridotte. Solo circa 1.500 persone appartenenti a categorie particolarmente vulnerabili ricevono razioni complete. La firma dell'accordo di pace in Sudan, lo scorso gennaio, aveva alimentato grandi speranze per un rimpatrio su larga scala dal Kenya. Al contrario, un costante flusso di nuovi rifugiati verso il Kenya pone gravi pressioni sulle risorse disponibili”. Per evitare tagli alle razioni, il Wfp ha attinto al proprio fondo per gli interventi immediati, “ma per assistere i rifugiati finché non saranno in grado di rientrare nel proprio paese, anche in questo caso sono necessari nuovi finanziamenti”.

Il basso livello di donazioni mette a rischio anche alcune operazioni di rimpatrio, contribuendo ad esempio alla lentezza con cui si sta svolgendo il rientro in Ruanda dei rifugiati che si trovano in 14 paesi africani. Al momento il Wfp è in grado di fornire loro provviste per affrontare un solo mese, una volta tornati a casa. Dopo oltre dieci anni di esilio, molti ruandesi temono di far ritorno in patria e non trovare nulla: spesso non ci sono terreni da coltivare e non c'è lavoro. Senza neanche il sostegno di provviste che permettano loro di affrontare il periodo della reintegrazione, sono in pochi coloro disposti a tornare in Ruanda.

Con queste e molte altre operazioni gravemente sottofinanziate, il Wfp e l'Unhcr hanno espresso preoccupazione per la proposta avanzata dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization, Wto) di limitare le donazioni di cibo.
"I rifugiati detengono un potere d'acquisto e un'influenza sul mercato agricolo mondiale che sono prossimi allo zero - ha commentato l'Alto Commissario Guterres -. È difficile comprendere come, in una situazione in cui è già difficile per noi fornire loro i beni più strettamente necessari, si voglia ulteriormente restringere la possibilità di scelta".

Redattore Sociale