Analisi della regolarizzazione del 2002


Pubblicato il 15.12.2005 in News Sociale

647mila i permessi concessi. I regolarizzati hanno, in media, quasi 34 anni e in oltre il 40% dei casi sono sposati. Le stime Istat

L’elaborazione condotta dall’Istat sulle informazioni fornite dal Ministero dell’Interno per la definizione dello stock dei permessi di soggiorno al 1° gennaio 2004 porta all’individuazione di 647 mila permessi, che ben rappresentano gli effetti dell’ultima regolarizzazione del 2002.

Nel complesso, l’indice di irregolarità (48 regolarizzati ogni 100 stranieri dei Paesi a forte pressione migratoria regolarmente presenti nel 2003) si è riposizionato intorno ai livelli riscontrati con la regolarizzazione del 1995.

Afferma l’Istat: “L’analisi per paese di cittadinanza evidenzia una vera e propria esplosione di irregolari provenienti dall’area orientale europea (59% dei regolarizzati): oltre il 20% dei permessi è stato richiesto da rumeni, seguiti da ucraini (15,7%) e, in modo meno incisivo, da marocchini (7,4%) e albanesi (7,4%). Nuovi paesi quindi assurgono al ruolo di protagonisti affiancando quelli più tradizionali: in particolare ucraini, moldavi ed ecuadoriani mostrano elevati indici di irregolarità (rispettivamente, 655, 355 e 244 regolarizzati ogni 100 regolari della stessa cittadinanza)”.

Con la Legge 189/02, per l’emersione del lavoro irregolare prestato da cittadini extracomunitari presso le famiglie, è stata sanata la posizione di 316 mila immigrati; con la Legge 222/02 le imprese hanno ufficializzato la presenza di 330 mila immigrati che lavoravano in nero.

Tra i dipendenti occupati nell’edilizia, in agricoltura e nell’industria, primeggiano i rumeni, seguiti da marocchini e albanesi. In generale, esaminando i dati dei primi 20 paesi da cui proviene più del 90% dei regolarizzati in servizio presso le imprese, emerge che si tratta in prevalenza di uomini più giovani rispetto ai connazionali dello stesso sesso in minima parte occupati presso le famiglie.

I 316 mila immigrati impegnati nell’ambito della collaborazione domestica, al contrario, mostrano un’età maggiore di quella riscontrabile tra gli occupati presso le imprese della stessa cittadinanza, evidenziando una larghissima presenza di donne, ad eccezione dei cittadini del Bangladesh, dell’India, dello Sri Lanka, del Senegal e del Marocco, tra i quali invece affiora una significativa quota di maschi. Il lavoro domestico prevale nettamente tra i cittadini dell’Ucraina, della Polonia, della Moldova, dell’Ecuador e del Perù: è soprattutto da questi paesi che provengono le donne che, all’inizio meno accreditate professionalmente e quindi più disponibili ad accettare un rapporto di lavoro non ufficiale e meno retribuito, hanno via via scalzato i filippini dai primi posti come collaboratori familiari.

Caratteristiche. L’Istat afferma che la popolazione emersa dall’illegalità non è giovanissima: i regolarizzati hanno, in media, quasi 34 anni e in oltre il 40% dei casi sono sposati. Tali valori sono tuttavia la sintesi di realtà molto differenti: oltre la metà dei moldavi e degli ucraini è coniugata, mentre la più alta percentuale di regolarizzati non sposati si registra per nigeriani, marocchini e tunisini. I cittadini dell’est europeo, ad eccezione dell’Albania e della Romania, mostrano una netta prevalenza di donne che sono più numerose anche tra ecuadoriani e peruviani; al contrario, africani e asiatici sono in maggioranza uomini, ad esclusione di nigeriani e filippini. Per quanto riguarda l’età, le donne più anziane sono le ucraine (41,8 anni) e le più giovani le nigeriane (26,7); per gli uomini si va dai circa 35 anni dei russi ai 26,7 dei cittadini del Bangladesh.

Mettendo in parallelo le caratteristiche demografiche dei regolarizzati con quelle dei connazionali regolarmente presenti, risulta che in generale l’età media delle donne legalizzate (36,6 anni) è superiore a quella delle regolari (34,4 anni), mentre gli uomini regolarmente presenti sono più anziani di circa quattro anni rispetto ai 31 anni in media dei regolarizzati, differenza che si accentua per le comunità da più tempo in Italia.

Il divario tra le età medie delle donne è dovuto alle nuove figure emergenti provenienti dall’est europeo che, contrariamente a quanto si registra in genere per le altre cittadinanze, arrivano in Italia già in età avanzata. Spesso si tratta di donne arrivate in Italia da sole che trovano impiego presso le famiglie come collaboratrici o per l’assistenza agli anziani e/o disabili.

Aspetti territoriali. “L’aumento dello stock dei permessi di soggiorno al 1° gennaio 2004 rispetto all’anno precedente (+724 mila permessi, di cui 647 mila di regolarizzazione) è da ricondurre non tanto a nuovi ingressi quanto ad una presenza straniera finora non emersa e variamente articolata sul territorio”, afferma l’Istat. L’esame dei regolarizzati per ripartizione geografica pone il Nord-est come l’area dove l’indice di regolarizzazione è più contenuto: 33,7 regolarizzati ogni 100 regolari dei Paesi a forte pressione migratoria.

Nel Centro e nelle regioni del Mezzogiorno i regolarizzati (306 mila nel complesso), benché meno numerosi di quelli del Nord (341 mila), mostrano un’incidenza maggiore rispetto agli stranieri già regolarmente presenti e hanno decisamente influito sulla dinamica della popolazione straniera: in particolare nel Sud (91,3 regolarizzati ogni 100 regolari dei Paesi a forte pressione migratoria) si registra il maggiore incremento (+73,6% sul 2003), mentre in assenza della legge Bossi-Fini, i permessi al 1° gennaio 2004 sarebbero diminuiti rispetto al 2003.

Per cogliere il livello di partecipazione alla regolarizzazione delle diverse comunità straniere nelle singole ripartizioni, sono stati presi in esame i cittadini dei nove paesi esteri più coinvolti a livello nazionale (Romania, Ucraina, Marocco, Albania, Ecuador, Cina, Polonia, Moldova, Perù),che rappresentano una quota molto significativa dei regolarizzati. Nel Nord-ovest gli stranieri più coinvolti risultano essere i rumeni (20,3%) e, molto distanziati, gli ecuadoriani (11,6%); nel Nord-est rumeni ed ucraini rivestono un’importanza pressoché simile (tra il 15-16%), seguiti dai moldavi (10,5%); nel Centro e nel Sud oltre un terzo dei regolarizzati è costituito, rispettivamente, da rumeni (34%) e da ucraini (39,3%); nelle Isole, infine, marocchini e albanesi sono quasi un quarto dei regolarizzati, anche se è rilevante il peso di tunisini e cittadini dello Sri Lanka (non presenti nella tabella 9) che insieme rappresentano quasi il 20% dei regolarizzati.

La distribuzione sul territorio dei regolarizzati risulta differenziata a seconda della cittadinanza: gli ecuadoriani sono addensati nel Nord-ovest (72,5%), ben oltre la metà dei quali in provincia di Milano e in misura cospicua anche in quella di Genova; la stessa ripartizione ospita una significativa presenza di marocchini e di albanesi ed oltre il 63% dei peruviani. Il 45% dei moldavi risiede nelle province del Nord-est mentre il 30% dei restanti peruviani si colloca nella ripartizione del Centro, soprattutto a Roma dove dimora anche un rilevante numero di regolarizzati rumeni; le province di Firenze e di Prato accolgono il maggior numero di regolarizzati cinesi mentre i polacchi sono insediati soprattutto nella provincia romana. Gli ucraini sono numerosi nelle regioni del Sud, in special modo nella provincia di Napoli.

 


Fonte: Redattore Sociale