Al via il progetto “Sorriso”, parte da Roma, per i papà separati che non riescono a far quadrare i conti, molti domono tra i barboni


Pubblicato il 24.07.2011 in News Sociale

Assegni di mantenimento, spese legali, rate e un affitto impossibile. È «l’odissea separazione» per tanti papà che non riescono a far quadrare i conti una volta tornati single. Un esercito che si ingrossa proporzionalmente all’aumento dei divorzi in Italia. Dei 4 milioni di uomini separati, 800 mila vivono sotto la soglia della povertà. Ricominciare non è facile, straziati da un fallimento che è anche economico: tra alimenti alla ex e nuove spese, l’80% non riesce a vivere con quel che rimane dello stipendio. Così per molti di loro, spesso professionisti, si aprono le porte di un mondo finora sconosciuto: dormitori pubblici, auto utilizzate come letto e mense della Caritas dove arrivano in giacca e cravatta dopo una giornata di lavoro. Un incubo che diventa realtà. E che oggi assume i contorni di una nuova emergenza sociale.
Papà in cerca di casa, soprattutto. Un luogo dignitoso dove accogliere i figli perchè, in caso contrario, il giudice potrebbe disporre il divieto di farglieli vedere. Nella stragrande maggioranza dei casi di separazione, infatti, l’abitazione coniugale viene assegnata alla mamma quasi sempre affidataria. E agli ex mariti – sfrattati – non resta che la caccia ad un nuovo alloggio a piccoli prezzi.
Negli ultimi anni un’impresa possibile grazie alle politiche sociali di diversi Comuni italiani che hanno messo a disposizione dei padri separati strutture dove soggiornare per un periodo temporaneo. Come quella che si trova nella periferia nord-est di Roma. «È in via di Torre di Pratolungo. Un progetto nato nel dicembre 2009 con l’obiettivo di creare case di accoglienza per papà separati e per i minori», spiega a Ign, testata online del gruppo Adnkronos Sveva Belviso, nuovo vicesindaco di Roma Capitale con delega alle Politiche sociali. Ma può anche capitare che un papà divorziato lo si trovi a dormire tra i barboni. Belviso, racconta, che recatasi di persona nelle strutture di accoglienza dei municipi capitolini tra i clochard ha incontrato una nuova realtà: uomini vestiti di tutto punto pronti ad andare a lavorare.

Uomini con redditi tra i 1500 e i 2000 euro che una volta erano mariti. Le loro storie simili in diversi casi: lo stipendio che non basta più per la famiglia disgregata. «Insomma mi resi conto che c’era un problema da risolvere perchè si era di fronte ad una nuova emergenza sociale», aggiunge Belviso. Di lì a poco ecco che a Casal Monastero apre un condominio del tutto speciale. Quello che oggi accoglie una ventina di padri separati. Al numero 220 abita Enrico, 47 anni impiegato. «Sono arrivato nelle Casa dei papà a febbraio del 2010 – racconta -. Dopo la separazione, tra spese di mantenimento per la figlia, mutuo e tutto il resto, non riuscivo ad arrivare a fine mese. A Roma gli affitti sono troppo cari». Poi uno spiraglio, tra internet e amici, Enrico viene a sapere di una Casa per i papà separati e fa domanda. «Ora qui posso vedere mia figlia tre volte a settimana. Lei può giocare con altri bambini grazie anche all’organizzazione della cooperativa “Un Sorriso” (gestisce il progetto il Comune)». Una vera e propria comunità che vede nascere rapporti di amicizia e solidarietà. La Lombardia la prima regione in Italia per numero di separazioni e divorzi. Solo a Milano la Caritas conta 50mila padri separati. Di questi 1.200 vivono in stato di indigenza. La Provincia, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Papà Separati, ha realizzato un progetto sul modello romano: 15 mini-appartamenti a disposizione dei genitori separati nella zona Fiera di Milano. Occupano l’intera ala del convento dei Padri Oblati di Rho e ad oggi nessuno dei locali è rimasto libero. Qui ora vive Giovanni, 55 anni, una volta responsabile vendite «prima che la crisi colpisse il settore dell’edilizia» e perdesse il lavoro. Oltre alla fine dell’amore «non avevo più un’occupazione – racconta – Poi un giorno camminando nei pressi della struttura del padri Oblati di Rho, ho incontrato un religioso del convento che mi ha informato dell’opportunità di un alloggio. Da quando sono entrato qui, ho ricominciato a vivere e vedo costantemente i miei bambini». Un’altra comunità di padri separati è nel quartiere Gallaratese, zona nord-ovest di Milano. A rivelarlo è l’assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino. In via degli Appennini a disposizione dei genitori separati in difficoltà ci sono 6 appartamenti all’interno di un complesso di edilizia popolare – sottolinea Majorino a Ign -. Possono ospitare fino a 10 persone. E le richieste finora pervenute sono arrivate tutte da padri. A settembre inizieremo con i primi veri ingressi.


Autore: Giuseppe Tamburro
Fonte: NoProfitWeb