Aiuti allo sviluppo, le ong chiedono più risorse e bilanci pubblici più trasparenti


Pubblicato il 14.05.2007 in News Sociale

Nel rapporto ''Risparmiate gli applausi!'' la denuncia dell'incapacità dei governi europei di rispettare gli impegni assunti. Italia agli ultimi posti.
 
I Paesi Ue, Italia compresa, nella lotta alla povertà devono allinearsi agli obiettivi fissati nella "road map'' decisa nella Conferenza di Monterrey sul finanziamento per lo sviluppo. Lo chiedono le Ong italiane che insieme a Concord, rete europea che rappresenta oltre 1600 Ong di sviluppo, nei giorni scorsi, ha presentato a Bruxelles il rapporto “Risparmiate gli applausi!”, una denuncia dell'incapacità dei governi europei di rispettare gli impegni assunti in materia di aiuti. Secondo il rapporto le risorse allocate nel 2006 si fermano allo 0,33% del Pil (pari a circa 47,5 miliardi di euro) del quale circa il 30% è cosiddetto “aiuto gonfiato” cioè relativo alla cancellazione del debito. I “peggiori colpevoli di gonfiare le cifre dei loro aiuti” sono i governi francese ed austriaco, con più della metà dei loro aiuti non considerabili tali. L'Italia, in questo quadro negativo, è fanalino di coda.

Le organizzazioni chiedono che per il 2008 siano assegnate risorse per gli aiuti pubblici allo sviluppo significativamente superiore a quella prevista per quest’anno, per '’dare un segnale inequivocabile della volontà di porre tra le priorità del Governo la lotta alla povertà ed il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio’’, ovvero stanziare lo 0,51% del Pil entro il 2010 e lo 0,7% del Pil entro il 2015. Ma per le ong vanno anche resi più trasparenti i bilanci pubblici in materia di cooperazione internazionale “escludendo dal computo delle risorse allocate per l’Aps quelle derivanti da operazioni di cancellazione del debito dei paesi in via di sviluppo” e eliminata la pratica di “legamento dell’aiuto”.

Per le Ong un aumento del volume degli aiuti di per sé non è sufficiente. “Il modo in cui il denaro degli aiuti viene ripartito e speso necessita di un miglioramento radicale. - spiegano - Tutti i paesi europei, con l’eccezione dell’Irlanda e l’Inghilterra, continuano a vincolare parte dei loro aiuti ad alcuni beni e servizi propri, facendo decrescere il valore reale dell’aiuto ai paesi poveri del 30%. Circa un quinto dell’aiuto consiste in assistenza tecnica, molta della quale è inefficace nella costruzione delle competenze all’interno dei paesi poveri". Inoltre se i flussi di aiuti sono incostanti, ostacolano seriamente la capacità ei paesi in via di sviluppo di pianificare il proprio budget e le proprie strategie di sviluppo.

 

Redattore Socaile