Adolescenti immigrati: scuola e lavoro. Le vie per la cittadinanza e l'integrazione


Pubblicato il 07.12.2005 in News Sociale

“I risultati della ricerca da un lato sono rassicuranti, in quanto mostrano l’attitudine e l’aspirazione dei giovani immigrati rispetto allo studio e alla professione; dall’altro, ci chiamano alla costruzione di una scuola condivisa e cogestita, che tenga conto delle sensibilità e della cultura di chi appartiene a un’altra tradizione”: con queste parole, Maurizio Andolfi, Presidente della Fondazione “Silvano Andolfi”, ha commentato i risultati della ricerca, svolta dalla sua stessa Fondazione per conto di CNEL, su “Adolescenti stranieri e mondo del lavoro”, presentata stamattina in conferenza stampa.

Adolescenti immigrati: scuola e lavoro. Le vie per la cittadinanza e l'integrazione secondo Maurizio Andolfi, Maurizio Sacconi, Giuseppe Acocella, Liliana Ocmin e Livia Turco.

“Occorre, innanzitutto, coinvolgere le famiglie nella vita scolastica e invitarli a cogestirla, anche con l’aiuto di figure professionali che possano fare da ponte tra dentro e fuori la scuola”. Un’opinione solo in parte condivisa da Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare, il quale ritiene fondamentale “agire sulla trasparenza del mondo del lavoro, per far sì che il processo di transizione dalla scuola sia efficace. Concretamente, credo che l’istituzione degli uffici di placement all’interno delle scuole e delle università potrebbe essere di grande aiuto per aprire un canale di dialogo con la società. Occorre poi incoraggiare i contratti di apprendistato e l’attitudine all’autoimpnreditorialità: soprattutto quest’ultima pare particolarmente efficace per soddisfare il desiderio di riscatto che tanti giovani stranieri avvertono, a causa della dequalificazione professionale subita dai loro genitori”.

Un’attenzione particolare al diritti di cittadinanza è stata evidenziata invece da Giuseppe Acocella, vicepresidente del Cnel: “L’integrazione e la cittadinanza passano innanzitutto attraverso il diritto alla scuola. Occorre quindi assicurare questo diritto, senza timore che l’apprendimento culturale possa separare dalla cultura di provenienza. Non dobbiamo assecondare condizionamenti che diventano gravami per le giovani generazioni”.

Un’opinione condivisa da Liliana Ocmin (Dipartimento Politiche Migratorie Cisl), per cui “la formazione rappresenta uno dei grandi pilastri della valorizzazione. Ma servono misure efficienti per soddisfare le sxpettative che questi giovani mostrano nei confronti della scuola, come strumento di riscatto. Attualmente, gli studenti immigrati non sooo non sono valorizzati come strumenti di integrazione, ma subiscono anche gli svantiaggi amministrativi legsati alla propria condizione di migranti: per esemio, a 18 anni devono dimostrare di poter esserre autonomi economicamente, e questo è particolarmente difficile. Occorre dunque attrezzarsi con strumenti che favoriscano i percorsi formativi e professionali degli studenti stranieri, ma anche di quelli italiani”.

Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro accomunano infatti i giovani immigrati e i giovani italiani: “Per questo, occorre costruire un’alleanza tra i giovani italiani e i nuopvi italiani, che condividono difficoltà, esperienze e valori”, ha affermato Livia turco, commentando i dati della ricerca. “Occorre prestare la massima attenzione a ciò che la ricerca ci mostra chiamramente: i giovani immigrati non accettano l’integrazione subalterna dei dgenitori e quindi non saranno disposti a svolgere lavori poco qualificati: dobbiamo quindi da un lato rivalutare, sia culturalmente che economicamente, lavori come quelli manuali e di assistenza, poi attuare politiche du investimento sul capitale umano che siano universalistiche e riguardino tanto la poplazione italiana, qwuanto quella straniera”.


Autore: cl
Fonte: Redattore Sociale