Abusi sessuali: meno servizi per i bambini del Sud e delle isole


Pubblicato il 12.06.2007 in News Sociale

L'analisi della sociologa Donata Bianchi: ''Siamo dinanzi ad un"Italia dove non esiste un sistema di pari opportunità di protezione e cura per i bambini e le bambine’’. Parlano i dati sulla spesa sociale.
 
Meno disponibilità di servizi per i bambini e le bambine del Sud e delle isole rispetto ai coetanei del Nord e del Centro: per loro è dunque più alta la probabilità che le situazioni di maltrattamento e abuso non siano rilevate. Lo sottolinea la sociologa Donata Bianchi del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza di Firenze, che ha dedicato un’analisi del fenomeno nell’ultimo pubblicazione"I numeri italiani”. “Siamo indubbiamente dinanzi ad un’Italia dove non esiste un sistema di pari opportunità di protezione e cura per i bambini e le bambine. – scrive -  Ed è questo il vero snodo critico delle analisi attorno al problema dei maltrattamenti intrafamiliari e dell’abuso sessuale: pur ipotizzando che i casi non siano aumentati ma solo in fase di emersione grazie ad una maggiore sensibilità, la vulnerabilità vera del sistema Italia consiste nel fatto che a questo “scatto in avanti” della sensibilità non corrisponde un analogo sviluppo dei servizi”. Il termini di confronto sono i risultati dell’indagine censuaria Istat sugli interventi dei Comuni italiani: la maggior parte della spesa risulta impegnata per le aree “famiglia e minori” (38%), “anziani” (25%) e “disabili” (21%).

Sul territorio la spesa si distribuisce fra le tre aree secondo la stessa gerarchia presente a livello nazionale, ma i livelli di spesa decrescono dal nord al centro e si riducono in modo drastico al sud, spiega la sociologa. Quindi la fotografia è quella di un sistema di tutte squilibrate: in Sicilia, Campania e Puglia, dove risiede il 31,6% della popolazione italiana infradiciottenne (i dati sono relativi al 2003) corrisponde una quota di spesa per minori e famiglie che ammonta al 14,7% della spesa totale italiana per questa area di utenza. E se un gruppo di regioni allinea la quota di popolazione minorile alla quota di spesa dedicata (Lombardia, Lazio, Liguria, Friuli, Sardegna e Valle d’Aosta), Emilia Romagna, Piemonte e Toscana hanno una capacità di “finalizzazione delle risorse decisamente più alta a sostegno del sistema a sostegno delle famiglie e dei bambini”. La “debolezza dei servizi sociali” incide gravemente sul sistema di protezione, poiché “rende più debole tutta la rete di tutela”: “lascia soli gli insegnanti che rilevano situazioni di possibile pregiudizio e rende più difficile l’attuazione di misure di protezione e di assistenza eventualmente disposte dall’autorità giudiziaria ordinaria e minorile”.

Anche sul fronte della tutela degli adulti in situazioni di difficoltà o disagio, si segnalano differenze territoriali. La regione con il numero più elevato di consultori materno infantili in rapporto ai minori residenti (9 consultori ogni 10.000 abitanti rispetto ad una media nazionale pari a 2,5 ) è la Valle d’Aosta, seguita dalla Liguria (6,2 ) e dalla Toscana (5,3), mentre un numero significativamente più basso  di strutture si trovano nelle Marche e in Molise (0.9), Campania (1,1), Calabria (1,3), Friuli e Sicilia (1,8) (dati del ministero della Salute, 2004).
 

 

Redattore Sociale