Giulia, un’operatrice

Stare in strada: non lo auguriamo a nessuno. Li vediamo tutti i giorni all’Help Center: bianchi, neri, vecchi, giovani, tanto giovani, donne, sani, malati, lontani. Parlano chissà che lingua, e l’italiano e il nostro dialetto. Passano tutti qui in stazione. Noi ci siamo perché ci sono loro. Li ascoltiamo e cerchiamo di capire anche quello che non dicono. Non è mica facile presentarsi nella propria miseria, nella propria nudità. Sostenere il disprezzo di chi non sa niente o crede di sapere. Qualcuno viene da noi pieno di rabbia, la “rabbia triste della resa”, come diceva una canzone. Proviamo ad avvicinarci, gli uni verso gli altri, a stringere un primo legame, che serva intanto ad assicurare la presa, perché non si cada più giù. È vero: ascoltiamo, approfondiamo, orientiamo, aiutiamo ad ottenere un documento, una tessera sanitaria, un permesso di soggiorno, una pensione. Ma ci vuole tanto tempo. Questo frustra anche noi, che spesso non abbiamo risposte e vediamo rarefarsi sempre più le opportunità concrete. Però quel primo legame lo abbiamo stretto e da quello partiamo.